Il nostro protagonista è un oggetto del mistero, suono e, anche, vibrante voce della nostra Sicilia di cui, prima di arrivare al nome con cui è conosciuto universalmente, srotoliamo i vari sinonimi grazie al grande Giuseppe Pitrè.
“In Piana de’ Greci Mariùah, in Cefalù Marrucchinu, in Licata Calarruni, in Prizzi Camarruni, in Porto Empedocle Cacamarruni, in Cianciana Ganganarruni, in Riesi Angularruni, in Vittoria Nningalar-runi, in Palma Mangarruni e Marigarruni, in Catania Marauni,ìn Piazza Armerina Maurmarruni,in Girgenti e qualche paese Ticino Malularruni; in alcune parti del Messinese Marranzuni, in Castrogiovanni Marranzanu”.
Ladies and Gentlemen, Signore e Signori, stiamo parlando del “Marranzano”, “u ngangalarruni“, che ha origini controverse. Anticamente, secondo una tradizione, i ladri si servivano dello scacciapensieri, altro suo nome, per essere avvertiti della presenza della ronda; secondo un’altra, invece, quel suono che si immaginava provenire da allegre compagnie, tranquillizzava i “viandanti” che attraversavano le campagne; secondo altri ancora, il suo suono nella notte silenziosa, udibile da qualsiasi punto si fosse, permetteva alle combriccole di malintenzionati di darsi il segnale con cui entrare in azione. La sua storia risalirebbe al XVI secolo e sia in Europa che in India, infatti, sono stati ritrovati resti di strumenti che fanno pensare al nostro marranzano. In Sicilia si pensa che fece la sua comparsa nel Tardo Medioevo, una cosa certa è che pensandolo viene in mente la tarantella, che è voce della nostra isola assieme a ‘u fiscalettu, il flauto dritto, a ‘u bummulu, recipiente di terracotta suonato soffiandoci dentro, a castagnette e tamburelli.
Adesso un intermezzo poetico con dei versi di Salvatore Quasimodo, premio Nobel per la Letteratura nel 1959, tratti da “Strada Agrigentum” del 1938, che lo descrive così:
“E più t’accori s’odi
ancora il suono che s’allontana largo
verso il mare dove Espero già striscia
mattutino: Il marranzano tristemente
vibra nella gola del carraio che risale
il colle nitido di luna, lento tra il
murmure d’ulivi saraceni”.
Adesso, possiamo metterci in viaggio con questo antico e magico strumento grazie al poetico docu-film: “The Strange Sound of Happiness”, di Diego Pascal Panarello, che è la storia del regista, un quarantenne disincantato che, ammaliato dal suono di questo piccolo pezzo di ferro, decide di seguirne le orme. Scopre che quell’oggetto, venduto nella sua Sicilia come souvenir, era presente, sotto forme e con nome diversi, in realtà diverse. Da qui il suo mettersi in cammino dalle nostre coste alle pianure congelate della Yakutia in Siberia, in cui è chiamato “Khomus”, “uomo magico”: cosa che diventerà Diego che avrà la chiave di accesso in un mondo in cui si ritroverà, involontariamente, al centro di un’antica profezia, proprio grazie allo scacciapensieri, il cui nome sarebbe legato al fatto che le sue vibrazioni, collegate alla scatola cranica, sono massaggio benefico al cervello di chi lo suona.
Nel diciottesimo secolo, il compositore austriaco Johann Georg Albrechtsberger, oggijohan georg meglio conosciuto come maestro di Beethoven, compose diversi concerti per orchestra, mandola e scacciapensieri spinto dall’entusiamo di Giuseppe II d’Austria per una performance a cui aveva assistito in un monastero. Mentre il concerto di Albrechtsberger è, forse, sconosciuto ai più, di sicuro non lo è la famosissima colonna sonora del film “Per qualche dollaro in più” del grande Sergio Leone, cult del genere Spaghetti Western, composta da Ennio Morricone nel 1965. In quegli anni questo strumento divenne quasi una moda che, oggi, si è rinnovata grazie al “Marranzano World Fest” (MWF) che nasce nel 2005 dal progetto del musicista ed etnomusicologo catanese Luca Recupero, con l’Associazione MoMu Mondo di Musica, prodotto dall’Associazione Musicale Etnea (AME), storica istituzione concertistica catanese, in collaborazione con l’Università degli studi di Catania, con l’esigenza di riscoprire e valorizzare il patrimonio musicale tradizionale del territorio siciliano, attraverso un fertile confronto con le culture musicali di tutto il mondo. Quest’anno l’appuntamento è con Marranzano World Radio su Radio-comunitaria.org. Sappiate che la prima edizione si chiamò: “Ciatu ca Sona” ed è considerato l’antenato del moderno apparecchio fonetico prescritto a chi è affetto da afonia post-operazione. La vibrazione della lamella sostituirebbe, infatti, quella delle corde vocali, permettendo tramite la sola respirazione di produrre suoni articolati. Rappresentato in un famoso dipinto di Dirck van Baburen, “Ragazzo che suona uno scacciapensieri”, è un tipico esempio della produzione dell’artista che era solito ritrarre giovani intenti a suonare strumenti musicali. Probabilmente lo sentì suonare e lo vide durante la sua permanenza a Roma, città che al tempo, siamo nel XVII secolo, accoglieva gente di tutte le estrazioni sociali e provenienti da ogni parte d’Italia. Questa opera, anche per il soggetto che rappresenta, è di indubbio valore.
Noto, anche, come Maultrommel e Jew’s Harp, questo strumento musicale idiofono, è costituito da una struttura di metallo ripiegata su sé stessa a forma di ferro di cavallo in modo da creare uno spazio libero, in mezzo al quale si trova una sottile lamella di metallo che da un lato è fissata alla struttura dello strumento e dall’altro lato è libera. Si suona tenendo il corpo dello strumento aderente ai denti o alle labbra e facendo vibrare la lamella, usando la bocca come cassa di risonanza. Tra i musicisti più famosi che si sono cimentati nel suonarlo lo storico jazzista americano Dizzy Gillespie.
Chiudiamo con un bellissimo aforisma di Alberto Savinio che lo definisce: “Questa lira minuscola e senza corde è un vibratore della voce. Fa dire alla voce dell’uomo quello che la voce dell’uomo da sola non sa dire. Non è uno strumento musicale: è un confessore del profondo”.
[La foto on copertina è tratta da Blogfoolk]