L’imposizione di nuovi dazi da parte degli Stati Uniti sta mettendo in serio pericolo l’economia siciliana, con potenziali ripercussioni su esportazioni per un valore superiore a 1,2 miliardi di euro. Secondo un’analisi della Cgia di Mestre, la Sicilia è la seconda regione del Mezzogiorno più esposta alle misure protezionistiche varate dal presidente Donald Trump.
Negli ultimi anni, gli Stati Uniti sono diventati uno dei mercati di riferimento per i prodotti agroalimentari e manifatturieri siciliani. Nel 2023, l’Italia ha esportato verso gli Usa beni per un totale di oltre 67 miliardi di euro, con la Sicilia che ha contribuito con 1,264 miliardi di euro, registrando un incremento del 10,5% rispetto al 2022. Tuttavia, i dazi rischiano di compromettere questa crescita, rendendo i prodotti siciliani meno competitivi rispetto a quelli provenienti da altri Paesi.
Vino e olio d’oliva siciliano sotto attacco
La nuova politica commerciale americana prevede l’applicazione di tariffe su diversi settori strategici per l’economia siciliana, colpendo in particolare alcune delle principali voci dell’export regionale. Tra i comparti più esposti spicca il settore agroalimentare, con conseguenze che potrebbero avere un impatto significativo sul tessuto economico locale. Uno dei prodotti più vulnerabili all’aumento dei dazi è il vino. Nel 2024, i consumi di vino italiano negli Usa hanno subito un calo del 4,4%, nonostante una crescita dell’export. Questo dato è preoccupante perché indica una crescente difficoltà per i produttori italiani a competere nel mercato statunitense. L’introduzione di nuovi dazi rischia di aggravare ulteriormente la situazione, penalizzando le aziende vinicole siciliane, che negli ultimi anni avevano trovato negli Usa un’importante valvola di sfogo per la loro produzione a cominciare dai vini bianchi siciliani che nel 2024 avevano registrato un +5% di vendite secondo l’associazione Unione Italiana Vini.
Anche l’olio extravergine d’oliva, prodotto di punta dell’agroalimentare siciliano, rischia di subire gravi perdite. Nel 2023, le importazioni americane di olio d’oliva italiano hanno raggiunto i 666 milioni di euro, ma un aumento dei dazi potrebbe ridurre drasticamente la domanda, costringendo i produttori siciliani a cercare altri mercati o ad abbassare i prezzi, con conseguenti perdite economiche. L’Italia, in generale, è il secondo esportatore di olio d’oliva negli Stati Uniti dopo la Spagna, ma la concorrenza di Paesi come Tunisia e Grecia rischia di mettere fuori gioco i produttori siciliani, che già affrontano costi di produzione più alti.
Il rischio per l’occupazione e le possibili strategie per le aziende siciliane
Se le esportazioni siciliane dovessero subire un calo significativo a causa dei dazi, le conseguenze sarebbero drammatiche anche per l’occupazione. I settori agroalimentare e manifatturiero rappresentano una fetta importante dell’economia dell’Isola, con migliaia di aziende e lavoratori coinvolti. Un calo delle esportazioni potrebbe tradursi in riduzioni della produzione, chiusura di aziende e perdita inevitabile di posti di lavoro, aggravando una situazione già difficile per l’economia siciliana, caratterizzata da un tasso di disoccupazione superiore alla media nazionale. Secondo un rapporto della Camera di Commercio di Trapani, nel 2023 le esportazioni siciliane verso gli Stati Uniti hanno raggiunto i 12 milioni di euro, con un incremento rispetto all’anno precedente.
Le aziende siciliane si trovano di fronte a una sfida importante e devono adattarsi rapidamente per non subire troppo il colpo dei dazi Usa. Una delle strategie più efficaci è quella di diversificare i mercati, puntando su Paesi come Cina, Giappone e Canada, dove la domanda di prodotti italiani è in costante crescita. Allo stesso tempo, valorizzare la qualità con certificazioni come DOP e IGP può aiutare a mantenere prezzi competitivi anche di fronte a un aumento delle tariffe doganali.
Tuttavia, il futuro dipenderà anche e soprattutto dalle mosse dell’Unione Europea e dalla capacità delle istituzioni di difendere il Made in Italy sui mercati internazionali. Se le politiche protezionistiche statunitensi dovessero continuare, sarà essenziale rafforzare il mercato interno e adottare misure di sostegno all’export per evitare ripercussioni gravi sull’economia dell’Isola. Intanto, gli imprenditori siciliani guardano con preoccupazione agli sviluppi a Washington, nella speranza che la diplomazia possa scongiurare un’escalation che rischierebbe di colpire duramente il tessuto produttivo regionale.