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Fiumefreddo accusa: “Mafiosi,colletti bianchi e imprenditori, patto per non pagare tasse”/ “Anche prestanome di Messina Denaro”

giovedì 24 Novembre 2016

E’ una vera e propria casta anti tasse quella descritta dall’amministratore unico di Riscossione Sicilia Antonio Fiumefreddo. Il manager  è in procinto di presentare all’Autorità giudiziaria l’ennesimo esposto choc. La vicenda è stata ricostruita questa mattina dal quotidiano di Catania “La Sicilia”. L’atto d’accusa di Fiumefreddo riguarda la lista dei contribuenti collocati in posizione di rateizzazione del debito con l’Erario, quando in realtà erano decaduti dal beneficio. Secondo quanto ricostruito dal giornale etneo non si tratterebbe soltanto di “debitori” che non riescono a far fronte ai propri debiti ma di un vero e proprio “sistema criminale” . Per questa ragione Fiumefreddo è sul punto di far trasmettere gli atti alle Procure siciliane.

I “files” di Riscossione Sicilia sono contenuti in nove elenchi – uno per provincia – che raccontano di un debito complessivo mai pagato pari a 680 milioni di euro. Una somma da dividere tra 1900 contribuenti siciliani. Fiumefreddo ha deciso di non svelare l’identità dei contribuenti ma il racconto della Sicilia parla di aziende vicine alla cosche mafiose di Palermo, Trapani e Catania, operatori del settore sanitario e imprese specializzate nei grandi appalti pubblici già finite nel mirino della Magistratura. Per Fiumefreddo si tratta di “Un sistema collaudato, per cui migliaia di contribuenti venivano collocati in posizione di rateizzazione anziché dichiarare la decadenza dal beneficio, con la conseguenza che a decine e decine di imprese si è consentito di esibire un Durc regolare, partecipando a gare d’appalto, ovvero nella sanità godendo di provvidenze indebite, ma soprattutto inquinando il mercato dei pubblici appalti e della libera concorrenza”.

Sempre dalle colonne de “La Sicilia”, l’amministratore di Riscossione indica la presenza “tra i beneficiari della condotta di alcune imprese interessate da indagini per fatti di mafia. A Catania riconducibili alla famiglia mafiosa di Cosa Nostra Santapaola-Ercolano, così come a Palermo diverse aziende sono collegabili alle famiglie più famigerate e diviene davvero incredibile a Trapani, dove molti soggetti sono noti alle cronache per essere sospettati di fungere da prestanome del boss latitante Matteo Messina Denaro”. Nei file elaborati dagli uffici informatici di Riscossione spunta fuori pure il nome di un “nullatenente”, poi ucciso dopo essere stato «sospettato di avere detenuto beni miliardari, in lire, per conto della ‘ndrangheta. Come hanno fatto questi contribuenti a non decadere dal beneficio? Per Fiumefreddo non ci sono dubbi e il sistema si reggerebbe su complicità di colletti bianchi che operano nelle istituzioni. E ancora: molti contribuenti non avrebbero mai avuto rapporti diretti con gli sportelli di Riscossione Sicilia e per le loro pratiche si sarebbero rivolti a professionisti e consulenti i cui nomi già ricorrono in vicende giudiziarie, come ad esempio il “Sistema Saguto” a Palermo.

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