Erano stati indagati durante un’analisi sui compensi per le sedute dei lavori delle Commissioni varie di Palazzo Zanca, adesso i ventuno consiglieri vengono scagionati. Rimangono invece rinviati a giudizio altri 17 consiglieri, per i quali il processo non termina. Il caso riguarda delle ‘sedute lampo‘ (di tre minuti) tra novembre 2014 e gennaio 2015 in cui i consiglieri comunali uscivano dall’aula subito dopo aver firmato; il tutto venne ripreso dalle telecamere nascoste della Digos.
Il gip Salvatore Mastroeni accoglie le richieste dei difensori, dopo che il Gip Maria Militello le aveva respinte alcuni mesi fa (adesso è in maternità); la posizione dei consiglieri archiviati è ritenuta marginale dal giudice che conferma il parere del pm. A rinnovare la richiesta di archiviazione è stato Vincenzo Barbaro, procuratore capo facente funzioni, che all’epoca aveva condotto le indagini.
Archiviazione, quindi, per i seguenti consiglieri: Elvira Amata, Claudio Cardile, Simona Contestabile, Giuseppe De Leo, Lucia Fenech, Libero Gioveni, Pietro lannello, Antonino Interdonato, Rita La Paglia, Antonina Lo Presti, Francesco Mondello, Francesco Pagano, Pierluigi Parisi, Ivana Risitano, Mario Rizzo, Antonia Russo, Giuseppe Santalco, Nora Scuderi, Donatella Sindoni, Luigi Sturniolo, e Giuseppe Trischitta.
Il gip Mastroeni ha anche affrontato il tema dei “3 minuti” : “II criterio nasce da una falla volontaria dei regolamenti (unica voce distonica la Fenech) che non prevedono un tempo minimo di partecipazione alle commissioni per dire che vi sia partecipato effettivamente”. Per il gip la “la vaga comparazione con il lavoro privato fa rabbrividire, un lavoro di 3 minuti su mezzora o peggio un’ora sarebbe da licenziamento assicurato. Ma i casi in oggetto – conclude – sono un residuo, non si può censurare la goccia perché il mare è inquinato qualche gettone rispetto a stipendi mensili fissi conquistati con le firme al massimo possibili. Lo impone la valutazione giuridica sulla insussistenza della valutazione in errore, lo impone la linea legislativa sull’obbligo di valutare i casi concreti di minima entità”.