Oggi è la Giornata mondiale del Teatro ed è la prima volta, in 48 edizioni, che si celebra a sipario chiuso praticamente in tutto il mondo, tenuto in scacco dall’epidemia da Covid-19.
La Giornata mondiale del Teatro è stata creata a Vienna nel 1961, durante il IX Congresso mondiale dell’Istituto Internazionale del Teatro su proposta di Arvi Kivimaa, a nome del Centro Finlandese; fu nell’anno seguente che la giornata iniziò ad essere celebrata dai Centri Nazionali dell’I.T.I., presenti in un centinaio di paesi del mondo.
La particolarità, sempre condivisa a livello mondiale, è che ogni anno un personaggio del settore scrive un messaggio che viene letto prima dell’apertura del sipario ovunque.
Il primo messaggio, nel 1962 appunto, venne affidato a Jean Cocteau, quest’anno l’artista scelto, direttamente dall’Unesco, è Shahid Mahmood Nadeem, drammaturgo pakistano, nonché attivista per i diritti umani che ha intitolato il suo messaggio “Il teatro come Tempio” (qui nella forma completa).
La storia, e l’esistenza stessa del Teatro, è quasi coeva all’esistenza dell’Uomo: da sempre “la recita della vita” è stata funzionale ad essa stessa.
In Sicilia abbiamo il privilegio, non si può definire in altro modo, di avere ancora antichissimi teatri in pietra risalenti al V secolo a.C., quello greco di Siracusa, e al III secolo a.C. quello greco-romano di Taormina e Segesta.
Il teatro Antico di Siracusa, ad esempio, mantiene ancora una programmazione delle “rappresentazioni classiche” dal lontano 1914 con la Fondazione Inda (Istituto nazionale del dramma antico), facendo rivivere le tragedie greche e l’atmosfera, unica, di quelle rappresentazioni che erano considerate attività istituzionali e per ciò ad appannaggio di tutti i cittadini.
In risposta alle restrizioni adottate per contribuire al contenimento del Coronavirus, l’Inda ad esempio ha già aderito all’iniziativa “Biglietto sospeso” promossa a sostegno delle realtà culturali che, come le altre, stanno accusando la battuta d’arresto della programmazione.
Vita nella vita, finzione apparente che parla alle coscienze nell’oscurità della platea, da sempre il Teatro è stato strumento indiscusso della crescita antropologica.
E poco sposta se oggi, nel 2020, non ci è concesso vivere il Teatro nella sua pienezza, ovvero di persona, varcando la soglia e aspettando l’apertura del sipario.
Attenderemo, con la nostalgia propria del ricordo e non della sofferenza, di poterne godere nuovamente ripetendoci quella straordinaria frase, di un anonimo, ospitata sul frontone del Teatro Massimo di Palermo, altro ‘tempio’ preziosissimo che risiede nell’Isola, che così recita: “L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire“.