Il nostro racconto, calato nella realtà, ha come protagonista “Il Giardino dell’Impossibile” che nel nome custodisce una inattuabilità che, invece, grazie alla forza di una donna, è diventata realtà. Ben presto questa misteriosa nebbiolina, che ci avvolge, si aprirà su un luogo immaginifico che ha per palcoscenico l’incantevole Favignana. Prima di penetrare in questa isola ricca di mistero, vogliamo condividere con voi un aforisma che ci conduce alla nostra meta:
“Sembra sempre impossibile finché non viene realizzato“. (Nelson Mandela)
Favignana
Le isole siciliane, come tutta la Triquetra, hanno subito o goduto, a seconda dei punti di vista, di varie dominazioni. Da qui i vari nomi con cui sono state appellate e che ne descrivono l’essenza. Favignana, la più grande delle Egadi, fu chiamata dai fenici “Katria”; dai latini “Egate”; dai geografi arabi “Djazirat ‘ar Rahib”, isola del monaco o del romito, per la presenza sull’Isola di un eremita che avrebbe vissuto nel Castello di Santa Caterina; dai greci “Aegusa, isola delle capre, per la quantità che ve ne pascolavano o per il nome della ninfa che la scelse come sua dimora. Riguardo il toponimo attuale, risalente al Medioevo, sembrerebbe avere origine dal “Favonio”, un vento caldo proveniente da ovest che batte le sue coste.
Anche la sua forma ha suscitato le più fantasiose interpretazioni: negli anni ’70 il pittore Salvatore Fiume la paragonò a una farfalla, adagiata sul mare; altri, invece, a uno sparviero e quest’ultima troverebbe riscontro nello stemma del municipio in cui troneggia un uccello rapace che distende le ali su tre torri.
Il suo centro abitato, formatosi dopo il 1640, con le tradizionali architetture mediterranee, caratterizzate da intonaci bianchi e finestre azzurre o verdi, è in grado di catapultare il visitatore in un ambiente di grande armonia e relax, ideale per una vacanza lontana dalla vita frenetica della città. Le coste, inoltre, offrono spiagge con sabbia fine e dorata come Cala Azzurra, Lido Burrone, i Calamoni; suggestive calette di sabbia e ciottoli nella zona di Punta Lunga, Punta sottile e i Faraglioni, da cui godere tramonti mozzafiato; mista di rocce e sabbia, Cala Rossa e la Grotta dei Sospiri.
Il Giardino dell’Impossibile
Dopo tanta bellezza, si continua con l’elogio di questa isola e, infatti, ad attenderci c’è “Il Giardino dell’Impossibile“, regno d’incantamento, in cui resterete inebriati dai profumi, incantati dai colori di una tale varietà di fiori che sarà come fare, da immoti, un viaggio intorno al mondo. Un luogo che riconcilia con l’universo, col divino, che può albergare ovunque per chi ne abbia una visione e la voglia regalare agli altri, proprio come ha fatto Maria Gabriella Campo. Figlia di un cavatore, come una sorta di Demiurgo, ha forgiato il preesistente, convertendo una delle antiche cave di tufo, dismesse, in un paradiso terrestre; un progetto di recupero urbanistico incentrato sul forte legame che, a Favignana, la terra ha sempre avuto con l’uomo, che si è rifugiato nei suoi antri, luoghi carichi di storia che sembrano abitati da Mnemosine, che ne custodisce la memoria.
Ma cos’è il Giardino dell’Impossibile?
Il Giardino dell’Impossibile, di circa 40 mila metri quadrati di orto botanico, la metà dei quali si trovano sotto il livello della strada, con 300 specie provenienti da tutto il mondo, è un meraviglioso progetto di riqualificazione ambientale. Tutto inizia nel 2001 quando, con un intervento di bonifica delle cave di Villa Margherita, Maria Gabriella si oppose a chi le diceva che sarebbe stato “impossibile” fare attecchire qualcosa in quella terra brulla. Da donna tenace e innamorata di quel maestoso patrimonio, dimentica delle parole altrui, decise di trasformare un’antica cava di tufo abbandonata in un “eden” con specie provenienti da vari viaggi compiuti in Italia e al’’estero, come pini d’Aleppo, alberi da frutta, carrubi, falso pepe (Schinus molle), olivi, corbezzoli, Polygala myrtifolia, Callistemon, ginestre, agavi e Dasylirion a profusione, papiri e ninfee.
Grazie alla sua visione illuminata, questa sorta di Genius loci, ha dato origine a quel Giardino chiamato dell’Impossibile, forse, per ricordare a chi la demotivava e scoraggiava che nulla, in realtà, lo è. Villa Margherita, la tenuta in cui sono inseriti, offre una suggestiva ed emozionale esperienza tra le cave a “galleria” e a “grotta”, che rappresentano le varie tipologie estrattive risalenti al ‘700 e all”800 in cui i “pirriaturi“, grazie a rudimentali strumenti manuali, scalpellando la pietra, estraevano dalla roccia blocchi di varie dimensioni per la costruzione di palazzi, case, chiese e fortezze, realizzando, da “artisti inconsapevoli“, splendide geometrie surreali, irrazionali e oniriche a cui dare significati “altri”. Visibile, anche, la grande cava a cielo aperto, tagliata con mezzi meccanici tra il 1950 e il 1960. Il 14 dicembre del 2010 i Giardini Ipogei di Villa Margherita, che è anche residence, sono stati iscritti nel Libro delle Espressioni del R.E.I.L. Isole Egadi, in quanto rappresentanti un’alta espressione del patrimonio culturale dell’umanità.
Le origini delle cave
Nelle cave di tufo, dette “pirrere”, la roccia di calcarenite, compatta, veniva ridotta in blocchi di varie dimensioni dai mastri cavatori che, utilizzando mannaie o altri semplici arnesi, scavavano il terreno in profondità, lasciando gole, nel caso delle cave a cielo aperto, o labirintiche gallerie, nel caso di quelle in grotta. Quando non vi era più nulla da utilizzare, veniva abbandonata e, a quel tempo, spesso trasformata in “giardino” per la sussistenza delle famiglie. Vi venivano piantati, infatti, mandorli, carrubi, limoni e arance, che crescevano protetti dal caldo estivo e dai venti invernali; vi si allevavano animali da cortile e, ovviamente, dovevano contenere un pozzo dal quale estrarre l’acqua che, anche se leggermente salmastra, serviva per cucinare, lavare, annaffiare gli alberi e le piante. Il loro recupero, così come è accaduto con i Giardini Ipogei di Villa Margherita, è necessario affinché il passato venga eternato, proiettandosi nel futuro.
Curiosità
Maria Gabriella Campo, l’ideatrice di Villa Margherita e dei “Giardini dell’Impossibile”, potrebbe essere la protagonista di un film. Come lei stessa racconta, in un’estate del 1970, insieme al marito, decise di andare a vivere in una piccola casa prefabbricata all’interno di un lotto di terra, tra Cala Azzurra e Cala Rossa, lasciatogli dal suocero. Con una grande passione per le piante, trasmessale dalla madre, decise di dedicarsi alla realizzazione di un piccolo giardino, creando una zona d’ombra con dei pini d’Aleppo. Dopo la nascita dei due figli, spinti dalla necessità di andare a vivere in un’abitazione più grande, acquistarono un vasto territorio limitrofo, incolto, in cui vi erano cave a cielo aperto, abbandonate. Ed ecco che questa donna, sognatrice e tenace, interloquendo con l’aspra natura di Favignana, è riuscita a far attecchire, come abbiamo già accennato, 300 specie provenienti da ogni angolo del mondo che,oggi, costituiscono il nucleo principale di Villa Margherita e del suo Giardino dell’Impossibile, rifugio d’incanto dal disincanto di questi tempi.
Sicilia, isola mitica e mistica, tutta da scoprire.
[Le foto sono tratte dal sito www.villamargherita.it]