L’agente Antonio Vullo, oggi in pensione, è l’unico sopravvissuto della strage di Via D’Amelio, ventisette anni fa il 19 luglio.
Sei morti quel tragico giorno dopo la strage di Capaci – il magistrato Paolo Borsellino e cinque agenti di scorta.
Vullo, all’epoca, era in servizio come autista: il giorno della strage, alle 16.00, nell’attimo in cui Paolo Borsellino ed i cinque colleghi della scorta scendevano dall’auto per andare a citofonare alla madre del giudice (prima di saltare in aria a causa di una Fiat 126 imbottita di tritolo), lui è tornato indietro per parcheggiare meglio la macchina.
«Mentre ero girato con il viso per fare retromarcia, ho sentito un’ondata di calore infernale e poi il boato. Sono sceso dall’auto che era già in fiamme. Intorno a me era tutto buio», ha raccontato.
«Ho avuto una sensazione quel giorno. Fisicamente sono uscito dall’auto da solo, ma è stato come se i miei cinque colleghi e il magistrato mi avessero tirato fuori mentre stava prendendo fuoco».
Oggi ci racconta della sua bella amicizia con Vito Schifani l’agente della scorta di Giovanni Falcone che perse la vita nella strage di Capaci.