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Gestione idrica, sindaci in rivolta: “Aumenti in bolletta, cittadini scappano dalle periferie”

mercoledì 10 Aprile 2019

Una legge regionale che non tiene conto delle specificità dei territori e che comporterà l’aumento del costo del servizio idrico integrato, con rincari in bolletta. Questo l’allarme lanciato dai alcuni sindaci siciliani, con in testa il primo cittadino di Tusa, nel Messinese, Luigi Miceli, che domani 11 aprile sarà ricevuto in commissione Ambiente e Territorio all’Ars, dove presenterà alcune richieste di modifiche correttive alla norma.

A oggi il servizio idrico integrato, secondo quanto previsto dalla normativa nazionale, deve essere gestito in forma associata dai Comuni, per ambiti territoriali ottimali. Sono previste alcune deroghe per gli enti locali fino a mille abitanti e per quelli che hanno delle sorgenti idriche di particolare rilievo all’interno del loro territorio. I sindaci contestano la legge regionale che ha recepito in Sicilia la normativa nazionale: “L’errore della legge regionale 19 del 2015 è stato duplice – afferma Miceli – Gli ambiti territoriali sono stati individuati facendoli coincidere con il territorio delle province. Ma non può essere la modalità migliore quella di prevedere un ambito territoriale che, per esempio, va da Finale di Pollina a Corleone in provincia di Palermo o, in provincia di Messina, da Tusa a Taormina“.

Ma le obiezioni dei sindaci non finiscono qui: la legge regionale, infatti, prevede la gestione unica in ambito provinciale, appunto, ed esclude quella diretta da parte dei Comuni. “Ciò comporterà un aumento delle tariffe dovuto alla gestione della struttura – afferma Miceli –, perché l’Ati avrà un presidente, un cda e degli uffici. Inoltre è prevista la tariffa unica d’ambito: il cittadino di Tusa dovrà pagare quanto quello di Messina, che è una follia perché così si completa il processo di svuotamento delle aree territoriali periferiche“.

Insomma, l’allarme è quello di aumenti in bolletta per sostenere i costi di un sistema di gestione idrica che non piace agli amministratori locali dei Comuni di dimensioni minori: “Nei piccoli centri non ci sono grosse sacche di evasione – afferma Miceli –, mentre in quelli più grossi ci sono percentuali superiori. Dove va a finire il costo dell’ l’evasione? Nel piano finanziario, facendo pagare in bolletta ai cittadini. Abbiamo fatto un calcolo – prosegue il primo cittadino di Tusa –, nelle bollette ci sarebbero aumento a partire dal triplo dei prezzi“.

Ecco, dunque, che i sindaci porteranno in commissione all’Ars le proprie richieste, basandosi su una sentenza emessa dalla Corte costituzionale: il 4 marzo la Consulta ha dichiarato l’illegittimità della norma che non consente ai Comuni inferiori ai cinquemila abitanti di avere la facoltà di adesione a questi ambiti. “Sulla scorta di questa sentenza – afferma Miceli –, saremo auditi in commissione Ambiente e Territorio e chiederemo una modifica normativa alla legge regionale che attualmente prevede una deroga solo per i comuni fino a mille abitanti. Noi chiediamo, appunto, che sia estesa agli enti locali fino a cinquemila abitanti“.

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