C’è chi ci prova e chi resta a guardare, impassibile e senza scomporsi. Questione di scelte, non solo di strategie. Vincenzo Nibali, sull’Etna, ha provato a inventarsi qualcosa, chissà con quale convinzione e, soprattutto, perché. Per arrivare in maglia rosa oggi a Messina? Per testare le capacità di reazione di Nairo Quintana? Perché ha il fuoco dentro e sul primo arrivo in salita non poteva rimanere a guardare? “Ho attaccato per vedere se qualcuno veniva fuori dal gruppo – la spiegazione dello Squalo dello Stretto che, negli ultimi tre giorni, avrà firmato migliaia di autografi, ma sembra imperturbabile – Nessuno, però, fra i cosiddetti big, ha avuto il coraggio di mettersi in gioco. Solo Dumoulin lo ha fatto, ma poi ci siamo controllati. E’ stato il primo, vero scontro: non li avevo ancora visti da vicino in salita, dunque è stata un’occasione per controllarci. I miei compagni stanno bene, ieri abbiamo messo subito un uomo a tirare, poi due, le altre squadre nessuno. Se Pinot ha detto che hanno anche lavorato posso garantire che non è vero. Il primo arrivo in salita ha detto tanto e poco”. Dettagli.
Chi ha voglia di provarci e di rischiare sta bene. Prossima tappa, il Blockhaus. Sul gigante della Maiella tornerà il duello Nibali-Quintana e gli altri all’inseguimento. Nibali profeta in patria, Fernando Gaviria trionfatore nella terra del capitano della Bahrain-Merida. “Ho sfruttato il grande lavoro della squadra – le parole del colombiano -: è stato tutto perfetto, ho aspettato il momento giusto per partire, perché c’era un po’ di vento frontale. Quando sono partito ho subito preso i metri per vincere“. Per la maglia rosa, Bob Jungels, è stata una giornata senza sussulti. “Mi sono goduto il panorama – racconta il lussemburghese – e una temperatura molto gradevole, ma non è stata una tappa semplicissima nel finale. La corsa è sempre insidiosa e c’è stata grande battaglia fra gli sprinter. Alla fine, però, sono riuscito a conservare il primato: era questo il mio obiettivo”.