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Venticinque anni dopo solo “coriandoli di verità” sulle stragi del ’92

mercoledì 24 Maggio 2017

“Voglio ringraziare tutti gli abitanti di via D’Amelio, vi chiedo scusa se in questi giorni vi abbiamo anche disturbato non poco con la nostra presenza nell’allestire questa serata. Cercheremo di stare qui in punta di piedi”.

Così Fabio Fazio si è rivolto al pubblico presente prima dell’inizio della serata “FalconeeBorsellino”, trasmessa su Rai1.

Come da programma le tre ore di diretta, composte da una lunga staffetta di collegamenti, servizi, messaggi registrati, ospiti e testimonianze, hanno ripercorso i momenti più significativi della vita, professionale e privata, dei due magistrati, cedendo talvolta il passo a qualche sentimentalismo di troppo. Tutti tasselli più o meno indispensabili per far conoscere, a quanti nel 1992 non erano ancora nati, il valore umano e civico dell’operato di questi due uomini normali, ci viene da dire, nell’intendere “lo spirito di servizio”.

Come ha sottolineato Roberto Saviano, sul palco insieme e Pif e Fazio, ognuno di noi conserva un ricordo personalissimo di quelle stragi, ricordo legato più che alla cronaca dei fatti allo stato d’animo di quel momento storico. E’ per questo motivo che le commemorazioni, anno dopo anno, devono avere l’obiettivo non di ricordare un evento ma di prendere coscienza del cambiamento della città, della Sicilia tutta, ben diverse, dal punto di vista culturale e civico, grazie all’operato e al sacrificio di quegli uomini, tutti, magistrati, poliziotti, e loro familiari. La consapevolezza, inoltre, deve tenere presente che tanto ancora c’è da fare e che, soprattutto, la piena verità riguardo quelle stragi non è affatto chiara.

“Io credo – ha detto Fiammetta Borsellino nel suo intervento – che stasera ricordare Giovanni, mio padre e insieme a loro tutti gli uomini che li hanno protetti fino all’ultimo significa dire che stiamo dalla loro parte. E’ necessario coltivale il valore della memoria per proiettarsi verso il futuro con il il bene del passato, questo significa vivere con i loro valori di legalità e giustizia, valori per cui sono morti. Dobbiamo pretendere la restituzione della verità riguardo ai quei fatti che menti raffinatissime hanno elaborato, permettendo il passare infruttuoso delle ore immediatamente successive alle esplosioni, ore fondamentali per le acquisizioni necessarie per uno sviluppo delle indagini. Non può passare in secondo piano che sulla scia di false piste investigative, mirate a coprire qualcun altro, ci sono stati uomini che hanno scontato ingiustamente anni di detenzione. Dobbiamo pretendere la verità, che è il contrario della menzogna; solo così potremo guardare negli occhi i nostri figli e insegnargli la libertà”.

Questa doverosa richiesta di verità è stata più volte ribadita durante la serata, da parte delle istituzione nella presenza del Presidente del Senato, Pietro Grasso, ma ancora da parte dei superstiti, come Antonio Vullo, e da Rita Borsellino.

“Ho avuto la tentazione di scappare da qui dopo il 19 luglio – ha detto la sorella del giudice – ma sono rimasta principalmente per il volere di mia madre e dei miei figli. La mia più grande preoccupazione, senza critica alcuna, è che tutta l’enfasi intorno al venticinquesimo anniversario sia un modo per mettere un punto e guardare all’indietro. Guai a mantenere solamente l’enfasi e trascurare la fatica di ogni giorno di lavoro per proseguire la strada intrapresa, nonostante i coriandoli di verità che qualcuno ci dà per acquietarci. E’ fondamentale capire cosa è successo in quei cinquantasette giorni, passaggi che forse Paolo custodiva nella sua agenda rossa”.

Il ricordo di Falcone e Borsellino è passato anche attraverso le note musicali di Nicola Piovani e la giovane Orchestra Siciliana, in chiusura dall’autostrada A29, dall’interpretazione di “Povera Patria” di Fiorella Mannoia davanti l’albero Falcone, in via Notarbartolo, dalla voce di Carmen Consoli esibitasi dal balcone di casa Borsellino, dalla lettera di Manfredi Borsellino recitata da Pierfrancesco Favino, dal ricordo delle donne che, a vario titolo, hanno affiancato i due giudici, a cui hanno dato voce Isabella Ragonese e Vittoria Puccini.

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