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All’indomani delle stragi che segnarono un punto di non ritorno per l’Italia intera, cominciò una forma più agguerrita di lotta alla mafia che chiamò in causa una serie di persone che, fino ad allora, non avrebbero neanche mai pensato di intraprendere questo percorso.
Uno di loro fu Alfonso Sabella, avvocato civilista poi sostituto procuratore del pool antimafia di Palermo, retto da Gian Carlo Caselli.
A distanza di una decina d’anni il magistrato diede voce, nella stesura del libro “Cacciatore di mafiosi“, all’esperienza di quei giorni per far luce su alcuni aspetti della percezione della “mafia”.
“Ho scritto il libro, insieme ai giornalisti Francesco Vitale e Silvia Resta – ha dichiarato Sabella – per due motivi: per raccontare la gestione della procura sotto la guida di Giancarlo Casella e, soprattutto, perché ero stufo di vedere in tv un’immagine patinata della mafia, ben diversa da quella che conoscevamo noi magistrati”.
Oggi dal quel libro è stata realizzata anche una serie televisiva in 12 puntate, “Il cacciatore” che partirà su Raidue il 14 marzo, per la regia di Stefano Lodovichi e Davide Marengo.
A quanti storceranno il naso pensando “ecco la solita fiction sulla mafia” anticipiamo che, al di là del fatto che le riprese in esterno sono, va da sè, girate in Sicilia, è l’approccio tecnico, riprese e montaggio, che fa della serie un prodotto non standardizzato ed esportabile anche all’estero.
Una tensione crescente, l’introduzione di un nuovo antagonista sul finir del secondo episodio, immagini d’archivio misti a nuove riprese e caratterizzazioni dei personaggi, buoni e cattivi, forte e non unilaterale, sono alcuni degli ingredienti che fanno del prodotto non una semplice docufiction.
Un cast quasi interamente siciliano, infine, dovrebbe scongiurare il rischio di interpretazioni poco credibili: ne fanno parte David Coco (Leoluca Bagarella), Paolo Briguglia (Tony Calvaruso, autista di Bagarella), Roberta Caronia (Vincenzina, moglie di Bagarella), Miriam Dalmazio (Giada, moglie di Saverio Barone), Francesco Foti (procuratore), Edoardo Pesce (Giovanni Brusca), Francesco Montanari, nei panni del magistrato Barone, Roberto Citran (Andrea Elia, procuratore capo di Palermo), Antonio Avella (Giuseppe Di Matteo) e Vincenzo Pirrotta, con un piccolo cameo nella parte di Salvatore Donà.