Non accenna a placarsi la “Guerra del pane” in Sicilia. Lo scontro tra le associazioni di categoria che rappresentano gli artigiani e i commercianti, da un lato, e l’assessorato alle attività produttive della Regione Siciliana, dall’altro, si è riacceso. Cna, Confartigianato, Casartigiani, Claai e Confesercenti puntano il dito contro il decreto sulla panificazione emanato dall’assessore Mimmo Turano. “Errare è umano, perseverare è diabolico. E l’assessore regionale alle Attività Produttive, Domenico Turano, continua, inesorabilmente, a sbagliare”, hanno dichiarato in una nota stampa congiunta.
Il conflitto si trascina ormai dalla legislatura precedente, ovvero da quando l’allora assessore alle attività produttive del governo Crocetta, Mariella Lo Bello, dispose l’obbligo della chiusura domenicale. Un provvedimento fortemente contestato dagli addetti ai lavori perchè molto limitativo della libertà imprenditoriale, tanto da essere stato impugnato perchè ritenuto in contrasto con la direttiva comunitaria Bolkestein sulla liberalizzazione dei servizi nel mercato europeo. Per i piccoli artigiani e commercianti, infatti, i limiti imposti dal decreto avrebbero penalizzato le loro attività a vantaggio della grande distribuzione.
Tutte le associazioni di categoria concordano con la necessità di prevedere un giorno di riposo settimanale, ma che non sia obbligatoriamente di domenica. La scelta, secondo loro, deve essere affidata alla discrezionalità dell’imprenditore. Argomentazioni che hanno spinto l’assessore Turano a rivedere le decisioni prese dall’assessorato più volte nel tentativo di trovare un punto di equilibrio. Il decreto approvato qualche giorno fa dispone il riposo obbligatorio nella prima e nella terza domenica del mese, tranne che nel periodo estivo. Anche quest’ultima soluzione tuttavia non soddisfa le esigenze dei panificatori.
“Ci risiamo. Ancora una volta, l’assessore Turano – affermano le cinque organizzazioni di categoria – mortifica gli interessi e le richieste degli operatori del settore, ignorando la rappresentanza sindacale. Il provvedimento, firmato il 30 maggio scorso, ricalca in buona sostanza il vecchio e contestato Decreto con la unica eccezione rappresentata dal comma 1 dell’art. 2, che altro non è che la sospensione della sua efficacia per il periodo che va dal 16 giugno al 30 settembre. E anche questa integrazione non ci trova pienamente d’accordo. Pur comprendendo e condividendo, infatti, lo spirito della novità introdotta – tuonano le associazioni datoriali – la nuova formulazione, così com’è congegnata, di fatto espropria i sindaci, che guidano i Comuni riconosciuti ad economia turistica, di una importante prerogativa: le loro funzioni vengono sostituite da una indiscriminata, perentoria ed imperativa disposizione Assessoriale, valevole su tutto il territorio regionale, che consente a tutte le Amministrazioni, a prescindere dalla vocazione, di modificare o sospendere l’obbligo di chiusura dell’attività di panificazione nel periodo estivo quando è comprovata una maggiore affluenza di persone e visitatori”.
“La verità è, purtroppo, e dobbiamo ancora una volta prenderne atto, che alla Regione l’approssimazione regna sovrana. E ancora una volta, nostro malgrado, dobbiamo denunciare l’assoluta contrarietà ad un ‘modus operandi’ reiterato dall’assessore. Turano – concludono Cna, Confartigianato, Casartigiani, Claai e Confesercenti – ha perso l’occasione di emanare un provvedimento correttivo rispetto alle storture contenute in quello precedente che in tutte le sedi avevamo segnalato. La battaglia andrà avanti, facendo leva sugli strumenti che la legislazione ci mette a disposizione”.
La replica di Mimmo Turano non si fa attendere: “Di indiscriminato e perentorio c’è solo il giudizio, anzi il pregiudizio, di alcune associazioni di categoria che sul tema dell’attività di panificazione si ostinano ad interpretare il ruolo dei bastian contrari“, afferma.
“Il nuovo decreto non è un editto come qualcuno vorrebbe fare credere ma un provvedimento di buonsenso che pur avendo dei chiari punti fermi è improntato ad una flessibilità responsabile che tiene conto delle esigenze specifiche dei territori. Inoltre – conclude – affida ai sindaci, di concerto con le associazioni di categoria, la possibilità di predisporre una turnazione ad hoc”.