L’Associazione “Libera” rivela che i Comuni gestori di beni confiscati stanno crescendo, raggiungendo quota 383. Un dossier realizzato in occasione dei 30 anni della legge 109/96 evidenzia che ben 20mila beni sono ancora in attesa di essere destinati.
Secondo i dati dell’Agenzia Beni confiscati in Sicilia, sono 7.727 i beni immobili destinati, e 8.656 quelli ancora in gestione ed in attesa di essere destinati.
“Raccontiamo il bene 2024” è la nuova edizione del dossier di Libera che racconta le pratiche di riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie.
“Un milione di firme per l’utilizzo sociale dei beni confiscati ai mafiosi” – “Raccogliere entro l’estate un milione di firme: è l’obiettivo della prima campagna nazionale promossa dall’associazione Libera per chiedere l’utilizzo a scopi sociali dei beni confiscati ai mafiosi”. Così iniziava l’articolo che venne pubblicato il 30 giugno 1995, su 27 quotidiani a firma di Luigi Ciotti, fondatore e presidente nazionale di Libera, per giungere alla restituzione ai cittadini delle ricchezze illecitamente accumulate dalle mafie.
In occasione del 30º anniversario della legge 109/96 per il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie, Libera ha censito le esperienze di riutilizzo sociale in Sicilia, coinvolgendo 285 diverse realtà in 61 comuni. Questa rete di esperienze contribuisce alla trasformazione di beni una volta nelle mani delle mafie in beni comuni e condivisi. In Italia, sono 1.065 soggetti diversi impegnati nella gestione di beni immobili confiscati in 383 comuni.
La legge n. 109/96 per il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie compie 30 anni. Dal 7 marzo del 1996 le esperienze di gestione di beni confiscati alle mafie si sono moltiplicate, pur continuando a presentare diverse criticità da risolvere.
Focus sulla Sicilia: i dati
Dal dossier emerge che oltre la metà delle realtà sociali è costituita da associazioni, mentre 53 sono Coop sociali e consorzi di cooperative. Altri soggetti gestori includono 19 realtà religiose, 9 gruppi dello scautismo e 21 istituti scolastici. Non sono inclusi i beni immobili riutilizzati direttamente per finalità istituzionali dalle amministrazioni statali e locali.
Il censimento di Libera ha analizzato la tipologia di immobili gestiti, rivelando che 37 soggetti gestiscono appartamenti, 76 sono impegnati nella gestione di terreni agricoli, e 46 gestiscono ville fabbricate su più livelli.
In 61 comuni della Sicilia, 285 soggetti diversi sono impegnati nella gestione di beni immobili confiscati alla criminalità organizzata. Il 56% di essi sono associazioni, l’18% Coop sociali e consorzi di cooperative, mentre il 7% sono Enti ecclesiastici.
Di questi, 121 soggetti sono direttamente legati a servizi di welfare, 102 promuovono sapere, turismo sostenibile e cultura, mentre 41 sono attivi nell’agricoltura e nell’ambiente.
Elaborando i dati dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, si evidenzia un aumento del 14% nei beni immobili destinati, che ammontano a 22.548.
Tuttavia, la nota dolente che emerge sono i 19.871 immobili sono ancora in gestione ed in attesa di essere destinati. In Sicilia, 551 aziende sono destinate, mentre 913 sono ancora in gestione.
A livello aziendale, si contano 3.126 aziende destinate (+77% rispetto al 2023), e 1.764 ancora in gestione.
Tatiana Giannone, responsabile nazionale Beni Confiscati di Libera, commenta “che dopo 28 anni dall’approvazione della legge 109, i beni confiscati sono diventati beni comuni al servizio delle comunità. Più di 500 associazioni, oltre 30 scuole, e altri soggetti utilizzano gli spazi confiscati per costruire economia positiva”.
“Dall’altro lato – conclude Tatiana Giannone – raccogliamo segnali preoccupanti del mondo della politica: un attacco costante alle misure di prevenzione, tentativi di privatizzare i beni confiscati e piegarli alla logica dell’economia capitalista, una gestione delle risorse dedicate ad oggi piuttosto confusionaria. Non possiamo accettare che ci siano passi indietro su questo. Le misure di prevenzione si sono dimostrate uno dei più importanti strumenti nella lotta alle mafie e alla corruzione, perché da subito hanno agito sul controllo economico e sociale con il quale i clan soffocano i territori.”
In conclusione, la trasformazione dei beni confiscati in Sicilia rappresenta un successo della società civile organizzata raggiunta in 30 anni dalla legge 109/96, ma le sfide e le difficoltà persistono. Il riutilizzo sociale di questi beni non solo ha ridotto l’influenza mafiosa, ma ha anche contribuito a costruire un nuovo modello di sviluppo territoriale.
Tuttavia, è necessario proteggere le misure di prevenzione e garantire una gestione chiara e coesa delle risorse per preservare i risultati ottenuti.
Libera: l’impegno per il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie
Libera è una rete di associazioni, cooperative sociali, movimenti e gruppi, scuole, sindacati, diocesi e parrocchie, gruppi scout, nata nel 1995 e coinvolta in un impegno non solo “contro” le mafie, la corruzione, i fenomeni di criminalità e chi li alimenta, ma profondamente “per”: per la giustizia sociale, per la ricerca di verità, per la tutela dei diritti, per una politica trasparente, per una legalità democratica fondata sull’uguaglianza, per una memoria viva e condivisa, per una cittadinanza all’altezza dello spirito e delle speranze della Costituzione.
Alcuni dei concreti impegni di Libera sono: la legge sull’uso sociale dei beni confiscati alle mafie, l’educazione alla legalità democratica, l’impegno contro la corruzione, i campi di formazione antimafia, i progetti sul lavoro e lo sviluppo, le attività antiusura. Nel corso degli anni Libera ha dato vita a numerosi progetti ed iniziative sui beni confiscati alle mafie.
L’associazione è presente su tutto il territorio italiano in 20 coordinamenti regionali, 83 coordinamenti provinciali e 304 presidi locali. Sono 80 le organizzazioni internazionali aderenti al network di Libera Internazionale, in 35 Paesi d’Europa, Africa e America Latina.
Oltre 4.000 sono i giovani che ogni estate partecipano ai campi d’impegno e formazione sui beni confiscati, circa un migliaio quelli che animano progetti di tutela ambientale in collaborazione con Carabinieri Forestale.
Oltre 5.000 le scuole e le facoltà universitarie impegnate insieme a Libera nella costruzione e realizzazione di percorsi di formazione e di educazione alla responsabilità e legalità democratica, con il coinvolgimento di migliaia di studenti e centinaia di insegnanti e docenti universitari.
Sono oltre 867 sono le associazioni e le cooperative assegnatarie di beni in Italia, che si occupano di inclusione e servizi alle persone, di reinserimento lavorativo, di formazione e aggregazione giovanile, di rigenerazione urbana e culturale, di accompagnamento alle vittime e ai loro familiari.
Fondatore e presidente nazionale è Don Luigi Ciotti.
Fonte Dati:
I dati istituzionali sono stati raccolti dal sito www.openregio.anbsc.it e aggiornati al 22 febbraio 2024.
I dati sul riutilizzo sociale raccolti dalla rete territoriale e associativa di Libera e aggiornati al 22 febbraio 2024.