Il filo della politica palermitana passa dalla riforma degli enti locali regionale. Comune di Palermo e Regione Siciliana, Palazzo delle Aquile e Palazzo d’Orleans. Su questa storica reciprocità si muove l’equilibrio della maggioranza del sindaco Roberto Lagalla. Il primo cittadino del capoluogo siciliano attende infatti, così come altre amministratori isolane, di conoscere il destino del ddl al momento bloccato nelle commissioni dell’Ars. Un testo che era stato presentato in aula la scorsa primavera ma che è è stato ritirato a causa del fatto che non c’erano le condizioni politiche per poterlo portare avanti. Presupposti che oggi sembrano esserci, così come dichiarato ai microfoni de IlSicilia.it dall’esponente di Fratelli d’Italia Fabrizio Ferrara. E l’alfiere dei meloniani all’Ars non è il solo a pensarla così. Fra i grandi sostenitori dell’atto c’è il suo proponente, ovvero il deputato regionale della DC Ignazio Abbate. Fatto che potrebbe rivoluzionare le prospettive in vista del rimpasto di Giunta atteso a Palermo nel mese di dicembre.
Abbate: “Puntiamo ad introdurre nuovo assetto”
L’esponente della commissione Bilancio, ai microfoni de IlSicilia.it, spiega l’importanza dell’approvazione del testo per tutti gli enti locali dell’Isola. “E’ una riforma che necessita di essere approvata – dichiara Ignazio Abbate -. Abbiamo lavorato tanti mesi, sia sull’aspetto del Collegio dei Revisori dei Conti che su quello degli enti locali. Puntiamo ad introdurre un nuovo assetto, più funzionale rispetto al passato. Riapriremo i termini per gli emendamenti in modo da dare ai partiti la possibilità di proporre modifiche. Dopodiché, invieremo il testo all’Ars per l’eventuale approvazione da parte dell’aula“. Un testo che introduce importanti novità, a cominciare dall’incompatibilità della figura del consigliere comunale con quella dell’assessore comunale. Fatto strettamente collegato all’introduzione del consigliere supplente, ovvero la fattispecie nella quale il primo dei non eletti della lista sostituisce l’esponente cittadino che va a prendere un posto in Giunta. Un elemento che responsabilizzerebbe il primo cittadino e i partiti nelle scelte relative all’esecutivo.
Le novità che potrebbe introdurre il ddl enti locali
Un altro particolare riguarda il rispetto del principio della parità di genere. La riforma degli enti locali introdurrebbe una presenza minima del 25% dell’altro sesso rispetto a quello predominante. Per fare un esempio concreto, in una Giunta Comunale di 12 elementi ci possono essere un massimo di 8 uomini o 8 donne. Un requisito che, ad esempio, al momento non rispetterebbe il Comune di Palermo, il quale può vantare soltanto 2 donne in Giunta (Brigida Alaimo e Rosi Pennino) su 11 assessori complessivi. E’ questo il legame quindi fra il Comune di Palermo e la Regione Siciliana? No. C’è un aspetto più importante della riforma e che potrebbe incidere direttamente su una delle partite politiche più importanti dell’Amministrazione Lagalla, ovvero il rimpasto al momento fissato per dicembre.
L’elemento chiave: l’assessore in più
L’introduzione chiave al momento prevista dal testo della riforma degli enti locali è quella di un assessore aggiuntivo da inserire nelle Giunte dei comuni isolani. Figura che non prevederebbe un aggravio delle spese comunali visto che, le amministrazioni che vorrebbero farvi ricorso, dovrebbero scorporare parte degli stipendi degli assessori in carica per darli alla nuova figura politica. Tradotto in chiave palermitana, questo vuol dire che Roberto Lagalla potrebbe potenzialmente avere un nuovo assessore a disposizione. Una bella manna dal cielo se si considerano le richieste provenienti dalle anime della Nuova DC al Comune di Palermo. Il gruppo dei cuffariani vanta infatti cinque consiglieri a Sala Martorana. Lo stesso numero di quelli di Lavoriamo Per Palermo, ovvero il gruppo del sindaco. Peccato che mentre il fronte del primo cittadino può vantare tre assessori (Totò Orlando, Maurizio Carta e Fabrizio Ferrandelli), i democristiani si devono accontentare “solamente” di Giuliano Forzinetti, assessore alle Attività Produttive.
Un posto che fa gola a tanti
Un nuovo assessore, quindi, potrebbe porre rimedio agli appetiti della Nuova DC. Gruppo nel quale il nome del favorito per lo scranno in questione è già dallo scorso autunno quello di Pietro Garonna. Tutto fatto, quindi. E invece no. Perché a contendere quel posto promesso ai democristiani ci sarà, con ogni probabilità, il gruppo di Fratelli d’Italia. I meloniani, forti di sette consiglieri, vantano due assessori (la sopracitata Brigida Alaimo e Dario Falzone) e la carica di vicesindaco in mano a Giampiero Cannella. Fra gli alfieri di Giorgia Meloni a Palermo c’è dell’amaro in bocca per aver dovuto rinunciare, lo scorso anno, al profilo di Andrea Mineo e di conseguenza alla delega al Patrimonio, al momento in mano al sindaco.
Le altre deleghe di Mineo sono passate in mano a Pietro Alongi, esponente di Forza Italia. Gli azzurri vantano tre assessori (Oltre a Pietro Alongi ci sono anche Rosi Pennino ed Aristide Tamajo) e lo scranno della presidenza del Consiglio Comunale di competenza di Giulio Tantillo. Una casella che, nel manuale Cencelli della politica, ha lo stesso peso di un assessorato. E così i meloniani chiedono da tempo di pareggiare i conti. La palla è in mano a Roberto Lagalla e alle sue doti di intermediazione politica. L’idea del sindaco sarà quella di cambiare il meno possibile, magari ricorrendo allo spoil system delle società Partecipate. Un passaggio chiave per salvare la poltrona di uno dei suoi alfiere in Giunta, in particolare quella di Maurizio Carta.