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Il Gotha della lotta alla Mafia si interroga. Beni confiscati e Antimafia: “A che siamo?”

domenica 19 Febbraio 2017

Una riflessione sulla mafia con un occhio all’antimafia. L’argomento negli ultimi anni rimbalza di bocca in bocca. Prima il bisbìglio, poi le tensioni tra le associazioni, i post su Facebook (rigorosamente senza nomi e cognomi) ed infine i libri. Il percorso senza dubbio verrà studiato nei prossimi decenni, ma ad oggi sono in tanti a chiedersi: dove stiamo andando? Il metronomo individuato dagli addetti ai lavori è lo stato dell’arte dei beni confiscati. I miliardi non si contano più. A inizio gennaio la Calcestruzzi Belice è fallita per un debito di 30 mila euro e in molti sono tornati ad interrogarsi sulla gestione delle aziende sottratte alla criminalità.

In questi giorni a Palermo sono giunti il ministro del’Interno, Marco Minniti, il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone e il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone per un convegno con il gotha della lotta alla criminalità nell’aula magna di Giurisprudenza dell’Università. “Contro le mafie: a che punto siamo?”. Al tavolo anche Francesco Forgione e Costantino Visconti, autori di due libri pungenti sul mondo dell’antimafia. A moderare l’incontro – ça va sans dire – il condirettore del Giornale di Sicilia, Giovanni Pepi personaggio discusso di cui si è occupata l’ultima relazione sui rapporti tra Mafia e Informazione della commissione Parlamentare Antimafia. Il messaggio è chiaro e univoco: la vecchia Cosa Nostra è stata sconfitta ma adesso le mafie mirano al “Mondo di Mezzo” fatto da colletti bianchi, politica e imprenditoria.

calcestruzzi beliceLa nuova sfida mira ai conti corrente dei boss. Ai mercati illegali fatti di imprese costantemente ricapitalizzate. Ai capitali raccolti illecitamente negli anni settanta, ottanta e novanta e ai traffici tuttora in corso. “L’utilizzo dei beni confiscati è di per sé un’azione di contrasto alle mafie – dice Cantone – non si deve avere paura di disfarsi dei beni sottratti alle cosche che non sono realmente utili, di venderne qualcuno e utilizzarli sì in una logica sociale ma che sia anche di tipo economico. Credo sia una grande idea quella di affidare i beni alle cooperative come accaduto nella mia regione, per creare occasioni di lavoro. I beni confiscati devono essere un’occasione e non un’ulteriore ragione di spesa per le istituzioni”. L’argomento è caldo e pochi giorni fa il vice ministro dell’Interno, Filippo Bubbico aveva detto “lì dove non è possibile venderli lo Stato deve distruggerli”. Ma fin qui si parla dei beni mobili e immobili.

senato-vicepresidenti

Poi ci sono le aziende. Fra Trapani e Agrigento ad esempio era stata progettata una “rete del calcestruzzo” che non è mai decollata. Del progetto promosso da Unioncamere e Libera faceva parte anche la Calcestruzzi Belice ma da oltre due anni sembra arenato. Il nuovo codice Antimafia dallo scorso 27 settembre è all’attenzione della Commissione Giustizia del Senato. L’approvazione modificherebbe l’ossatura del sistema di gestione dei Beni Confiscati. “Se dovessimo fare un bilancio dell’azione dello Stato contro le mafie – dice il Ministro dell’Interno, Marco Minniti – dovremmo dire che è straordinario, perché sia Cosa nostra che le altre mafie hanno subito colpi inimmaginabili: l’elenco dei latitanti è drasticamente diminuito, esponenti di spicco sono al 41bis, l’attacco ai patrimoni, cuore economico delle organizzazioni mafiose, è stato messo a dura prova e abbiamo fatto dei passi in avanti sulla consapevolezza del fenomeno. Se dovessi dire, però, cosa manca e quale è il punto di fragilità direi che è l’incontro tra questa risposta e un radicato movimento popolare contro le mafie”.

montante-antonelloSi è tornato a parlare di “carrieristi dell’antimafia”. Politici, giornalisti, imprenditori. Dalla storia di Pino Maniaci, direttore di Telejato, a quella di Antonello Montante (in foto), presidente regionale di Confindustria attualmente indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e Silvana Saguto, ex presidente della sezione Misure di Prevenzione di Palermo passando fino a certe “truppe giudiziarie di assalto”. “Siamo arrivati ad un punto in cui bisogna tirare una riga per terra, se vogliamo arrivare ad avere piena sintonia tra Stato e istituzioni che contrastano la mafia con gli strumenti della legge e le metodiche investigative e dall’altro un Movimento che creda nella sconfitta definitiva della mafia, noi dobbiamo fare i conti anche con le cronache di quanto è accaduto in questi anni. Arrivano dei momenti in cui bisogna fare i conti con la storia e si arriva ad un punto in cui bisogna fare chiarezza, perchè la chiarezza sul passato ci farà più forti per il futuro”. Ad ascoltare c’erano uomini e donne impegnate quotidianamente nella lotta alla mafia e tanta società civile: Dal Procuratore di Palermo Francesco Lo Voi ai comandanti di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, fino agli amministratori giudiziari. E il 2017 sembra il momento giusto.

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