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Il Liberty scommessa per la Palermo del futuro nel nome di Ernesto Basile

giovedì 1 Giugno 2017

Fu sicuramente il Liberty, il periodo più esaltante della modernità palermitana, forse siciliana.

Se lo stile definito “Art Nouveau” e declinato in forma regionale dalle diverse denominazioni locali ebbe così tanto successo, il motivo è forse da ricercarsi in quella sinergia totale e istantanea tra società e sviluppo economico che seppe rilanciare in maniera radicata e virtuosa una intera stagione culturale e creativa definitiva Belle Époque ed entrata così tanto nel mito da rivelarsi nell’odierna decadenza, il tassello di riferimento per il rilancio non solo turistico della città che diede i natali a quel protagonista indiscusso del Liberty europeo che fu l’architetto Ernesto Basile.

Secession viennese, Jugenstjl tedesco, Modernismo spagnolo, Liberty torinese con Raimondo D’Aronco, milanese con Giuseppe Sommaruga e siciliano appunto con Basile ed i suoi epigoni formatisi tutti, un’intera generazione di progettisti straordinari ed eclettici, nella scuola palermitana da lui creata e diretta, lui, direttore del Regio Istituto di Belle Arti e docente di Architettura e Architettura Tecnica presso la Regia Scuola di Applicazione per Ingegneri e Architetti.

Ernesto Armó, Enrico Calandra, Giuseppe Samonà, Salvatore Caronia Roberti, Salvatore Benfratello, Giovan Battista Santangelo, Saverio Fragapane, Francesco La Grassa, Francesco Fichera, Camillo Autore, Giuseppe Re Grillo, gli allievi più illustri e capaci, tutti protagonisti indiscussi di quel sentire europeo positivista e fortemente espressione di un decorativismo integrale interno ed esterno mai scisso dal contesto urbano e apertamente connotato sotto l’egida del concetto mittleuropeo di “Gesamtkunstwerk” cioè opera d’arte integrale.

Così come avveniva in tutta Europa, il progetto Art Nouveau, si dipanava tenendo insieme stilisticamente e formalmente la maniglia della porta e la misura geometrica delle diverse stanze, il ferro battuto di balconi e scale e le coperture piane o inclinate, gli arredi interni con il disegno sinuoso dei giardini e ancora le decorazioni di pareti e soffitti affidate volutamente a grandi artisti sempre locali, le sculture, l’illuminazione, le posate.

Ernesto Basile

Gaudì, Plecnik, Wagner, Olbrich, Hoffmann, Mackintosh, Basile appunto e con loro gli allievi, ridisegnarono la bellezza delle grandi capitali europee al passaggio verso il Novecento, intessendo coi rispettivi luoghi di provenienza, rapporti dinamici e suggestivi, donando forma al gusto del proprio tempo, trascinando la stagione dei precedenti ecclettismi in un nuovo modo di concepire l’opera d’arte abitativa in direzione di una modernità spinta al lusso da intendersi come espressione di un rinnovato patto tra imprenditoria e società, cultura locale e bellezza da ostentare come traguardo personale, democratico e raggiungibile.

Il nuovo stile la farà da padrone fino all’innesco del secondo conflitto mondiale e a Palermo sarà legata indissolubilmente alle fortune di famiglie di imprenditori virtuosi come I Florio e i Ducrót che fecero mai mancare il proprio appoggio allo sviluppo locale di industria ed artigianato e avrà indiscusso il volto protagonista di Ernesto Basile,  icona urbana del ridisegno della città come istanza veramente democratica del diritto alla bellezza per tutti i cittadini.

Fu città felice, la Palermo Liberty!

“Lo fu dal punto di vista della floridezza economica – spiegano gli architetti Giulia Argiroffi e Danilo Maniscalco, che hanno dato vita all’hasthag #labellezzasalveràpalermo, entrambi membri del Tavolo Cultura del M5S –  sul fronte del riscatto culturale che pose Palermo epicentro Art Nouveau,  lo fu dal punto di vista estetico e malgrado il saccheggio democristiano del dopoguerra, restituisce ancor oggi un organico di edifici superstiti tali da poter riuscire ad intessere preziosissimi itinerari tematici capaci di creare subito se in rete, sviluppo locale di matrice turistica e sostenibile”.

“Pensiamo al percorso delle architetture Liberty di Ernesto Basile – sottolineano Argiroffi e Maniscalco che proponiamo come Nuova Icona Urbana , quasi cinquanta le opere censite tra, ville, villini,  palazzi, cappelle, edifici pubblici e per il culto, sanatori, restyling, arredo urbano, monumenti commemorativi, kursal. Pensiamo al percorso Liberty degli allievi, che disseminati per tutto il territorio metropolitano potranno, unitamente ai capolavori del maestro, ricordare e ricordarci chi siamo, e da dove veniamo”.

“Noi lo amiamo definire “EffettoBasile“, adesso appartiene a questo nuovo sentire palermitao che ha nel riscatto culturale delle proprie radici la volontà di rilancio della nostra straordinariaforza creativa locale, il fulcro di questo necessario cambiamento di costume è la sostanza stessa del futuro economico e culturale della città felice”.

La Palermo Liberty fu davvero città felice per tutti i suoi fortunati abitanti. Oggi può tornare ad esserlo!

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