Che aria tira nel Partito Democratico siciliano? Secondo un autorevole esponente che preferisce non essere citato espressamente: “È come nei matrimoni, non ha senso dire abbiamo fatto pace, lasciamolo dire all’esperienza di ogni giorno”.
Cambiali in bianco, dunque, a nessuno tra i Dem di Sicilia. Intanto la direzione regionale del partito è convocata per venerdì prossimo con un largo focus previsto sulle elezioni politiche e sulla situazione regionale.
Dopo lo scontro interno sul voto a Miccichè, in occasione della sua elezione a presidente dell’Ars, dopo l’elezione di Luca Sammartino, presidente della commissione Cultura, ritenuta una delle contropartite all’accordo, e dopo la faida nissena contro la candidatura di Daniela Cardinale, renziana, figlia del leader di Sicilia Futura Salvatore Cardinale, i Democrat tornano al confronto, guardandosi in faccia, o almeno ci provano.
Il capogruppo all’Ars Giuseppe Lupo si propone come uno dei pontieri per mettere pace. Per quanto riguarda le candidature, la situazione, al momento, è assolutamente fluida. Nel partito Democratico pochi sono i posti considerati sicuri e molti i contendenti. Il segretario regionale Dem Fausto Raciti sta imbastendo un lavoro sulla parte uninominale, mentre sulla quota proporzionale le operazioni sono ancora lontane dall’essere definite.
La quota plurinominale dovrebbe consegnare al Pd una dote di 10 deputati, mentre sui collegi uninominali di Camera e Senato le previsioni sono molto più cupe. Candidare gli eletti all’Ars del Pd nei collegi e nelle quote plurinominali secondo alcuni, tra i Dem, potrebbe dare una spinta propulsiva nei territori, ma i neo parlamentari sarebbero più propensi a scegliere un candidato su cui puntare, più che sottoporsi a una nuova conta.
Ma in realtà ognuno dei deputati regionali preferirà spendersi conto terzi. Il momento per il Pd non è elettoralmente dei migliori.
Quel che appare quasi certo per quanto riguarda liste dei candidati che si confronteranno alle elezioni politiche il prossimo 4 marzo (dandosi battaglia nei collegi della Sicilia e nelle quote proporzionali plurinominali), passa da un’ultima pesante e significativa parola delle segreterie romane. Tanto per cambiare.