Il Tribunale di Firenze ha reso pubbliche le motivazioni della sentenza che il 7 ottobre scorso ha condannato Tiziano Renzi e Laura Bovoli, genitori dell’ex premier Matteo Renzi, alla pena di un anno e nove mesi per aver emesso fatture false in concorso con l’imprenditore Luigi Dagostino, condannato a due anni e per il quale risulta anche l’imputazione di truffa aggravata.
“In ordine alle condizioni per la configurabilità dei contestati reati tributari, deve ritenersi comprovata l’inesistenza oggettiva delle due fatture emesse dalle società Party ed Eventi 6, sulla base di molteplici e convergenti elementi” hanno scritto i giudici.
Che poi hanno spiegato la loro decisione nei dettagli: “Anzitutto – hanno sottolineato – rileva in tal senso il mancato rinvenimento di qualsiasi documentazione comprovante l’esistenza delle prestazioni indicate nei documenti fiscali, a partire dall’incarico che sarebbe stato conferito dalla Tramor, all’epoca amministrata e legalmente rappresentata dal Dagostino, per finire agli elaborati che avrebbero costituito l’esecuzione dello stesso”.
E ancora: “Appare davvero strano che delle prestazioni di natura intellettuale di notevole valore, comportanti uno studio ed un’applicazione di particolare rilevanza, come vigorosamente sostenuto dallo stesso imputato Renzi Tiziano nelle sue dichiarazioni difensive, non solo non abbiano avuto una preventiva regolamentazione disciplinante le modalità con le quali le stesse avrebbero dovuto essere rese, tra le quali il prezzo, il tempo per l’esecuzione, il piano particolareggiato per l’attuazione delle idee innovative propugnate, ma anche – hanno specificato i giudici di Firenze – la redazione di documenti che possano aver costituito una preziosa opera di importanza fondamentale per la società committente, tale da dover essere scrupolosamente custodita nella documentazione amministrativa della compagine successivamente acquisita dalla multinazionale Kering“.
E sulla difesa dei Renzi, i giudici hanno sottolineato “la fragilità e la clamorosa contraddittorietà della posizione difensiva”.
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