Italia Viva: beh, viva finora lo è stata più nei Palazzi, dove è nata, che non alle urne, dove a dire il vero ha avuto poche occasioni di rilievo per misurarsi col consenso degli elettori. E a guardare i sondaggi il partito fondato da Matteo Renzi non sembra proprio in gran forma: l’ultima rilevazione SWG per La7 attribuisce a IV un risicato 2,2%.
Chissà che non sia pesato anche questo nelle valutazioni di alcuni esponenti politici siciliani che hanno lasciato la corte renziana per altri lidi. Luca Sammartino, recordman di preferenze in quel di Catania alle ultime regionali, aveva aderito a Italia Viva arrivando dal Pd, ma adesso ha detto Sì a Matteo Salvini (manca soltanto l’ufficialità). Stesso percorso per la senatrice Valeria Sudano. E sembra che anche Giovanni Cafeo sia in procinto di salutare il gruppo parlamentare.
Ma il fuggi fuggi in vista di diverse tornate elettorali potrebbe non fermarsi qui. Sembra che anche Edy Tamajo – altro ras delle preferenze, stavolta palermitano – stia meditando di lasciare il gruppo di IV a Palazzo dei Normanni (anche se in questo caso si tratterebbe di un renziano ‘atipico’: Tamajo fa infatti capo a Sicilia Futura). E pure Nicola D’Agostino (anche lui riferimento del partito fondato dall’ex ministro Salvatore Cardinale) potrebbe cedere alle sirene che arrivano da ambienti vicini al movimento del presidente della Regione siciliana #DiventeràBellissima.
Insomma, una fuga in grande stile che lascerebbe il vuoto o quasi nel gruppo di Italia Viva all’Ars, con il solo Pippo Laccoto a tenere acceso il lumicino renziano a Sala d’Ercole. Una situazione politicamente drammatica con la quale dovrà fare i conti Davide Faraone, plenipotenziario di Renzi in Sicilia. La gestione del partito nell’Isola, infatti, comincia a essere oggetto di pesanti critiche anche dall’interno.
E’ il caso del coordinatore giovanile di Italia Viva ad Agrigento Giorgio Bongiorno, che ha attaccato la gestione del partito nell’Isola: “Italia Viva avrebbe dovuto essere un partito inclusivo, femminista, europeista, riformista, ecologista, laico, fondato sui valori cristiani e sociali della costituzione. Un partito giovane e per i giovani, che avrebbe dovuto porre al centro le persone e le proprie idee, e mai le banali dinamiche di interesse e di partito. Ma oggi lo scenario a cui assistiamo è tutt’altro, la costante fuga di buona parte della classe dirigente, quella che, forse, più di un ambizioso progetto, aveva visto un capiente recipiente elettorale, capace di garantire il seggio alle prossime elezioni. Italia Viva in Sicilia sconta la propria incapacità di parlare alla gente, di cogliere le grida di dolore di una popolazione sofferente e incompresa. Qualcuno dovrà pur avere qualche colpa?”, è una parte del suo lungo sfogo.
Insomma, il malumore per il fuggi fuggi da Italia Viva monta, tanto che i coordinatori provinciali in Sicilia hanno sentito il bisogno di diramare una nota congiunta per serrare le file e richiamare il lavoro dei renziani per “agganciare il vagone Sicilia alla locomotiva Draghi” (premier che intanto, però, non ha nominato nemmeno un siciliano tra i ministri), ribadendo la fiducia a Faraone. Una nota di rinnovato vigore in vista delle elezioni amministrative l’hanno scritta anche i dirigenti palermitani di Iv.
Ma come si dice, excusatio non petita accusatio manifesta. Il momento di disorientamento è evidente, con deputati regionali in uscita o che meditano l’addio che si aggiungono alle non troppo lontane nel tempo vicende al Comune di Palermo, con il passaggio da maggioranza a opposizione a Leoluca Orlando con la conseguente fuoriuscita dalla giunta.
Un partito che in Sicilia sembra essere in confusione. E qualcuno, anche se velatamente, comincia a chiedere la testa di chi lo guida.