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Fiume Milicia: rischio segnalato nel 2015, ma la manutenzione non fu realizzata

lunedì 5 Novembre 2018
casteldaccia
Foto: Fabio Nicolosi

Gli uffici del Genio Civile di Palermo e quelli della Regione Siciliana erano a conoscenza da tempo del rischio idrogeologico che incombeva sul fiume Milicia e su tutti gli altri corsi d’acqua dell’Isola. Già nel 2015, infatti,  l’Assessorato regionale all’agricoltura aveva predisposto un piano di interventi di manutenzione straordinaria del demanio idrico fluviale regionale. Tra questi anche la ricostruzione degli argini del fiume teatro della tragedia di Casteldaccia, proprio nel tratto in cui sabato scorso hanno perso la vita 9 persone.

Un progetto del valore di 800.000 euro rimasto inattuato. L’iniziativa, si legge nel documento, si rendeva necessaria a causa del pericolo esondazione e dell’azione di erosione della proprietà privata.

fiume milicia casteldacciaSempre in quell’anno, infatti, l’Assemblea regionale siciliana aveva approvato una legge che consentiva ai vari dipartimenti della Regione di “progettare e realizzare interventi a valere sui fondi della programmazione comunitaria, sul Piano di azione e coesione e sul Fondo di sviluppo e coesione o su altri fondi extraregionali”.

Era necessario reperire risorse, quelle regionali non erano sufficienti. A tal proposito, inoltre, il legislatore ordinava ai dipartimenti interessati di ricorrere prioritariamente a lavori in economia, attraverso l’impiego degli operai forestali, degli operai addetti alla campagna di meccanizzazione dell’Ente di sviluppo agricolo (Esa) e degli operai dei Consorzi di bonifica.

Un esercito di più di 25.000 persone, da cui era possibile reperire mano d’opera specializzata dotata di mezzi e strumenti idonei.

Come prescritto dalla norma, entro 90 giorni dalla sua entrata in vigore fu stilato l’elenco delle opere sulla base delle indicazioni pervenute dagli uffici del Genio Civile di tutte le province siciliane. Per alcune, segnalate come prioritarie, furono anche predisposti i progetti esecutivi e individuate le risorse necessarie, in modo tale da accelerare i tempi e mettere in sicurezza le situazioni di maggiore criticità. Per le altre, invece, l’iter sarebbe stato inevitabilmente più lungo. Da allora sono passati 3 anni nei quali tutto è rimasto inspiegabilmente sulla carta.

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