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Il report

Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare: allarmante aumento tra i ceti “popolari” e al Sud

lunedì 5 Febbraio 2024
spreco cibo

La fotografia dello spreco raccontata dal rapporto “Il caso Italia” dell’Osservatorio Waste Watcher International, in occasione dell’11esima Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, oggi 5 febbraio. Allarmante aumento dell’insicurezza alimentare tra i ceti “popolari” nel Sud e nei grandi Comuni nel 2024 che costa circa 290 euro annui a famiglia, circa 126 euro pro capite ogni anno.

Make the difference. Stop #foodwaste

 

 

Make the difference. Stop #foodwaste: questo il tema dell’11esima Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare in calendario lunedì 5 febbraio.

Una giornata di riflessione e di azioni proiettate verso il traguardo sempre più imminente del 2030, anno entro cui, secondo l’obiettivo 12.3 dell’Agenda Onu per lo sviluppo sostenibile, i paesi occidentali dovranno dimezzare il food waste. Argomenti centrali saranno la Prevenzione e riduzione dello spreco alimentare nelle case, nella filiera di produzione, distribuzione e commercio del cibo, nella ristorazione, nelle mense, nei comportamenti e nelle abitudini di acquisto, gestione e conservazione degli alimenti con maggiore consapevolezza sulle strette implicazioni e connessioni fra spreco alimentare e impatto ambientale.

La fotografia del complesso scenario determinato dai risvolti economici, sociali e ambientali della crisi e le sue molteplici conseguenze sullo spreco alimentare è raccontata dal rapporto “Il caso Italia” dell’Osservatorio Waste Watcher International, presentato il 2 febbraio nel conto alla rovescia verso l’11^ Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, in calendario oggi. 

Il Rapporto è realizzato per la campagna pubblica di sensibilizzazione “Spreco Zero” su monitoraggio Ipsos/Università di Bologna Distal, per la direzione del professore di economia circolare e politiche per lo sviluppo sostenibile Andrea Segrè, ordinario all’Università di Bologna, e per il coordinamento del docente Unibo Luca Falasconi.

 

 

Ma la questione davvero allarmante è legata all’allarme sociale che emerge da un quadro di forte incertezza generale: lo testimoniano i dati che per il primo anno Waste Watcher International analizza sul piano della sicurezza alimentare in Italia usando l’indice FIES(Food Insecurity Experience Scale), che misura il livello di accesso delle persone a cibo adeguato e nutriente.

Dal punto di vista socioeconomico, il ceto che si autodefinisce “popolare” (“mi sento povero e fatico ad arrivare alla fine del mese”) e che in Italia conta oltre 5,7 milioni di persone (oltre il 10% della popolazione, dati Istat) presenta un allarmante aumento del 280% di insicurezza alimentare rispetto alla media italiana.

Si aggiunga a questo quadro che 1 consumatore su 2 a basso potere d’acquisto (ceto popolare) cerca cibo a ridosso di scadenza per risparmiare, e che il 41% sceglie il discount a scapito del negozio sotto casa o del supermercato, il 77% ha intaccato i risparmi per fare fronte al costo della vita, il 28% ha tagliato ulteriormente il budget per la spesa alimentare.

In Italia nel 2024 siamo improvvisamente più spreconi, a tu per tu con il cibo. Si passa da 75 a quasi 81 grammi di cibo buttato ogni giorno pro capite nelle nostre case (80,9 grammi, per l’esattezza) e da 524,1 grammi settimanali nel 2023 a 566,3 grammi settimanali nel 2024. Si tratta dell’8,05% di spreco in più rispetto a un anno fa.

Nel 2024 in Italia lo spreco alimentare costa circa 290 euro annui a famiglia, circa 126 euro pro capite ogni anno. Si spreca di più nelle città e nei grandi Comuni (+ 8%) e meno nei piccoli centri, sprecano di più le famiglie senza figli (+ 3%) e molto di più i consumatori a basso potere d’acquisto (+ 17%).

Si spreca di più a sud (+ 4% rispetto alla media nazionale) e meno a nord (- 6% rispetto alla media). Vale oltre 13 miliardi di euro, per l’esattezza 13.155.161.999 lo spreco complessivo di cibo in Italia: un dato vertiginoso che include lo spreco a livello domestico – che incide per oltre 7 miliardi e 445 milioni), quello nella distribuzione che vale circa la metà (quasi 4 miliardi €, per la precisione 3 miliardi e 996 milioni €), oltre allo spreco in campo e nell’industria, molto più contenuto.

Andrea Segrè

“Sono dati che dobbiamo attenzionare con cura – rileva il direttore scientifico Waste Watcher, Andrea Segrè – perchè ci permettono di evidenziare la stretta connessione fra inflazione e insicurezza globale da un lato e ricaduta sociale dall’altro, fra potere d’acquisto in calo costante e conseguenti scelte dei consumatori che non vanno purtroppo in direzione della salute dell’ambiente, ma nemmeno di quella personale. Scegliere cibo scadente, meno salutare e spesso di facile deterioramento non comporta solo un aumento del cibo sprecato in pattumiera, ma anche un peggioramento nella propria dieta e nella sicurezza alimentare. Se la salute nasce a tavola, dal cibo scadente deriva l’aggravio dei costi sociali e ambientali. In definitiva: da poveri mangiamo e stiamo peggioe sprechiamo persino di più. E questo circolo vizioso si riverbera sull’ambiente”.

Acquisto cibo online

L’effetto inflazione comporta scelte eloquenti e l’acquisizione di nuove abitudini alimentari che non vanno necessariamente in direzione di una migliore alimentazione media. Qualche esempio: 1 consumatore su 2 (49%) dichiara di potenziare l’acquisto di cibo online, oltre 1 consumatore su 3 (39%) si butta sugli alimenti in promozione, e oltre 1 consumatore su 3 decide di auto produrre il cibo (38%).

Nella hit delle nuove scelte di acquisto l’attenzione si rivolge con più determinazione verso l’acquisto del cibo a ridosso di scadenza (32%), sceglie di privilegiare i discount per la sua spesa (32%) e di rifornirsi di legumi e derivati vegetali, a scapito del consumo di carne (31%). Perde terreno il cibo biologico, spesso troppo costoso per un ridotto potere d’acquisto (7%) e perdono terreno le grandi marche (11%).

 

Si spreca soprattutto la frutta fresca, che svetta fra gli alimenti più gettati nell’ultima settimana media dei consumatori (25,4 grammi), seguono cipolle aglio e tuberi ma anche il pane fresco (20,1 grammi), le insalate(13,8grammi)e le verdure(13,2 grammi).

 

 

Buone pratiche e proposte per il contrasto allo spreco alimentare

 

Gli strumenti a disposizione sono numerosi e diversificati, pensati sia per le associazioni sia per i cittadini sia per le aziende, nella lotta allo spreco alimentare.

 

Too Good To Go

Too Good To Go

Un esempio è Too Good To Go, nata in Danimarca nel 2015, l’app è approdata in Italia nel 2019 ed è una delle più diffuse nel paese. A fine giornata i titolari di bar e i ristoratori mettono a disposizione sull’app una certa quantità di Magic Box, le “scatole magiche” che contengono i piatti che non sono stati acquistati durante il giorno e che verrebbero gettati. Il contenuto delle scatole è segreto.

Too Good To Go, dal 2016 ha salvato 200 milioni di pasti, 79 milioni nel 2022 e continua ad aumentare il volume dei pasti salvati e redistribuiti. L’app consente di avere una panoramica dei negozi, ristoranti, supermercati, bar o panifici della propria città che propongono il cibo invenduto a prezzi estremamente scontati.

 

 

Sprecometro 

 

Nel 2024 farà il suo esordio il nuovo Osservatorio di Sprecometro per la ristorazione e il consumo di cibo fuori casa, permetterà di misurare quanto cibo sprechiamo ogni volta che non mangiamo a casa, e l’impatto di questo spreco sull’ambiente.

Sprecometro si evolve, per diventare uno strumento rilevatore di sprechi per tutti i pubblici esercizi e anche nelle mense scolastiche grazie al nuovo progetto Camst Group.

Dal prossimo anno scolastico 2024/2025, infatti, Sprecometro sarà al centro del progetto educativo promosso e organizzato appunto da Camst group e curato dal team di progettazione di Sprecometro.

Agli istituti scolastici verrà fornita l’app con una sezione a loro dedicata, nella quale gli insegnanti potranno iscrivere le proprie classi e iniziare così il monitoraggio alimentare. Saranno misurati automaticamente, in grammi, gli sprechi attuati dalle singole classi, e ne verrà valutato l’impatto, in termini di impronta idrica e carbonica, sull’ambiente.

In base ai risultati ottenuti, agli insegnanti saranno poi forniti materiali informativi – video, schede e quiz – che potranno utilizzare per sensibilizzare i bambini sul tema per prevenire gli sprechi e potenziare le buone pratiche di educazione alimentare.

 

Svuotafrigo

 

Svuotafrigo

L’applicazione Svuotafrigo (presente anche una versione web), consente di ridurre gli sprechi alimentari domestici suggerendo all’utente come utilizzare gli ingredienti che ha a disposizione nel frigorifero e in dispensa a casa.

Scrivi ciò che hai in casa e Svuotafrigo ti suggerirà il piatto giusto per te, cercando tra oltre 25.000 ricette in costante aggiornamento.

Dopo che l’utente ha inserito gli ingredienti, Svuotafrigo indicherà le soluzioni possibili su come cucinarli. Sull’app è possibile indicare anche le intolleranze alimentari, le allergie e la diete, come quella vegana e vegetariana, seguite dall’utente.

Venendo incontro a chi ha scelto uno stile alimentare particolare e coniugando risparmio, rispetto dell’ambiente, fantasia e gusti variegati.

 

Enea e lo studio sulla sostenibilità del sistema agroalimentare

 

L’Enea ha presentato uno studio incentrato sulla sostenibilità nel sistema agroalimentare, proponendo soluzioni innovative per contrastare gli sprechi alimentari per l’occasione della Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare del 5 febbraio, evidenziando buone pratiche e approcci sostenibili.

Lo studio, parte della Piattaforma italiana per l’economia circolare (ICESP), spazia su tutti i segmenti del sistema agroalimentare, analizzando il primario, la trasformazione, la distribuzione e il consumo. Tra le iniziative più innovative ci sono gli “Atlanti del cibo”, mirati a comprendere il sistema alimentare metropolitano, e il coltivare idroponico che utilizza scarti alimentari e insetti come fonte proteica.

Nel rapporto si sottolinea l’impatto ambientale legato all’alimentazione, responsabile di un terzo delle emissioni di gas serra. Lo spreco alimentare, sia lungo la filiera che domestico, contribuisce a questo impatto e ha conseguenze economiche e sociali. Il rapporto presenta soluzioni per ridurre le emissioni nelle aziende vinicole, rinaturalizzare aree agricole, e trasformare scarti di allevamenti in fertilizzanti organici.

 

Globalmente, il 61% dei rifiuti alimentari proviene da scarti domestici. Tuttavia, il rapporto Fao indica che circa il 14% della produzione alimentare globale si perde lungo la filiera produttiva.

Il rapporto Waste Watcher evidenzia una diminuzione significativa dello spreco alimentare nei Paesi industrializzati, con l’Italia che registra una riduzione del 12% grazie a comportamenti virtuosi di produttori e consumatori.

 

Iniziative locali promuovono il recupero di cibi di “seconda scelta” e nuovi processi agroalimentari ecodesigned per prodotti biologici ad alto valore nutrizionale.

In conclusione, l’ENEA propone approcci circolari nel sistema agroalimentare, con buone pratiche che spaziano dalla produzione alla distribuzione, promuovendo la sostenibilità e la riduzione degli sprechi alimentari.

Massimo Iannetta – Enea

“Le perdite alimentari causano ogni anno l’emissione di 1,5 giga tonnellate di CO2 equivalenti e si stima che circa il 10% delle emissioni di gas serra globali sia associato al cibo che non viene consumato”, evidenzia Massimo Iannetta responsabile della divisione biotecnologie e agroindustria dell’Enea.

“Per questo riteniamo che limitare le perdite e gli sprechi di cibo sia un obiettivo strategico non solo per ridurre l’utilizzo delle risorse naturali, ma anche per rafforzare la competitività delle imprese, favorendo il passaggio da un’economia lineare a una circolare. Tutto ciò – aggiunge Iannetta – da raggiungere attraverso approcci olistici che includono agricoltura di precisione, uso efficiente delle risorse, contrasto alle emergenze fitosanitarie, ma anche tracciabilità, qualità, sicurezza dei prodotti, alimenti funzionali, dieta personalizzata, packaging innovativo e smart devices per un consumo più consapevole e attento agli sprechi” conclude.

 

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