Il ministro della Giustizia Marta Cartabia sta partecipando a un incontro con i vertici degli uffici giudiziari del distretto di corte d’appello in corso nell‘aula magna del palazzo di giustizia del capoluogo siciliano. Al centro dell’evento la riforma dell’ufficio per il processo.
Sono presenti, tra gli altri, il presidente del tribunale di Palermo Antonio Balsamo, i procuratori di Palermo e Agrigento Francesco Lo Voi e Luigi Patronaggio, il presidente della corte d’appello Matteo Frasca, il procuratore generale facente funzioni Anna Maria Palma e il presidente dell’Ordine degli avvocati di Palermo Gabriele Armetta.
“L’ufficio del processo è una componente fondamentale delle trasformazioni che stiamo facendo, ma non è certo l’unico elemento su cui si sta puntando. È un elemento fondante, può dar vita a quel lavoro di squadra importante, a quella coralità. L’ufficio del processo funzionerà solo se le risorse saranno accolte dentro un progetto che ogni singolo ufficio potrà organizzare, altrimenti sarà solo un fastidio. Ed è uno sforzo non destinato a tramontare in due anni”, ha detto il ministro nel corso del suo intervento alla Corte d’Appello di Palermo.
“Il PNRR ci dà la possibilità di sperimentare questa novità sull’arco temporale di 5 anni. Uno dei pilastri nelle nostre due riforme è la stabilizzazione dell’ufficio del processo. – ha sottolineato il ministro – È vero che i numeri non potranno essere quelli iniziali dovuti alle risorse europee eccezionali mai improntate come queste alla crescita e allo sviluppo, ma l’ufficio del processo non è una creazione dal nulla, nasce da una sperimentazione già felicemente funzionante in altri paesi del mondo, all’estero si stupiscono che non ci sia qualcosa di analogo da noi. Dovremo ancora capire se figure ufficio processo entreranno stabilmente o solo in via temporanea come avviene nei sistemi anglo-americani – ha aggiunto – ma l’ufficio del processo è un aiuto immediato e un investimento per i futuri colleghi, è un patto intergenerazionale”.
“Stiamo lavorando sull’attuazione dell’osservatorio sul processo penale, un aspetto voluto fortemente perché l’improcedibilità che ha tanto suscitato discussioni deve rimanere solo come extrema ratio da non attivare mai”, ha evidenziato commentando le recenti polemiche sul tema dell’improcedibilità, “Perché questo possa accadere c’è bisogno di questo osservatorio che stiamo istituendo a giorni. – ha aggiunto – È un osservatorio sul processo penale di imminente attuazione utile per accompagnare una riforma che può essere sconvolgente“.
“È in corso una grossa ristrutturazione a livello interministeriale con la nascita del dipartimento per l’informatica e la statistica. Dobbiamo accelerare la giustizia dove ci sono tempi morti, non a scapito della qualità. Per questo stiamo irrobustendo il personale tecnico, tra statistici, informatici e altre figure fondamentali”. Così aggiunge il ministro, anticipando alcuni investimenti imminenti nel settore giudiziario: “Oggi siamo qui in un bel Palazzo di Giustizia che dà un’immagine solida e aperta della giustizia. Credo molto nel significato simbolico degli spazi oltre a quello funzionale ed è vero che in altri luoghi la collocazione delle Corti d’Appello nei Palazzi di Giustizia non arriva a livelli di dignità. Le risorse sono già a disposizione del Ministero, ho sollecitato la capacità di spesa. Bisogna dare anche quel contributo alla transizione tecnologica e sostenibile che sta vivendo il paese”.
“Chiedo di guardare ai giovani che arriveranno anche con un’ottica di investimento futuro. Non stiamo creando una nuova categoria di precari, abbiamo avuto cura di creare uno sbocco futuro per chi arriva nell’ufficio del processo, una possibilità concreta per una futura carriera nella magistratura e nell’avvocatura – ha aggiunto Cartabia -. Una riforma è un’innovazione che crea scompenso. Non si può pensare di avere un disegno perfetto prima di cominciare ad attuarlo, nessuno può avere la presunzione di pensare che sia perfetto. – ha spiegato -. Si va per passi progressivi, è un processo che deve essere continuamente rivisto. Da attuare con tappe progressive e mai del tutto definite, perché le grandi riforme mostrano limiti e funzionalità solo al momento della loro attuazione“.
“Abbiamo profuso sforzi importanti nel fare il concorso per magistrato in piena pandemia, un investimento enorme voluto fortemente perché uno dei problemi della giustizia italiana è un numero di magistrati inadeguato. I lavori della commissione però non sono confortanti, i risultati sono bassissimi, poche decine adeguati a fronte di diverse centinaia di scritti già corretti – prosegue il ministro -. Sulla formazione dei giudici bisogna parlare con le Università. Non siamo allineati nella formazione universitaria e in quello che è necessario avere per l’ingresso di nuovi magistrati – ha aggiunto -. Non so se è solo responsabilità dell’Università, c’è una fase intermedia in cui la formazione dovrebbe essere irrobustita. Ma il livello medio raggiunto dai giovani non è sufficiente“.
“A Palermo c’è stata la prova evidente nel corso degli anni di cosa può essere la magistratura che funziona in una terra provata ma che va guardata come esempio di riscatto e riconversione della magistratura. Ai miei occhi un servizio al cittadino e alla comunità può essere vincente se accompagnato adeguatamente dall’attenzione del Ministero e dello Stato – dice il ministro parlando della situazione locale-. Forse per le sofferenze che hanno colpito questa terra e la magistratura in particolare c’è stata un’attenzione alla realtà della giustizia in Sicilia e in particolare alla corte d’appello di Palermo, e ne avete fatto buon uso. Occorrono le risorse, occorrono gli strumenti, ma soprattutto le persone come voi che sappiano sfruttare le occasioni nella consapevolezza che il bisogno di giustizia è sempre inesauribile. La meta è sempre lontana, lo sappiamo e non basterà mai, ma quello che abbiamo a disposizione può portare avanti un cammino che è senza fine. E ci tengo a ringraziare sinceramente – conclude Cartabia – gli attuali responsabili dell’Ufficio giudiziario di Palermo, della Corte d’Appello e delle Procure“.