“Se scopro che il partito non è con me, me ne vado. Ma deve essere il partito a dirmelo e non un assessore: questo lo sapremo in tempi brevi“. Così il leader di Fi in Sicilia, Gianfranco Micciché, commentando con l’ANSA l’intervista dell’assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone, pubblicata dal quotidiano ‘La Sicilia’ in cui l’esponente azzurro rilancia la ricandidatura del presidente Musumeci alle prossime regionali affermando che “Gianfranco non ha il partito dalla sua parte“.
Micciché comunque giudica ‘legittime e utili le parole di Falcone. “Ha fatto bene, così apriamo subito il dibattito in Forza Italia – afferma – Sono in politica da 26 anni, ho un curriculum pieno. Se resisto alla guida di Forza Italia è perché il partito mi ha dimostrato di stare con me, mentre c’è qualcuno che fa altro“.
Tolto Micciché, c’è un problema di leadership? “Non mi sento Cristiano Ronaldo, lui fa tanti gol nonostante la sua età, io ne faccio qualcuno. Ripeto – conclude il leader degli azzurri – se scoprissi che il partito non è con me, io me ne andrei“.
IN SICILIA SERVE PACIFICAZIONE PARTITI
“Non ho proposto niente per le regionali del 2022, non so quello che accadrà a Roma e non voglio pensare oggi a quello che succederà in Sicilia. Io faccio solo analisi della situazione politica attuale e mi piace parlare con tutti. Il governo Draghi non è di salute pubblica, è un governo politico, tant’è che FdI è all’opposizione mentre in uno schema tecnico si asterrebbe. Non rendersene conto è da miopi. In questo momento servono due cose: la continua interlocuzione col governo centrale e la pacificazione dei partiti in Sicilia. E una sola cosa non serve: lo scontro”.
Così il leader di Forza Italia, Gianfranco Miccichè, conversando con l’ANSA.
“In questa fase non ho alcuna proposta politica da fare, se qualcuno si aspetta qualcosa da me può aspettare: certezze non ne può avere nessuno – aggiunge – Qualsiasi argomento è prematuro, non vedo di meglio del governo Musumeci che è assolutamente tranquillo, ha un anno e mezzo davanti. Con Musumeci ne abbiamo parlato, ci sono cose da fare e altre da sistemare: non ci sono alternative”.