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Papatheu: “Istituire pool di magistrati per la lotta al femminicidio”

domenica 17 Novembre 2019

La lotta al femminicidio potrebbe presto far registrare un’importante svolta. Dalla senatrice Urania Papatheu, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta su “Femminicidio e Violenza di genere” arriva infatti una proposta che verrà posta all’attenzione del governo per dare maggiore incisività all’impianto normativo e giudiziario dedito ad arginare la lunga scia di sangue che anche quest’anno ha già ucciso tante donne, ma colpisce anche i minori che rimangono poi senza i genitori o senza un’adeguata condizione di tutela.

I numeri continuano ad essere agghiaccianti. Donne assassinate dai propri mariti, ex, compagni, colleghi: i casi di “femminicidio” in Italia negli ultimi dodici mesi sono già 92. Il dato ufficiale è fermo però al 31 luglio ed è quindi destinato a crescere, visto che il “dossier Viminale” aggrega i dati nel periodo compreso tra il 1 agosto 2018 e il 31 luglio 2019. Nell’anno precedente le donne vittime di femminicidio erano state, ancora una volta, 92 (il 68,7 per cento dei 134 omicidi in ambito familiare).

“Per contrastare in modo più efficace il femminicidio occorre puntare sull’istituzione di veri e propri pool di magistrati come avvenne per la lotta alla Mafia e le grandi emergenze sociali del Paese”, afferma la senatrice Papatheu, l’esponente siciliana di Forza Italia che si è recata a Napoli per un tavolo strategico con presidenti di tribunali, procuratori dell’hinterland campano, associazioni e vittime, e ha fatto visita al Cardarelli, sede del principale centro anti-violenza del Sud.

“Sono stati fatti passi in avanti – continua Papatheu – ma siamo di fronte ad una grave piaga sociale: negli ultimi 10 anni il numero di delitti per femminicidio è superiore a quelli della criminalità organizzata, perciò vanno istituiti pool giudiziari ad hoc. I bambini rimangono spesso senza la madre e senza il padre che va in carcere, i minori sono vittime da tutelare. C’è una forte povertà educativa da contrastare con la formazione e la prevenzione, partendo dalle scuole. In tanti casi le donne non denunciano o ritrattano. Serve una specializzazione dei soggetti che a tutti i livelli si occupano di questo fenomeno, da chi raccoglie la notizia di reato a medici e psicologi, sino a chi indaga. Presenteremo, in termini immediati, nuove proposte per colmare le attuali lacune normative, evidenziando l’assoluta necessità di investire sulla rete di sostegno a donne e bambini, e sui centri di riabilitazione degli uomini maltrattanti”.

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