Pezzettino dopo pezzettino, percentuale dopo percentuale, il Governo nazionale sta portando alla privatizzazione della società Poste Italiane. Il sindacato della Cisl Sicilia non ci sta e per mezzo del suo segretario, Mimmo Milazzo, si scaglia contro la decisione di destatalizzare la S.p.a.: “La collocazione sul mercato di un altro 30% di Poste italiane sarebbe un’ipoteca sul diritto di cittadinanza e una minaccia per i lavoratori. A pagare il prezzo più alto, i 900 part time, gli uffici dei piccoli Comuni, il recapito nei piccoli centri”.
Milazzo sostiene come l’ulteriore privatizzazione del 30% sarebbe “una mera operazione di cassa – afferma – che, sull’altare di una logica squisitamente contabile, con l’unico obiettivo di ridurre il debito pubblico, sacrificherebbe la funzione sociale, la valenza economica, la storia e la cultura di un’azienda che è ancora la cassa di risparmio della gran parte dei pensionati, dei lavoratori e delle famiglie, nel Paese”.
Gli fa eco il segretario regionale del Sindacato dei Lavoratori delle Poste della Cisl (Slp Cisl) Giuseppe Lanzafame (in foto a destra): “Il governo ci ripensi; l’eventuale privatizzazione sarebbe un errore strategico”.