Donare un sorriso sincero trasmette energia positiva e conforto. Spesso, tuttavia, questo gesto, in determinati momenti di amarezza e disagio, non sempre viene accolto favorevolmente e può dare adito a fastidio o lamentele. Lo sanno bene i volontari dell’associazione “Ridi che ti passa”, che dal 2012 cercano, attraverso la clownterapia, di promuovere il sorriso in chiave terapeutica, in particolare all’interno delle strutture ospedaliere.
«Se con i bambini, e non sempre, è più semplice grazie alla creatività e all’immaginazione, la vera sfida sono gli adulti. – racconta Valeria Paladino, presidente dell’associazione di volontariato “Ridi che ti passa” – Per alcuni di loro, infatti, nel contesto ospedaliero la presenza del clown può risultare scocciante: sappiamo bene che il nostro sorriso può ricevere talvolta un rifiuto o non essere accolto favorevolmente. Allo stesso tempo, tuttavia, siamo consapevoli che in quelle circostanze, in ogni caso, rappresentiamo per il paziente una distrazione dalla malattia. Il clown – precisa – non è quello che fa ridere, ma è colui che dà un supporto emotivo a quanti attraversano un momento difficile della loro vita a livello sia fisico che psicologico».
L’aspetto visivo ha anche la sua parte, ecco che dunque eccentrici accessori, camici colorati, palloncini per chi intraprende questa attività di volontariato sono elementi indispensabili, soprattutto per riuscire a conquistare la fiducia dei più piccoli. Ogni volontario dell’associazione “Ridi che ti passa” ha poi dei nomi alquanto singolari, Luna, Flai, Sergiolo, Spriz Spriz per citarne alcuni.
«Il nome – sottolinea Paladino – rappresenta per così dire la parte interiore del volontario, il suo modo di esprimersi. Per questo motivo la scelta, che avviene durante il corso di formazione, è per noi qualcosa di molto significativo».
L’associazione oltre a svolgere attività di volontariato all’interno delle strutture ospedaliere, – collabora in particolare con l’ospedale dei Bambini di Palermo – in case famiglia e comunità alloggio, è impegnata anche in raccolte fondi e campagne di sensibilizzazione.
I clown di corsia sono in grado di mutare l’atmosfera dei reparti, ma è opportuno che ci sia alla base una solida e mirata formazione. A tal riguardo, ogni anno, “Ridi che ti passa” organizza un corso specifico.
«Si tratta di un percorso diviso in parte teorica e pratica della durata di diversi mesi, proprio perché vogliamo dare una formazione completa e consapevole a quanti intraprendono questo tipo di attività di volontariato. – spiega Sergio Sorgi, vice presidente dell’associazione – Chiunque può diventare un clown di corsia, non c’è un’età specifica, ma il punto di partenza è credere fortemente nel potere terapeutico del sorriso, affidandosi al confronto, al dialogo e alla condivisione delle emozioni».
Il corso, infatti, deve essere inteso come un percorso per conoscere prima di tutto se stessi e migliorarsi interiormente, solo così si può trovare la forza e la prontezza del sorriso nel relazionarsi a chi purtroppo attraversa momenti di difficoltà.
Le lezioni partiranno agli inizi di novembre e sono riservate a venti partecipanti. Chi vuole intraprendere questo percorso può inviare la sua candidatura a info@ridichetipassa.org, entro il 30 ottobre 2017. Successivamente per gli aspiranti corsisti verranno svolti dei colloqui di selezione.
Il corso prevede un incontro settimanale teorico in aula, nel pomeriggio, della durata di due mesi, mentre la parte pratica, della durata di due mesi, si svolgerà direttamente in corsia, sempre nel pomeriggio, con dei tutor, una volta a settimana. La frequenza è obbligatoria e a carico dei corsisti è previsto un contributo spese di sessanta euro.