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Il Natale e i suoi più elevati significati

venerdì 27 Dicembre 2019
Laura Valenti

Cari lettori, Liberi e Nobili, innanzitutto ci tengo a ringraziarvi per i commenti e per gli apprezzamenti che ricevo sia in privato sia, in maniera indiretta, tramite la redazione. L’argomento di oggi me l’ha ispirato il nostro caro Editore, Maurizio Scaglione, con una sua frase che mi permetto di citare: “Il Natale è nato solo per indurre a comprare i panettoni!”.

Credo che, in sintesi, l’ironia e il dispiacere che trasmette questa, purtroppo veritiera, affermazione coinvolga tutti noi e penso meriti una riflessione che, spero, possa mettere in luce dei concetti scientifici importanti a cui possiamo attingere tutti per ridipingere e ripensare il Natale.

Qualunque esperienza o festività non dovrebbe essere vista solo come un arricchimento e uno spropositato approfittarsi da parte dei commercianti, che fanno un grave errore comportamentale ed etico. Come libera professionista, mi sembra giusto, in periodi come quello della festività in corso, agevolare i pazienti che ricercano aiuto clinico e i clienti interessati alle mie opere artistiche ribassando le mie tariffe di base e a pacchetto ma ritengo assolutamente improprio abusare del mio potere.

Una persona sana non cura i propri interessi senza aver tenuto in considerazione quelli degli altri. Vogliamo pensare quanti sacrifici deve fare un individuo con modesti guadagni per assecondare le follie economiche richieste da un periodo come questo? E quanti sono costretti a guardare con invidia e tristezza la gente che passa con pacchetti di tutte le misure per la via o che si organizza la settimana bianca?

Mi piace astenermi dal giudizio e, pur rimanendo in una dimensione di correttezza, penso con un certo disappunto, e non me ne vorrete, mi auguro, agli oggetti fatti a mano e messi i vendita all’interno di luoghi di culto; penso a quanto siano cari i biglietti per potere fruire di opere dense di connotati simbolici e affettivi come i presepi, etc. Anche se il fine è pagare le bollette e le tasse, personalmente non riesco a sfruttare in simil modo un momento indicibilmente ancestrale come il Santo Natale. Riporto per rafforzare il mio dire, col permesso di Leopardi, una sua riverberante affermazione: “Qual sì nefando eccesso macchiommi anzi il Natale”.

Qual è il senso profondo di questa ricorrenza? Quali significati dovremmo, a mio parere, conferirgli? Io parto dal principio che ogni avvenimento possa essere letto come, consentitemi di parlare con le rime, un avanzamento (evolutivo) e che meriti un divertimento ovvero quello che io chiamo un “buon non compleanno”. A cosa servirebbe? A smorzare la complessità e la serietà delle giornate, ad accumulare piacevolezza per potere vivere meglio e affrontare con il giusto spirito le contrarietà che, presto o tardi, arrivano come macigni ad appesantire le nostre spalle e a rendere arduo qualunque passo in avanti.

Per come la vedo io, senza andare troppo in profondità con la mia cogitazione natalizia, tutto deve essere sublimato in positivo. Ed ecco che dal mio sacco non posso che fare uscire come dono per tutti voi qualche nozione scientifica e clinica. Tutti noi utilizziamo alcuni stili difensivi specifici della nostra struttura di personalità, che variano e sono più o meno evoluti, a seconda del livello di organizzazione e maturità (emotiva, cognitiva, comportamentale e sensoriale) raggiunto.

Cosa c’entrano questi processi psichici inconsci col Natale? Queste “difese” strutturano e condizionano i modi globali, inevitabili, sani o insani, del tutto adattivi o distonici di percepire il mondo e vivere ogni evento. Freud riconduce questi movimenti inconsci alle metafore militari, paragonando le operazioni psicologiche alle manovre tattiche dell’esercito (N. Mc Williams) o a compromessi fra gli obiettivi e le risorse possedute. Le persone emotivamente disturbate evitano le feste o non riescono a viverle con energia positiva e le difese da essi utilizzate sono drastiche come la scissione, la negazione, la minimizzazione, la formazione reattiva, il ritiro sociale, l’idealizzazione o la svalutazione (entrambe intemperanti), la moralizzazione, insomma stili assolutamente ectopici, eccessivi, distonici e disadattivi che non riescono bene a integrarsi e aggregarsi con gli altri.

Le difese nomenclate come evolute, invece, e che dovremmo usare dal quotidiano allo straordinario, sono quelle che operano trasformazioni in positivo del pensiero, del sentimento, delle percezioni e appercezioni, del comportamento e delle azioni. Utili, se usate con moderazione e buon senso, sono considerabili: l’intellettualizzazione, la razionalizzazione ma, soprattutto, quella che, per certi versi, preferisco adoperare per rimanere sempre positiva, la sublimazione, già citata in precedenti articoli.

La libido, la spinta vitale dell’individuo, stimolata da una qualunque fonte, per una casuale meta (una sorta di scusa) e attivata da uno specifico oggetto d’amore, in questo caso, direi, rendere magico il nostro Natale, deve aiutarci a canalizzare le energie creative, deve essere il nostro strumento più sano per sfruttare al meglio l’occasione, dovrebbe favorire un comportamento positivo per noi, per chi ci circonda e per la specie. Vi auguro, dunque, l’illuminazione, in modo che vinciate la coazione a ripetere (e ciò accade solo se comprendete i vostri errori) e vi auguro una tale scarica di energia libidica da beneficiarne in toto, nel corpo, nella mente e nella relazione.

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