Stragi di stato, trattative con la criminalità organizzata, tangentopoli e arresti eclatanti. Questo è stato il biennio 1992-1993 italiano che la giornalista e scrittrice Stefania Limiti racconta nel suo libro “Doppio livello”. Ieri, però, l’autrice ha ricevuto un avviso di garanzia per non aver rivelato una fonte che cita parlando della strage di Capaci. Così la Limiti scrive nella sua pagina Facebook in un post dal titolo “I giornalisti tutelano le loro fonti”. “Oggi ho ricevuto un avviso di garanzia con il quale vengo informata dalla Procura di Roma di essere indagata per il reato di false dichiarazioni ai Pm ”. Stefania Limiti continua, spiegando i fatti: “Nel 2015 non ho voluto rivelare ai magistrati di Caltanissetta la fonte Gladiatore che cito in Doppio livello a proposito della strage di Capaci. I giornalisti svolgono le proprie inchieste senza altri strumenti se non la tutela delle proprie fonti: per questo è importante la possibilità che possano farlo senza che nessuno rompa il patto di riservatezza. Ho ritenuto doveroso rispettare la parola data e la deontologia professionale. Vedremo che accadrà”.
Nello scritto la giornalista cerca di analizzare l’operazione che vede al centro lo spostamento della verità e cosa ci sia dietro queste grandi manovre; l’Italia, come ricorda la Limiti, è “incapace di fare i conti col proprio passato”. Una scomoda verità, per molti, che Stefania Limiti mette a nudo; adesso deve fare i conti con la giustizia che, forse, si è sentita un po’ troppo spesso chiamata in causa. “Il doppio livello non è la fotografia di una mente diabolica che avrebbe deciso i destini del nostro paese. Il doppio livello è un progetto di potere, chiaro e organizzatissimo, il cui esito finale è sempre stato quello di camuffare e coprire con ‘false bandiere’ il reale corso degli avvenimenti. Non un contropotere, ma il potere tout court: cinico, invisibile, violento”.