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Musumeci e Siracusano

Governo Meloni “avaro” con l’Isola: due soli siciliani e senza portafoglio

martedì 1 Novembre 2022

Premessa: non vi è alcun dubbio che Nello Musumeci, ministro per  le Politiche del mare e del Sud, e Matilde Siracusano, sottosegretario ai rapporti con il Parlamento, daranno il massimo per la Sicilia e rappresentano nel migliore dei modi la nostra isola. Sia per Musumeci, ex presidente della Regione Siciliana, che per Matilde Siracusano, “pasionaria” del Ponte e delle battaglie del sud al suo secondo mandato, le nomine nel governo Meloni sono un giusto riconoscimento.

Certo è che, però, dati alla mano, i risultati delle urne in Sicilia hanno come sempre portato in dote al centrodestra (eccezion fatta per il 2018), una “copiosa messe” di voti che meritavano molto più di due prestigiosi incarichi ma senza portafoglio.

I numeri del governo Meloni, sotto il profilo dell’equilibrio nord-sud sono impietosi e anche nelle nomine di vice ministri e sottosegretari la Sicilia ha avuto un magro bottino. Se l’unico ministro siciliano è Nello Musumeci, allo stesso modo l’unica sottosegretaria siciliana è Matilde Siracusano. Entrambi non in ministeri chiave, ed è inutile girarci intorno. Non è affatto un buon inizio per un governo che proprio in Sicilia ha visto eleggere un buon numero di parlamentari che l’isola l’hanno vista e la vedranno solo in vacanza (e non ne sono del tutto sicura). Non può bastare l’annuncio del Ponte, che ci va davvero “Stretto” rispetto all’attenzione e agli spazi che la Sicilia merita.

Sgomberiamo il campo dalle ipocrisie. Lontane radici siciliane, o l’aver trascorso l’infanzia dalle nostre parti non equivale affatto alla “rappresentatività” di un territorio. Questo valeva per i capilista “stranieri” di tutti i partiti eletti in Sicilia e vale a maggior ragione per i componenti del governo.

Così il ministro Adolfo Urso, nato a Padova da padre siciliano e madre veneta, già dagli studi universitari si è spostato a Roma e nel corso dei suoi mandati parlamentari è stato eletto nel Veneto (due mandati) e nel Lazio (due mandati). Sarà sicuramente legato al mare di Acireale e alle falde dell’Etna ma non possiamo dire che la sua nomina sia un riconoscimento alla Sicilia. Allo stesso modo il sottosegretario Giovambattista Fazzolari, figlio di un calabrese e di una messinese, è rimasto in riva allo Stretto fino ai 2 anni di vita. Poi ha girato il mondo per seguire il papà diplomatico. C’è chi ricorda infine che il papà della ministra Marina Calderone, finanziere, è nato a San Pier Niceto (Messina), ma per lavoro ha sempre vissuto in Sardegna. Peraltro se andassimo a studiare l’albero genealogico dei ministri troveremmo sicuramente un avo siciliano emigrato. Ben altra cosa è dare il giusto peso ad un risultato elettorale che sta consentendo al centrodestra di guidare il Paese.

Invece il presidente Meloni ha conferito un incarico da ministro senza portafoglio all’ex presidente della Regione (che pure ha fatto un passo indietro rispetto alla ricandidatura) ed un ruolo da sottosegretario in un ministero senza portafoglio ad una sola parlamentare siciliana. Si dirà “eh, ma Musumeci ha il ministero del Sud”. Eh, no. Intanto al di là della dicitura “ministero del Sud e del mare” che fa tanto marketing territoriale come di moda oggi, il fatto che sia senza portafoglio limita e di molto le potenzialità effettive del dicastero. Non a caso le deleghe chiave, come quelle ai porti le ha il ministro Salvini. Il ministero del Sud e del mare non può essere considerato una sorta di “testimonial” delle esigenze del meridione e non deve essere costretto alla “contrattazione” tra i ministeri con deleghe confinanti. Che significa ministero del mare? Che dovrà incrociarsi con il turismo perché, si sa, il Sud vive di “sole, mare e paesaggio?”. Quanta operatività concreta e autonoma rispetto ai colleghi avrà Musumeci?

Se guardiamo dall’altra parte dello stivale, con Roberto Calderoli ha avuto un ministero pesantissimo, quello agli affari regionali e alle Autonomie, il che equivale a dire che il governo Meloni ha spalancato le porte alle richieste della Lega e del nord. Anche in termini di ministeri il governo è proprio a trazione nordista. Allo stesso modo Matilde Siracusano, che  per le sue battaglie  sul Ponte, sull’isolamento della Sicilia che per quelle sulla giustizia, avrebbe potuto essere un raccordo utilissimo ad esempio alle infrastrutture ed invece va ai rapporti con il Parlamento. A proposito, la Lega che tanto dice di guardare al Sud non ha indicato un solo nome per nessuna delle cariche, neanche per dare una mano a Salvini che si è già messo il casco di capo cantiere per il Ponte e si dice pronto a mettere la prima pietra (che poi sarebbe la terza). Siracusano è sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, anche in questo caso un ruolo di prestigio ma meno incisivo nelle potenzialità.

Eppure, i leader dei partiti del centrodestra dovrebbero ricordare che i siciliani che li hanno votati hanno  avuto talmente tanta fiducia in loto da eleggere sia nei collegi uninominali che al proporzionale, la quasi moglie di Berlusconi Marta Fascina, l’ex ministra Vittoria Brambilla, l’attuale vice ministro Maurizio Leo, Stefania Craxi , nata, vissuta ed eletta negli anni scorsi a Milano (“eh però il bisnonno è della provincia di Messina”, “già però l’avete candidata a Gela”). Insomma, se non altro, un minimo di riconoscenza per un elettorato di centrodestra che vi ha votato ad occhi chiusi senza neanche leggere i nomi nella scheda potevate pure averla.

Invece no. Ancora una volta ha prevalso la logica del nord.

A Nello Musumeci ed a Matilde Siracusano vanno gli auguri di un buon lavoro e di infinita pazienza perché dovranno averne per riuscire ad ottenere ogni risultato. Certo, è la squadra che conta, ma lo ricodava anche Ligabue quanto è difficile la vita da mediano “a recuperar palloni, che il pallone devi darlo a chi finalizza il gioco”. Insomma, le public relations sono fondamentali oggi, ma molto di più i ministeri chiave (in epoca di Pnrr…)

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