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Giovanni Mattaliano, musicista e clarinettista palermitano | INTERVISTA

domenica 15 Agosto 2021
Giovanni Mattaliano_Ph. Giorgia Görner Enrile

«La bella Sicilia dei professionisti e degli artisti…», rubrica d’arte e cultura a cura di Andrea Giostra e Carmela Rizzuti

La Rubrica «La bella Sicilia dei professionisti e degli artisti…» vede oggi ospite il musicista e clarinettista palermitano Giovanni Mattaliano che ci racconterà della sua arte, della sua passione per la musica, delle sue esperienze di lavoro in giro per il mondo e della scelta di fare base nella sua città, Palermo.

Ciao Giovanni, benvenuto e grazie per aver accettato il nostro invito a «La bella Sicilia dei professionisti e degli artisti…». Nella vita professionale sei un musicista e clarinettista che ha avuto la fortuna di suonare con i più grandi musicisti del pianeta e di esibirsi nelle piazze e nei teatri più importanti del mondo. Intanto, come ti vuoi presentare a chi leggerà questa intervista?

Buongiorno a tutti i lettori di questa bellissima rubrica e grazie a voi per il gentile invito. L’incontro con la musica e tutte le sue correlazioni creative fa parte di una delle rare e vere fortune che la vita ti riserva, è un mistero che dopo 40 anni d’amore reciproco vissuto, non saprei bene come spiegarlo ma è talmente sempre più vivo che ogni mattina mi risveglio con tanti nuovi motivi sonori nella mente che cerco subito di cantare e trasformare in composizioni musicali.

… chi è invece Giovanni nella sua quotidianità al di fuori dal suo lavoro? Cosa puoi raccontare ai nostri lettori perché possano avere qualche indizio in più su di te quando svesti i panni del musicista e del solista?

Rimango un sognatore senza meta che veste anche il ruolo di marito e padre cercando di svolgerlo nel miglior dei modi. L’arte dei suoni è ovunque ed ha il compito di dare e ricevere l’energia amorevole che produci.

Come e quando è nata la tua passione per la musica, qual è stato il tuo percorso accademico, professionale ed esperienziale che ti ha portato a fare quello che fai oggi con grande successo?

Avevo 11 anni quando iniziai l’incontro con i miei strumenti “suoni d’amore”, li chiamo così, perché ne respiri il profumo dell’essere vita in vita. Ho seguito il percorso degli studi tradizionali (al conservatorio di Palermo e poi all’accademia internazionale di Pescara dove mi son laureato in musica da camera) ma soprattutto l’incontro con la magia della didattica che vive in te, nell’iter dei migliori studi bisogna rimanere figli di se stessi e del mondo intero se si vogliono raggiungere risultati particolari e universali allo stesso tempo. Confrontarsi con gli altri, rimanendo umili è fondamentale. La formazione artistica si nutre di “fisicità”, vissuta all’interno della terra insieme a tutti i luminosi elementi della natura e di “metafisicità” nel rapporto con l’infinita galassia. L’obiettivo dell’arte dei suoni è anche quello di liberare la scena tessendola con tutte le spiritualità dell’intelligenza. La scena del suono è fantastica perché può esprimersi ovunque e in qualsiasi angolo della terra, il vero Teatro come casa, di cui si parla tanto, è dentro il suono stesso.

Chi sono stati i tuoi maestri d’arte che ami ricordare? Parlaci di loro.

I miei Maestri creativi vissuti a distanza sono stati sicuramente Leonard Bernstein, Duke Ellington, Louis Arm­strong, Tony Scott, Charlie Parker, personaggi che ho incontrato attraverso la loro musica, i loro libri, video concerti e interviste. È assolutamente possibile, in tutte le epoche e per chi ama studiare o ricercare, diventare allievi di qualcuno, senza mai incontrarlo fisicamente, tutto ciò è meraviglioso.

Nelle scuole che ho frequentato ho avuto insegnanti meravigliosi, di animo dolce e di gran tenacia. Il concetto di Maestro è molto speciale e continua ad esser utilizzato soprattutto all’interno degli ambienti musicali. Il Maestro è colui che esprime “Estro” come recita la stessa parola e lo rimette allo stesso tempo in discussione come nel dittongo iniziale “Ma”. Nella famiglia da cui provengo ho avuto grandi maestri, è lì che si formano gli anni dell’adolescenza, degli input sani, che assecondano la natura dell’individuo con intelligenza e senza mai forzarla, poi il maestro che c’è in te realizza ogni scena possibile e a volte impossibile.

Cosa vuol dire per un musicista del tuo livello fare base a Palermo e rimanere in Sicilia?

Palermo e la Sicilia sono due connubi perfetti per chi vuol vivere d’arte in assoluta libertà, vi sono infiniti luoghi d’arte molto originali dove sviluppare produzioni musicali. Per fare il musicista, compositore, improvvisatore e creativo in ogni direzione devi respirare la bellezza e nella terra dove risiedo questa è presente in maniera sublime, basta saperla cogliere seguendo la scia del fascino racchiuso nel ricordo delle epoche creative,  passate, presenti e future.

Quali sono i punti di debolezza e quali quelli di forza in un lavoro come il tuo da fare a Palermo? Quali sono, alla luce della tua esperienza, le differenze sostanziali, in positivo e in negativo, tra Palermo e piazze internazionali come New York, Londra, Parigi, Roma o Milano, volendo rimanere in Italia?

A parte questo periodo di confusione in cui la paura del virus pare decida al momento sull’uomo, per muoverti dalla Sicilia bisogna amare il viaggio, qualunque esso sia. Non ci sono punti di debolezza, dipende tutto dalla tua natura, se vive di chiusure mentali o di arricchimenti culturali, linfa per le aperture visive e visionarie che l’arte richiede abitando in qualsiasi parte del mondo. Palermo e la Sicilia sono, per me, di gran lunga superiori alle città sopra citate, basti solo pensare che noi possediamo il 30% dei monumenti mondiali e del patrimonio vivente letterario, musicale e artistico e il 60% in tutta Italia. Siamo la nazione della bellezza e chi vive qui d’arte è solo un fortunato, d’altronde il mondo ci osserva, ci studia e ci imita da sempre, questo è un dato di fatto, questo ve lo assicura un viaggiatore piccolo come me.

Nella tua carriera professionale hai conosciuto e hai lavorato con grandi musicisti e grandissimi autori. Ci vuoi parlare di qualcuno di loro e magari raccontarci qualcuna delle tue esperienze e di qualche simpatico episodio?

Gli episodi sono tanti orma, ho superato i 2500 concerti già a 48 anni e con ogni tipo di repertorio dal classico al jazz e dall’etnico al contemporaneo, tutti documentati nei miei titoli artistici professionali. Mi piace ricordare spesso l’intenso abbraccio avuto con Sting durante la prova generale, prima del nostro concerto tenutosi il 27 luglio del 2011 a Palermo per la magica produzione di Simphonicity che mi vedeva solista nel brano “Englishman in New York”. Quel giorno vi erano 35 gradi ed io ero particolarmente sudato, non immagino cosa lui abbia provato nell’abbracciare un uomo gocciolante, ho un ricordo un po’ imbarazzante a parte la gioia vissuta durante tutta la produzione durata in tutto 4 giorni.

Che musica consiglieresti ai nostri lettori per sedurre il loro partner o una persona della quale sono innamorati? Facci sognare con dei brani capaci di stregare utilizzando la raffinata arte della musica.

Non saprei consigliare un brano specifico che accomuna le emozioni di tutti, gli autori sono numerosi ed esistono più di 10000 titoli validi, forse ai più romantici consiglierei “Ho amato tutto” cantato da Tosca e se vi fa piacere ascoltate i miei brani “We dream” o “Accra” che trovate su YouTube nel mio canale:

Canale YouTube di “Giovanni Mattaliano”:

https://www.youtube.com/channel/UCrujF5tk4QTJlYAtpJM407w

Ci racconti un paio di episodi che riguardano il tuo lavoro? Un fatto che ti è dispiaciuto ed uno invece che ti ha fatto molto piacere?

Dispiaciuto e addolorato quando il 19 luglio del 1992 abbiamo dovuto interrompere il concerto allora in scena con l’Orchestra jazz siciliana, a seguito del triste evento che ha portato alla morte il giudice Paolo Borsellino. Sono stato invece molto felice quando due giorni dopo la nascita della mia seconda figlia Ginevra (ottobre 2010), son partito per Pechino come solista dell’Omniart ensemble per la partecipazione al XXIV festival di Macao con musiche mediterranee e fu per me un augurio speciale.

Quale consiglio daresti ai giovani siciliani che volessero intraprendere la tua professione? Secondo la tua esperienza, da cosa dovrebbero stare in guardia e quali invece gli aspetti positivi di una carriera come la tua?

Di essere soprattutto liberi e curiosi, di imparare a conoscere se stessi, imparare a saper voltare pagina e ad andare controcorrente, per trovare la strada dell’arte bisogna imparare ad amare il mondo, il proprio mondo e quello degli altri. Tutto qui.

Ci racconti qualcosa delle tue passioni al di fuori dal lavoro? Come ami spendere il tuo tempo quando non fai il musicista?

Leggo di tutto, organizzo tante cose per l’educazione dei figli, amo la convivialità e guardare fuori dalle finestre delle abitazioni che mi ospitano durante i miei viaggi di piacere.

«Cominciai a pensare alle soluzioni nella vita. La gente che risolveva le cose aveva molta tenacia e una buona dose di fortuna. Se tenevi duro a sufficienza di solito arrivava anche un po’ di fortuna. Però la maggior parte delle persone non riusciva ad aspettare la fortuna, quindi rinunciava.» (Charles Bukowski, “Pulp”, Giangiacomo Feltrinelli Ed., Milano, 1995, p. 108). Ti senti di commentare questa frase di Bukowski pensando al tuo lavoro e alla tua passione professionale? Quale ruolo giocano, secondo te, la “tenacia” e la “fortuna” nella vita, nell’avere successo nel lavoro e nelle nostre “passioni”?

“Dal dire al fare c’è di mezzo il mare“ Bukowski, come tutti gli artisti, conosceva bene le massime del mondo, sono enigmi da risolvere continuamente.

Nel gigantesco frontale del Teatro Massimo di Palermo c’è una grande scritta, voluta dall’allora potente Ministro di Grazia e Giustizia Camillo Finocchiaro Aprile del Regno di Vittorio Emanuele II di Savoia, che recita così: «L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire». Tu cosa ne pensi di questa frase? Davvero l’arte e la bellezza servono a qualcosa in questa nostra società contemporanea tecnologica e social? E se sì, secondo te, a cosa serve oggi l’arte della musica e l’arte in generale?

L’arte è tutto nella vita, l’uomo è un artigiano senza fine, l’arte è pura fantasia e ognuno la interpreta con i mezzi possibili. L’arte è il più grande simbolo dell’esistenza, alimenta ogni tipo di scienza e si nutre di discipline pratiche o teoriche, sviluppa le virtù e si proietta nel futuro continuamente. Son d’accordo con la frase del cornicione del Teatro Massimo di Palermo che in tanti conosciamo bene. L’arte risulta esser vana se non sperimenta e sorregge la creatività del proprio popolo, proiettandolo nel futuro e nessun amministratore cittadino dovrebbe dimenticare ciò, soprattutto in Sicilia dove la creatività tocca i battenti di ogni numero civico.

«… mi sono trovato più volte a riflettere sul concetto di bellezza, e mi sono accorto che potrei benissimo (…) ripetere in proposito quanto rispondeva Agostino alla domanda su cosa fosse il tempo: “Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so.”» (Umberto Eco, “La bellezza”, GEDI gruppo editoriale ed., 2021, pp. 5-6). Per te cos’è la bellezza? Prova a definire la bellezza dal tuo punto di vista. Come si fa a riconoscere la bellezza secondo te?

L’ho detto in altre occasioni, la bellezza è il prolungamento dell’eternità, vi è chi la migliora e chi la osserva, entrambi ruoli necessari e a confronto.

«Io vivo in una specie di fornace di affetti, amori, desideri, invenzioni, creazioni, attività e sogni. Non posso descrivere la mia vita in base ai fatti perché l’estasi non risiede nei fatti, in quello che succede o in quello che faccio, ma in ciò che viene suscitato in me e in ciò che viene creato grazie a tutto questo… Quello che voglio dire è che vivo una realtà al tempo stesso fisica e metafisica…» (Anaïs Nin, “Fuoco” in “Diari d’amore” terzo volume, 1986). Cosa pensi di queste parole della grandissima scrittrice Anaïs Nin? E quando l’amore e i sentimenti così poderosi incidono nella tua arte nelle tue interpretazioni e nelle tue opere?

Il creativo si rivolge sempre ai beati segni della natura fisica e metafisica, entrambi alimentano il pensiero della fantasia il primo ad occhi aperti ed il secondo con gli occhi del cuore. La musica è una fonte di preghiera unica e meravigliosa, utilizzata da qualsiasi cultura religiosa.

«Ci sono due tipi di musica: la buona musica e tutto il resto» Duke Ellington. Tu cosa ne pensi in proposito? Come si fa a riconoscere la “buona musica” da “tutto il resto” come disse Ellington? Tu come fai, per esempio?

La buona musica risponde sempre alle energie del creato, le sensibilità che la compongono sono soprattutto danzanti, coraggiose e poetiche. Duke Ellington è uno dei profeti della musica, la sua vita artistica è stata tra le più affascinanti e durature, ha composto numerose suite per big band, ognuna di essa dura circa 50 minuti, anche lui come Leonard Bernstein (che approfondirò dopo) conosce ogni passo della storia del suono da Bach sino alla produttività del jazz di cui è Maestro supremo. Vi consiglio di ascoltare la sua composizione “In A Sentimental Mood” per comprendere rapidamente cosa intendeva Duke per “buona musica”.

«Non sono un politico, sono un musicista. Mi interessa dare alle persone un posto dove possono andare a divertirsi e ricominciare a vivere. All’uomo devi dare lo spirito, e quando gli dai lo spirito, hai fatto tutto». (Luciano Pavarotti, 1998). Cosa pensi di queste parole del Grande Maestro? Cosa pensi di dare tu al tuo pubblico quando esegui le tue musiche o ti esibisci in un palco?

Il musicista d’arte, cioè produttore creativo, compositore, improvvisatore è di solito un appassionato di letteratura quindi poesia e anche filosofia, conosce molto bene l’arte della politica per gli infiniti intrecci sociali che vive il suono medesimo e Pavarotti credo non esprima tutta l’essenza del concetto di “non politica”, lui era uno degli artisti più ricchi ed influenti nel mondo della lirica, come tutti i grandi produttori d’arte della storia hanno anche contatti politi con tutti i vertici della terra. Personalmente considero il palco o scena dir si voglia una casa di libera espressione da dove comunicare emozioni e da dove far ascoltare nuove musiche, così come faccio da tanti anni. Le mie musiche rappresentano il mio stato d’animo, la mia crescita personale e spirituale in continuo divenire. La politica “la si fa” soprattutto suonando.

C’è un personaggio del mondo della musica, del presente o del passato, col quale ti piacerebbe fare un concerto o invitare a cena? Se sì, chi e perché?

Senza alcun dubbio Leonard Bernstein, lo seguo da quando avevo 16 anni, dopo aver ascoltato la sua opera “west side story” ed aver studiato per la prima volta a 16 anni la sua sonata (al 5° anno d’esami in conservatorio) e in seguito Prelude fugue and riffs per clarinetto e jazz ensemble, mi è stata chiara la mia identità di musicista. Era una persona poliedrica, amava la scena creativa ed il suono sotto ogni espressione concertistica, dal jazz al classico, dal rock alla ricerca sperimentale, teatrale o di produzione discografica o televisiva; i musicisti creativi sono anche tutti direttori d’orchestra, soprattutto delle loro opere compositive e Bernstein lo sapeva benissimo perché aveva durante la sua esistenza respirato il suono degli antichi maestri e quello del jazz. Ho letto ed ascoltato di tutto e di più su di lui ed ancora lo faccio, la sua straordinarietà è senza dubbio legata alle sue origini ebraiche che portava strette nel cuore, di una sensibilità fantastica, umanamente aperto verso tutti con pura universalità oltre che di mera identità come tutti i grandi studiosi. In Sicilia (la mia terra d’origine), gli ebrei formarono per circa 1700 anni, all’incirca dal III secolo a.C. fino alla fine del 1500 d.C. una delle più grandi comunità al mondo, dico ciò perché ne son pienamente convinto che tutti gli artisti creativi e particolari da noi, in Sicilia come in Italia, siamo tutti di razza ebraica, pur non essendone di religione. Una dei momenti più belli della mia vita l’ho spesso vissuto nei miei viaggi concertistici con il popolo ebraico ed arabo/africano, come amano, accolgono e proteggono loro la musica e le arti pochissimi al mondo. Oggi il suono unisce i popoli più di prima al di là di ogni religione d’appartenenza e l’arte rappresenta l’unione tra le spiritualità vissute con qualsiasi mezzo d’espressione possibile. Ricordo ancora il suo doppio concerto di Natale a Berlino est ed ovest del 1989, dove diresse a pochi passi dal muro (appena abbattuto) la nona sinfonia di Beethoven, un gesto di pace meraviglioso.

Se per un momento dovessi pensare alle persone che ti hanno dato una mano, che ti hanno aiutato significativamente nella tua vita professionale e umana, soprattutto nei momenti di difficoltà e di insicurezza che hai vissuto, che sono state determinanti per le tue scelte professionali e di vita portandoti a prendere quelle decisioni che ti hanno condotto dove sei oggi, a realizzare i tuoi sogni, a chi penseresti? Chi sono queste persone che ti senti di ringraziare pubblicamente in questa intervista, e perché proprio loro?

I miei genitori, tanti maestri amici e colleghi presenti durante il mio percorso artistico e lavorativo con i quali ho svolto tanta arte, mia moglie Giuliana, i miei figli Gaetano e Ginevra, i meravigliosi Nuccio ed Eugenia. Tutti i giornalisti, le case di produzione e tutti coloro che promuovono la mia musica e quella degli altri artisti impegnati ogni giorno a dare suono e arte al mondo.

Se dovessi consigliare ai nostri lettori tre film da vedere quali consiglieresti e perché proprio questi?

Amo tantissimo il mondo cinematografico, scegliere tre film è per me difficile quindi lo faccio istintivamente e di getto: La recente serie “La casa di carta” un immaginario di coraggio, di dialoghi, di apertura alla repressione mentale. L’altro è il film/documentario dedicato a Tony Scott “Io sono Tony Scott, ovvero come l’Italia fece fuori il più grande clarinettista del jazz” girato da Franco Maresco che ne difende il personaggio a me molto caro, divulgandone la bellezza di cui quest’anno si celebra il suo centenario. Poi il film “Pasqualino sette bellezze” con Giancarlo Giannini … durante lo svolgimento la madre, in punto di morte dice: «Pasqualino, ricordati che la gentilezza apre tutte le porte…», parole che il personaggio fece proprie. Durante la storia viene catturato e inviato in un lager nazista, all’interno del quale a gestire il campo era una donna brutale, che lui, dopo tante torture, decide di conquistare con “la gentilezza” e in fine ci riesce, la fa innamorare e così scappa dal campo di concentramento. Un film incantevole.

… e tre libri da leggere assolutamente nei prossimi mesi, quali e perché?

Vi consiglio tre libri di artisti, ideati da architetti e musicisti. Il primo è un libro letto di recente dal titolo “Atlantide: viaggio alla ricerca della bellezza” scritto a due mani da Carlo e Renzo Piano sul tema del viaggio attraverso il mare nel respiro di infinite sfumature e nella ricerca della bellezza e dell’isola che non c’è, tanti concetti speciali sull’imperfezione che portano verso la bellezza. Il secondo è un libro scritto da Leonard Bernstein “Una vita per la musica” dove è possibile scoprire e motivare ogni percorso vissuto dal personaggio, da cenni approfonditi sulla direzione, sulla composizione, sulla nascita delle prime musiche per film e tante storie speciali della seconda metà del ‘900. Il terzo è “L’ala del turbine intelligente” scritto da Glenn Gould, uno tra i più grandi pianisti della storia, un’intelligenza eclettica, diversa da tutti, coltissimo, un libro di analisi della psiche e del suo confronto, si assiste al dialogo tra lui e il Beethoven che c’è in lui e di tanti altri personaggi.

Quali sono i tuoi prossimi progetti e i tuoi impegni professionali che puoi condividere con i nostri lettori?

In questo periodo di agosto 2021 ho realizzato il 3 agosto un delizioso omaggio a Dante Alighieri nella settecentesca villa Filangeri di Santa Flavia, il 6 agosto un concerto a Marsala con il Mattaliano clarinet QUARTET, per l’inaugurazione del bellissimo festival degli autori letterari “Il mare colore dei libri”, il 15 realizzerò per il Castelbuono jazz festival un concerto all’alba al Teatro di Pietra Rosa di Pollina, il 18 suonerò in solo per la rassegna “Filosofando, Suoni al crepuscolo” presso il parco archeologico di Selinunte, il 19 agosto suonerè in duo con il pianista italo-francese Nico Morelli alla Tonnara Florio di Palermo, dal 24 al 27 agosto sarò a Györ in Ungheria al X European clarinet festival, per preparare il concerto di chiusura da me diretto e con mie musiche dal titolo “World Liberation Clarinet Ensemble” che riunisce tanti musicisti provenienti da varie parti d’Europa.

Quali produzioni particolari hai ideato in questo periodo difficile per l’attività di molti artisti?

All’inizio della pandemia mi son dedicato molto alla composizione su commissione per la realizzazione di video-concerti on line, rappresentati in giro per il mondo del web. Sulla scia di questo momento in concomitanza con la riapertura al mondo, ho ideato la prima edizione del “Natura Art Festival” (il suono parla alla natura) in tour Web, dove circa 50 musicisti provenienti da 12 nazioni ed alcuni poeti e fotografi italiani, hanno realizzato brevi video musicali dedicati ai luoghi della natura dei loro paesi. L’evento è iniziato il 21 giugno e proseguirà fino al 30 settembre, potrete seguirlo nella pagina Facebook di SentirArt e nel medesimo account di Youtube. E’ una produzione molto speciale che sta riscontrando tanto entusiasmo per la bellezza singolare dell’argomento che mette in relazione tra l’altro tutti gli artisti partecipanti.

Dove potranno seguirti e dove potranno contattarti i nostri lettori?

Seguirmi sui social (Facebook ed Instagram) e contattarmi per incontri professionali (concerti, interviste, masterclass, ideazioni di progetti creativi ecc) all’indirizzo della casa editrice: sentirartedizioni@gmail.com

Come vuoi concludere questa chiacchierata? Cosa vuoi dire alle persone che leggeranno questa intervista?

Grazie per tutto il sostegno e la bellezza a cui insieme siamo abbracciati in questo mondo stupendo e speriamo senza confini, privo di barriere e umanamente sempre più valido.

Grazie Giovanni, a presto e… buona musica!

Grazie a voi.

 

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