Cinquantatrè anni di mistero, di ipotesi e supposizioni, di indagini e ricerche.
I Bronzi di Riace, due capolavori assoluti della scultura greca, rinvenuti per caso nelle acque dello Ionio nell’agosto del 1972, continuano a custodire segreti inaccessibili. Ma se non fossero soltanto due? E se dietro il ritrovamento di quei giganti dallo sguardo magnetico si nascondesse un terzo guerriero, disperso, occultato, forse volutamente cancellato dalla storia?
A gettare nuova luce su questo enigma arriva il volume “Il mistero dei Guerrieri di Riace – L’ipotesi “siciliana”, scritto dal medico e studioso Anselmo Madeddu, con la prefazione di Luigi Malnati e l’introduzione di Rosalba Panvini. Il libro sarà presentato venerdì 28 marzo, alle ore 18:00, presso la Sala delle Conferenze “Giovanni Paolo II” del Santuario Madonna delle Lacrime, a Siracusa, in un evento destinato a lasciare il segno nella storia dell’archeologia italiana.

Il volume si basa su uno studio scientifico e archeologico condotto negli ultimi anni da Madeddu, insieme a Rosolino Cirrincione (Università di Catania) e agli studiosi Carmelo Monaco, Rosalda Punturo e Carmela Vaccaro (Università di Ferrara). La loro ricerca suggerisce che i Bronzi di Riace sarebbero in realtà legati alla Sicilia, e non alla Calabria. Gli studiosi hanno analizzato campioni reali, superando la limitazione degli studi basati esclusivamente su carte geologiche. Il risultato? La composizione delle terre di saldatura dei Bronzi corrisponde perfettamente a quella della foce del fiume Anapo, a Siracusa.
Un dato che non solo supporta l’ipotesi di un’origine siciliana, ma conferma quanto già suggerito dai grandi archeologi americani Robert Ross Holloway e Anne Marguerite McCann, i primi a ipotizzare che le statue raffigurassero i fratelli Gelone e Ierone, signori di Siracusa.
Il mistero dei Guerrieri di Riace
“Dopo decenni di studi, tra mille domande e numerose ipotesi, ancora nessuna certezza assoluta. Tuttavia, un’indagine minuziosa ha incrociato dati archeologici, scientifici e storici, componendo un mosaico indiziario imponente per concordanza e numero di elementi. Il libro non si limita a sollevare domande, ma offre una chiave di lettura avvincente, intrecciando archeologia e scienza, storia e tecnologia – spiega Madeddu -.Attraverso un innovativo algoritmo basato sulle evidenze archeometriche disponibili, emerge una pista che si allinea con i punti fermi della ricerca: il mistero dei Bronzi conduce alla Sicilia dei Dinomenidi, ai suoi ecisti, alla vittoria d’Imera (480 a.C.) e al sacco di Siracusa (212 a.C.)”.
“Oggi, nuove scoperte rinnovano questa vicenda con sviluppi sorprendenti: le analisi geochimiche hanno confermato l’origine siciliana delle terre utilizzate nelle saldature delle statue, mentre emergono testimonianze che rivelano una scomoda verità rimasta sepolta per oltre mezzo secolo. Un’intrigante vicenda di archeomafia, radicata nel tempo, che 54 anni fa qualcuno cercò di cancellare per sempre nei fondali di Brucoli, piccolo borgo marinaro a nord di Augusta – conclude –. Un intrigo che assume i contorni di un thriller archeologico, capace di appassionare e far riflettere”.
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