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Il Pd degli attacchi incrociati prova a tenere la trincea ma non evita lo scontro

venerdì 19 Gennaio 2018
cracolici

Chi spara a “mitraglietta” potrà essere, come spesso accade, l’ex capogruppo all’Ars e l’ex assessore all’Agricoltura Antonello Cracolici, ma i temi del confronto oggi all’Hotel delle Palme a Palermo, non sono più differibili all’interno del Partito democratico siciliano. La verifica dopo il voto delle regionali, arriva, in pratica, immediatamente sotto quella delle nazionali, con la scadenza della formulazione delle liste, che andrà a essere perfezionata da qui a 10 giorni. Nella quota proporzionale, plurinominale, i dem non attendono più di dieci eletti, mentre  per i collegi uninominali nessuno si sbraccia con particolare entusiasmo per nuove nomination, e gli uscenti annaspano per tenere la posizione.

Eppure nel Pd, anzichè il duello all’arma bianca, che potrebbe lasciare sul campo strascichi pericolosi in un contesto di vigilia di voto poco apprezzabile, si cerca, la nuova tela da tessere.

Un gioco di equilibri sottili da dosare, ma anche di  prudenze che non possono sconfinare in un’attesa che si protragga oltre misura. Il tempo è ormai agli sgoccioli. Se Cracolici, attacca Faraone, riteuto uno degli autori del salto nel vuoto con la candidatura di Fabrizio Micari a Palazzo d’Orleans, rimane da registrare il rapporto all’interno di AreaDem tra Lupo e Barbagallo. I nisseni proseguiranno l’attacco contro la candidatura di Daniela Cardinale, provando a farla passare non per un’insubordinazione locale, e dai territori c’è pronta una richiesta di un nuovo metodo nelle compilazione delle liste, da portare a Renzi, che sembra se non velleitaria, poco reattiva rispetto al contesto generale dei tempi trascorsi.

Un riconoscimento reciproco di ruoli in cui anche il Pd nazionale dovrebbe fare la sua parte e che invece rischia di finire nell’ennesimo buco nell’acqua.

La direzione nazionale del Pd  di metà novembre, la prima utile dopo la debacle delle elezioni regionali, aveva  riservato solo un breve spazio di analisi al voto siciliano. Renzi si arrampicava sugli specchi sulla capacità di tenuta della coalizione che ha vinto le elezioni in Sicilia: “Vediamo quanto dura il centrodestra ora”, valutando inoltre come sovrastimato nella narrazione generale, il risultato elettorale dei 5stelle. Per il resto poche altre battute di contesto facendo attenzione a non sovrapporre gli argomenti.

Un commento come tanti in quell’occasione, o come i pochi possibili, visto il risultato per certi versi implosivo e catastrofico.

Ma, elezioni politiche a parte, preoccupa nel Pd l’assenza di un linea prevalente, che all’Ars rischia di ondeggiare tra fair play istituzionale e consociativismo vecchia  maniera.

Anche di questo oggi, si parlerà. Non necessariamente a voce bassa.

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