La Sicilia è tra le regioni più colpite dalla riduzione della popolazione giovanile: Palermo e Catania guidano il calo con percentuali allarmanti. Le carenze nei servizi educativi amplificano il problema, con un’offerta limitata nelle aree periferiche e una copertura comunale inferiore al 40%.
E’ quanto si legge nel report pubblicato da Istat “I giovani nelle città metropolitane: la fragilità dei percorsi educativi nei contesti urbani. Anni 2022 e 2023″.
Negli ultimi 30 anni le città metropolitane hanno perso complessivamente un milione e mezzo di giovani, il 24,5% in meno rispetto al 1993. Al 1° gennaio del 2024 nelle 14 città metropolitane ne risiedono 4,8 milioni nella fascia 0-24 anni, oltre un terzo del totale nazionale, che è di 13,6 milioni, e rappresentano il 22,6% della popolazione totale ma anche in questo caso con una significativa perdita rispetto al 1993 (-10%) quando c’era un giovane ogni 3 persone.
Il quadro siciliano
La crisi demografica: il crollo della popolazione giovanile nelle aree urbane
La Sicilia sta vivendo una duplice crisi: demografica ed educativa. Secondo il report Istat, negli ultimi trent’anni le città metropolitane dell’isola hanno registrato una perdita significativa e proprio Palermo e Catania sono tra le città che hanno subito i cali più drastici, contribuendo a un declino della componente giovanile che supera il 23,9% nel Sud e nelle Isole, con punte critiche come il -45,3% registrato a Cagliari.
In Sicilia, la contrazione della popolazione nella fascia 0-24 anni riflette una dinamica naturale negativa, solo parzialmente compensata dai flussi migratori dall’estero.
Tuttavia, l’apporto delle migrazioni non è sufficiente a contrastare il calo delle nascite, un trend che rischia di avere conseguenze durature sul tessuto sociale ed economico della regione.
Nel dato nazionale delle città metropolitane il confronto di genere vede una prevalenza della componente femminile, il rapporto di mascolinità è 94,2 uomini ogni 100 donne (in Italia è 95,7) e questo peso, come noto, cresce con l’avanzare dell’età a causa della maggiore longevità delle donne.
Dalla nascita e fino a 14 anni prevale però la componente maschile (106,1) della popolazione, che continua a crescere nei ragazzi e giovani da 15 a 24 anni (108 maschi ogni 100 femmine).
Servizi educativi in grave affanno in Sicilia
Oltre alla diminuzione demografica, si evidenziano gravi difficoltà nell’accesso ai servizi educativi.
A Palermo, i comuni con almeno un servizio educativo rappresentano meno del 40%, ben al di sotto dell’obiettivo nazionale del 75%. Questo dato risulta particolarmente critico nelle aree periferiche, dove oltre il 50% dei servizi è garantito nei comuni dell’anello esterno. Anche Messina segue uno schema simile, con una concentrazione di servizi nelle zone meno centrali.
Nonostante le difficoltà, Palermo emerge come un punto di riferimento parziale, con il 56,3% dei servizi educativi concentrati nel comune capoluogo, superando la media nazionale.
Tuttavia, questo risultato non è sufficiente a compensare le carenze nelle zone più periferiche, dove l’accesso all’educazione rimane limitato.
Nel complesso dei territori metropolitani il 61,6% dei comuni ha almeno un servizio per la prima infanzia, contro il 52% del totale dei comuni italiani.
Il tradizionale ruolo di principale erogatore di servizi svolto dai comuni capoluogo dei territori metropolitani è confermato anche dall’elevata concentrazione dell’offerta educativa (47,5%) rispetto alle cinture urbane e agli altri comuni più periferici.
Il confronto fra i poli urbani mostra però un andamento diversificato. I valori significativamente superiori alla media si rilevano nei comuni di Roma (71,5%) e Genova (67,2%).
Nelle città metropolitane di Messina e Reggio Calabria invece più del 50% dei servizi è garantito nell’anello più esterno dell’area urbana.