Un record davvero preoccupante che fotografa come il 2023 sia stato di gran lunga l’anno più caldo sulla Terra nell’ultimo secolo e mezzo. Ad annunciarlo il servizio europeo Copernicus (in precedenza il record apparteneva al 2006).
Purtroppo questo dato non ci stupisce più di tanto. Adesso che il freddo è arrivato sembra ormai lontano il ricordo di quei caldi mesi estate che ci siamo lasciati alle spalle. Un’estate rovente che non accennava a lasciarci in pace dato il clima eccezionalmente caldo che si è registrato sull’Isola addirittura fino a fine settembre.
Al di là delle temperature estreme con punte eccezionali da 47,6 gradi, con “cruscotti impazziti” che segnavano temperature fino a 51 gradi (CLICCA QUI), a preoccuparci c’è stato anche tanto altro.
Boom di morti al Sud per il caldo
A causa di questa situazione climatica estrema, sono stati tanti purtroppo i decessi al Sud con oltre 500 decessi nella popolazione anziana (+9% rispetto al previsto). I dati arrivano dal terzo rapporto sul Piano operativo nazionale per la prevenzione degli Effetti delle ondate di calore pubblicato sul sito del Ministero della Salute. Ad essere maggiormente colpita soprattutto la popolazione anziana over 65.
Tra le principali città siciliane colpite: Catania e Palermo dove si sono registrati enormi difficoltà legate a frequenti black-out, oltre ovviamente ai numerosi incendi che hanno interessato l’Isola. In particolare è la città di Catania a registrare l’incremento maggiore in termini percentuali, con un +35%. Segue poi Palermo, dove è stato registrato un eccesso di mortalità del 30%. A seguire poi Messina con un incremento del 20%.
L’emergenza incendi e il ping pong tra Roma e la Sicilia
Durante la lunga estate del 2023, gli incendi hanno divorato più di 51 mila ettari in Sicilia, la maggior parte di campi coltivati. Un dato davvero tragico se rapportato con le superfici arse dagli incendi del resto d’Italia. Tutte le regioni italiane messe insieme hanno infatti complessivamente sacrificato alle fiamme circa 23 mila ettari.
Si tratta quindi di un duro colpo per l’economia dell’Isola, con danni milionari stimati dalla Protezione civile. La provincia più colpita è Palermo (3.174 ettari), seguita da Messina (1.066) e Siracusa (995). Staccate Enna (511 ettari), Trapani (461), Catania (400), Caltanissetta (336) e Agrigento (229).
Nonostante questi numeri allarmanti la situazione a livello politico appare piuttosto confusa. Dopo mesi di attesa è arrivato infatti il no da Roma al riconoscimento dello stato di emergenza nazionale per la Sicilia per gli incendi del 2023. Una notizia che non ha potuto che scatenare ovvie polemiche, anche proprio interne al centrodestra con il presidente della Regione siciliana Renato Schifani che ha tuonato: “non mi riconosco in questo Stato”.
Purtroppo la questione è quantomai paradossale. La risposta da Roma infatti non si è fatta attendere, con il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci che si è detto pronto nel tentativo di trovare una possibile soluzione. L’ex governatore siciliano ha infatti spiegato di aver più volte sollecitato i sindaci dei Comuni coinvolti a produrre tutta la documentazione necessaria entro il 19 gennaio ribadendo: “ognuno dovrà rispettare i tempi”.
Un ping pong quindi tra Stato e Regione che non può che scatenare solo rabbia e frustrazione, soprattutto tra le centinaia e centinaia di siciliani che proprio a causa di queste catastrofi hanno perso tutto. Un caos tutto burocratico che ha quasi rischiato di lasciare i siciliani inesorabilmente a bocca asciutta. Si stima infatti che si tratti di circa centocinquanta milioni di euro la conta dei danni calcolati nell’estate del 2023. Fortunatamente in queste ore è arrivata la notizia di una nuova riesamina della richiesta di riconoscimento dello stato di calamità naturale per gli incendi del luglio scorso in Sicilia. Tra Roma e la Regione sembra infatti essere tornato il sereno.