Essere un giornalista, oggi più che mai significa saper raccontare e dare voce ai fatti, scavare sotto la superficie delle apparenze e offrire al pubblico una narrazione sempre onesta e informata della realtà. In un mondo in rapido cambiamento, il giornalismo è chiamato a confrontarsi con nuove sfide, tra cui la crescente diffusione delle immagini manipolate e l’impatto dell’intelligenza artificiale (AI) sulla percezione del reale. In Sicilia, una terra con una storia complessa e una realtà spesso segnata da ambiguità e contraddizioni, queste sfide assumono un significato ancora più profondo.
Le immagini hanno sempre avuto un ruolo centrale nel giornalismo, e basta fare un piccolo sforzo per farci tornare alla mente alcune delle foto più iconiche della nostra storia siciliana, anche recente.
- L’arresto di Matteo Messina Denaro (2023): Questa foto iconica mostra l’arresto di uno dei più importanti boss di cosa nostra presso la clinica privata “La Maddalena,” dove si stava sottoponendo a cure mediche sotto falso nome.
- La foto della Strage di Capaci (1992): è uno degli scatti più emblematici e drammatici della storia italiana e siciliana. L’immagine ritrae l’autostrada A29 devastata dall’esplosione che il 23 maggio 1992 uccise il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo, e tre agenti della scorta: Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. La foto mostra un cratere enorme, la carcassa dell’auto distrutta e la desolazione sul volto dei soccorritori, simbolo della violenza brutale della mafia siciliana. Questo scatto è diventato un potente simbolo della lotta contro Cosa Nostra e della necessità di giustizia.
- L’autobomba di via D’Amelio (1992): Le foto della devastazione causata dall’attentato che uccise il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta sono tra le immagini più drammatiche della lotta dello Stato contro la mafia. Queste immagini hanno segnato un punto di svolta nella coscienza collettiva dei siciliani e degli italiani.
- L’eruzione dell’Etna (2002): Le foto della colata lavica dell’Etna che si avvicina minacciosa ai centri abitati raccontano la potenza e la bellezza della natura siciliana. L’Etna, simbolo della Sicilia orientale, è stato ripreso in numerosi scatti iconici che mostrano la sua furia e il legame profondo con la vita degli abitanti.
- Il terremoto del Belice (1968): Le foto della distruzione causata dal terremoto nella Valle del Belice sono ancora oggi un monito delle difficoltà e delle sofferenze affrontate dalla Sicilia. Queste immagini hanno anche documentato la lenta ricostruzione e la resilienza delle comunità colpite.
- Il maxiprocesso di Palermo (1986-1987): Le immagini del maxiprocesso contro Cosa Nostra, che vide sul banco degli imputati più di 400 mafiosi, sono tra le più potenti della storia recente siciliana. Le foto dei giudici Falcone e Borsellino al fianco degli altri magistrati sono testimonianza del coraggio di chi ha sfidato la mafia a viso aperto.
Il pericolo delle AI
Queste foto non solo hanno raccontato momenti storici importanti, ma hanno anche contribuito a plasmare l’identità e la memoria della Sicilia. Una foto può raccontare una storia con un’immediatezza e una potenza che le parole non sempre riescono a eguagliare. Ma cosa succede quando le immagini stesse diventano inaffidabili? Con l’avvento dell’AI, siamo entrati in un’era in cui la linea tra realtà e finzione si fa sempre più sottile. Gli ultimi modelli di smartphone offrono la possibilità di modificare le foto in modo estremamente sofisticato. Con un semplice tocco, si può aggiungere una persona in una foto di gruppo, eliminare dettagli indesiderati o persino creare e inserire oggetti inesistenti all’interno di una scena. Tutto ciò avviene in pochi secondi e senza necessità di competenze tecniche, semplicemente seguendo alcune istruzioni basilari o comunicando all’intelligenza artificiale di Google, denominata Gemini, cosa fare. Tutto ciò può mettere in crisi uno dei pilastri del giornalismo: la fiducia.
Dubitare, dubitare sempre
In Sicilia, regione dove la comunicazione politica e la cronaca giudiziaria sono spesso al centro dell’attenzione, le implicazioni di questa tecnologia sono particolarmente pericolose. Pensiamo alla possibilità di manipolare foto in contesti elettorali o in vicende legate alla criminalità organizzata. La Sicilia ha una storia fatta di verità taciute, di misteri irrisolti e di battaglie per la giustizia. Se una foto falsa, creata con l’AI, può essere utilizzata per diffamare un candidato, incriminare un innocente o coprire la verità, allora il rischio per la nostra democrazia è enorme. La cronaca siciliana, che già si muove in un terreno spesso ambiguo, potrebbe diventare ancora più difficile da interpretare e raccontare.
Essere un giornalista, oggi più che mai, significa assumersi la responsabilità di verificare ogni dettaglio, di essere consapevoli dei rischi e delle insidie dell’AI, e di educare il pubblico a una lettura critica delle informazioni. Il giornalista del futuro dovrà essere non solo un narratore, ma anche un custode della verità, capace di navigare attraverso la marea di immagini e dati che rischiano di sommergerci, separando ciò che è reale da ciò che è costruito. Ma non è solo la politica a essere minacciata. Anche la cronaca quotidiana, gli eventi locali, e le storie delle persone comuni possono essere distorte. In una terra come la nostra, dove la fotografia ha immortalato momenti di lotta, di dolore, ma anche di rinascita, è fondamentale che il giornalismo rimanga ancorato alla realtà. Le immagini manipolate possono distruggere la fiducia nei rapporti personali, nelle transazioni commerciali, e perfino nel tessuto sociale della nostra isola.
Di chi fidarsi?
Google e altri giganti tecnologici affermano di voler promuovere un uso “responsabile” di questi strumenti. Tuttavia, le misure di salvaguardia attuali sono insufficienti. Le immagini, che una volta erano la prova inconfutabile della realtà, potrebbero diventare l’arma perfetta per ingannare, manipolare e confondere. Non si tratta solo di evitare che le fake news prendano piede, ma di preservare il valore della verità in un mondo dove le apparenze possono essere facilmente costruite e distrutte. In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale minaccia di alterare la nostra percezione della realtà, il giornalismo deve farsi carico di una nuova responsabilità: proteggere la verità e, con essa, la fiducia del pubblico. Perché, in fondo, senza verità, non c’è giornalismo. E senza giornalismo, non c’è democrazia, soprattutto in una terra come la nostra, dove la verità ha sempre avuto un prezzo altissimo.