Il siciliano al pari dell’italiano all’interno delle istituzioni e del territorio dell’Isola. Una richiesta che viene dai territori e che è stata condivisa anche all’interno delle stanze della politica regionale. Domenica scorsa, un gruppo di manifestanti ha sfilato fra le strade di Palermo per chiedere un percorso che garantisca la sopravvivenza e la trasmissione alle future generazioni di quello che non è un semplice dialetto. Dallo Stupor Mundi della corte di Federico II ad oggi, il siciliano ha avuto pieno riconoscimento anche dall’Unesco. Una lingua distinta che necessita strumenti normativi adatti alla sua tutela e al suo tramandamento nelle future generazioni. Tanto che, all’interno dell’Ars, è stato presentato perfino un disegno di legge dal deputato regionale di Controcorrente Ismaele La Vardera.
Il ddl di Ismaele La Vardera
Il testo redatto dal parlamentare regionale è composto da 11 articoli. Norme nelle quali La Vardera illustra i possibili impieghi del siciliano a livello amministrativo ma anche e soprattutto scolastico. “Il presente disegno di legge – si legge nella relazione – stabilisce la co-ufficialità della lingua siciliana con l’italiano nel territorio della Regione Siciliana, in armonia con l’articolo 6 della Costituzione Italiana, con gli articoli 14e 17 dello Statuto della Regione Siciliana e con la Carta Europea delle Lingue Regionali o Minoritarie. Il provvedimento disciplina l’uso della lingua siciliana nelle istituzioni pubbliche, nell’istruzione, nei media e nella toponomastica, garantendo la piena valorizzazione e tutela del patrimonio linguistico siciliano”.
L’appello dei territori: “Valorizziamo la lingua siciliana”
Una proposta che segue a quella mossa dal territorio domenica 30 marzo. Giornata nella quale un gruppo di cittadini ha sfilato fra le strade del centro di Palermo. Ad organizzare la mobilitazione sono state le associazioni Trinacria e Cademia Sicilia. Ciò nell’ambito di quella che è stata ribattezzata dagli attivisti come “Simana dû Sicilianu”.
“Non vogliamo solo celebrare la nostra lingua, ma chiedere che il siciliano venga riconosciuto nella sua dignità e valore – ha affermato Antonino Graziano, organizzatore delle iniziative -. La nostra lingua è un patrimonio che non possiamo permettere di vedere scomparire. Chiediamo a gran voce che venga riconosciuta ufficialmente dalla Regione Siciliana, per garantirne la sopravvivenza e la trasmissione alle future generazioni. La lingua siciliana è l’essenza della nostra cultura, della nostra storia, della nostra identità. Per questo, stiamo lavorando con i comuni per far approvare una delibera a sostegno delle nostre richieste“.
Ad appoggiare la mozione mossa dalle associazioni ci sono ad esempio i comuni di Montelepre, Santa Cristina Gela, Serradifalco, Montemaggiore Belsito. E a breve altre città si potrebbero unire al progetto. “Stiamo anche lavorando alla presentazione di un Ddl al parlamento siciliano sul riconoscimento e a un ddl regionale per ampliare e rifinanziare la legge regionale già esistente approvata nel 2011 sotto proposta dell’onorevole Lentini“, ha chiosato Antonio Graziano.
Rifinanziato il progetto per promuovere il siciliano nelle scuole
Intanto, ieri, l’assessore regionale all’Istruzione Mimmo Turano ha concesso un nuovo finanziamento al progetto “Non solo Mizzica – Il siciliano, la lingua di un popolo”. L’obiettivo è quello di promuovere lo studio delle tradizioni, della cultura e della lingua siciliana tra i banchi di scuola. A tal proposito, dalla Regione Siciliana è stato concesso un finanziamento da circa 500.000 euro da utilizzare nel biennio 2025-26.