Karol Wojtyla è stato il primo papa slavo nella storia della Chiesa cattolica e il suo pontificato è stato il terzo per longevità. Eletto a 58 anni, precisamente il 16 ottobre 1978, Wojtyla ha segnato il Novecento e l’inizio del terzo millennio, contribuendo alla caduta del Muro di Berlino e così al crollo del comunismo.“Vi ho cercato, adesso siete venuti da me e per questo vi ringrazio”, sono state queste le sue ultime parole.

Nella storia della Chiesa è stato il papa che ha beatificato e canonizzato più persone di ogni altro pontefice, ha combattuto la teologia della liberazione ed è stato un feroce oppositore dell’aborto. Ha affrontato lo scandalo della pedofilia ed è entrato in Parlamento (14 novembre 2002) per sollecitare provvedimenti a favore dei detenuti e nel 1993 ha lanciato un anatema da Agrigento contro la mafia.

I suoi funerali si sono svolti l’8 aprile a San Pietro dove a partecipare sono state più di un milione di persone, la bara in legno di cipresso è stata esposta al pubblico.

Papa Francesco ricorda il suo predecessore “è stato un grande! Io ricordo una volta qui a Roma, era sabato, e si pregava il rosario. Ho partecipato al rosario, rimanendo edificato nel vedere quest’uomo in ginocchio a pregare la Madonna, con una devozione e un’intensità che mi ha fatto tanto bene al cuore. Per questo, ho voluto fare anch’io delle dichiarazioni al processo di canonizzazione e, proprio in quella circostanza, ho sottolineato la profonda devozione alla Madonna, la profonda testimonianza di preghiera, di tenerezza, di normalità. Non dobbiamo dimenticare che quest’uomo, finché ha potuto, non ha smesso di praticare lo sport, di nuotare, di sciare. Si racconta che una volta andando a sciare di nascosto, un bambino lo ha riconosciuto e ha gridato: il Papaaaa. Ma questo non lo ha scoraggiato a tornare più e più volte”.

Penso – ha aggiunto Bergoglio – che la grandezza di quest’uomo sia nascosta nella sua normalità. Ci ha mostrato che il cristianesimo abita la normalità di una persona che vive in una comunione profonda con Cristo. Per questo ogni suo gesto, ogni sua parola, ogni sua scelta hanno sempre un valore molto più profondo e lasciano il segno”. Francesco, inoltre, ha sottolineato che “Giovanni Paolo II è stato un uomo libero, fino alla fine e, anche nell’immensa debolezza che ha vissuto, sono certo che ha sempre mantenuto una grande lucidità e una grande consapevolezza di quello che stesse vivendo la Chiesa. Forse alcune situazioni di difficoltà ne hanno aumentato il dolore, ma sono certo che egli è stato Papa fino all’ultimo respiro della sua vita, senza tentennamenti. La sua è stata una testimonianza straordinaria, fino alla croce. Era quello che il Signore domandava in quel momento specifico a lui”.

Con la sua coerente testimonianza di fede è riuscito a permeare i cuori più duri, ad aprire davvero porte che sembravano destinate a rimanere chiuse per sempre, concretizzando così il suo programma di governo, gridato con il vigore di un profeta nella messa di inizio del suo pontificato: “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa ‘cosa è dentro l’uomo’. Solo lui lo sa!”.