Ho letto con rabbia, mista a vergogna, che un concerto già programmato alla scala di Milano è stato annullato perché a dirigere l’orchestra sarebbe stato un maestro israeliano, peraltro noto in campo internazionale per le sue capacità artistiche.
E’ di qualche giorno fa anche la notizia dell’aggressione che un professore dell’università di Pisa ha subito da parte di facinorosi, sedicenti difensori del popolo palestinese, ma forse solamente dei terroristi di hamas, che lo ha costretto a ricorrere a cure ospedaliere, e della stupefacente posizione del rettore che ha deciso di non denunciare i responsabili dell’accaduto.
Le due notizie mi hanno indignato ma non sorpreso in quanto mi hanno fatto venire alla mente episodi similari avvenuti durante il regime fascista.
Qualche tempo fa, visitando il museo storico della RAI di Milano, EIAR durante il regime fascista, sono stato attratto da un documento, contenuto in una teca. Si trattava di una circolare con la quale si impartivano disposizioni per la difesa della razza, conseguenti alla promulgazione delle leggi razziali, macchia indelebile del regime fascista. Con tale testo si davano indicazioni affinché gli appartenenti alla razza ebraica, anche se italiani, dovevano essere estromessi dalle attività dell’EIAR, qualunque fossero le loro mansioni. In merito, poi a quanto avvenuto nell’università di Pisa, nei ricordi di mio padre, studente di Cà Foscari ed antifascista nel periodo fascista, erano ben radicati episodi similari, cioè di squadre fasciste che entravano nelle università, malmenavano quanti non in sintonia col regime fascista e si allontanavano indisturbati, proprio come a Pisa qualche giorno fa. Anche allora i rettori non denunciavano!
Personalmente pensavo che il fascismo, al di là di qualche patetico nostalgico, non fosse più una presenza inquietante nostro paese: mi sbagliavo!
Esso si è rigenerato, ha cambiato il colore delle bandiere che sono rosse, arcobaleno ed oggi anche palestinesi, ma che rappresentano quanto di peggio la nostra società ha vissuto in passato cioè il regime fascista.
Negare ad un artista di esibirsi, impedire ad un docente di compiere il proprio dovere ed ai suoi allievi di esercitare il loro diritto allo studio, dichiarare che coloro i quali non sono in sintonia con un certo pensiero non hanno diritto di parola, sono comportamenti tipici di portatori di ideologie autoritarie e totalitarie: fascisti e comunisti. Questi ultimi, ad adiuvandum, reprimevano con i gulag e spesso con la morte il solo sospetto del dissenso nel partito e nello stato. Non ci sono molte ricerche da fare per avere conferme in proposito; basti pensare alle purghe staliniane di cui il PCI fingeva di non sapere e della brutale repressione della rivolta del popolo ungherese finita con l’intervento dei carri armati sovietici e con l’impiccagione di Imre Nagy che si era illuso che esistesse un comunismo dal volto umano.
In quelle circostanze, un ineffabile articolo di fondo dell’Unità, firmato Pietro Ingrao, titolato “il dovere di scegliere “, indicava la via giusta, cioè quella della repressione militare per sconfiggere i controrivoluzionari; cioè studenti, professori, operai, militari, sportivi e quanti altri che si ribellarono, combatterono e morirono difendendo il loro diritto alla libertà, con buona pace dell’Unità e dell’estensore di quell’articolo.
I nuovi fascisti, sovente agitano anche bandiere rosse da cui traggono solo il retaggio della violenza e delle prevaricazioni e non anche quello della generosità, dei sogni ed anche delle illusioni, purtroppo false, che sotto quel colore molti coltivarono con passione.
Di Manlio Orobello