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Il Sud, la Sicilia e il Governo Draghi

lunedì 22 Febbraio 2021

Molti si sono lamentati della brevità dedicata al Sud nelle comunicazioni del presidente Draghi, oggi si chiamano cosi e non più dichiarazioni programmatiche.

Non è però tanto la brevità l’elemento più preoccupante. Nel passato, anche recente, molti presidenti del consiglio all’atto della presentazione del governo hanno dedicato più pagine al Mezzogiorno, ma tra le parole e gli atti concreti non vi è stata alcuna corrispondenza.

Si è avuta, tuttavia, l’impressione della mancanza di una strategia generale e che il Sud sia visto ancora una volta come una questione settoriale e non come parte integrante ed essenziale delle politiche nazionali.

In quelle brevi considerazioni emergono, tuttavia, alcune indicazioni importanti. La prima è che l’aumento dell’occupazione, in particolare quella femminile, è indicato come obiettivo prioritario e a questo si lega “il benessere, l’autodeterminazione, legalità e sicurezza”.

Dal momento, però, che com’è noto, e Draghi questo lo sa benissimo, il lavoro lo crea l’impresa, non si può prescindere da un’analisi aggiornata delle condizioni delle imprese nel Mezzogiorno, e in Sicilia per quel che ci riguarda, e dalle misure urgenti da adottare.

Una crisi che si trascina da tempo e che si è ulteriormente aggravata per le conseguenze devastanti che ha provocato la pandemia.

Siamo, infatti, alla presenza di una desertificazione produttiva, di un ridimensionamento del già fragile sistema imprenditoriale ancora più frammentato e polverizzato.

Aiutare quindi l’impresa a risollevarsi dove sarà possibile, creare nuove imprese che formino una nuova classe imprenditoriale, più moderna più vocata all’innovazione e all’internazionalizzazione e a misurarsi con il mercato rispetto alla vecchia classe imprenditoriale che ha vissuto di mercati protetti, di commesse e sovvenzioni pubbliche.

Per tornare a crescere è importante anche l’altra indicazione di Draghi: la necessità di attrarre investimenti privati nazionali e internazionali.

Per fare questo il presidente aggiunge che è necessario garantire nel territorio legalità e sicurezza e qui, anche se non la cita per nome, torna il problema della presenza della mafia. Una presenza che nelle altre regioni del Sud appare ancora forte e agguerrita tanto che si è inserita organicamente nell’economia del nord.

In Sicilia, in virtù dei pesanti colpi subiti grazie all’impegno della magistratura e delle forze dell’ordine, Cosa Nostra è stata costretta a rintanarsi sempre più nel territorio, ad accentuare le tradizionali attività criminose, dal controllo dello spaccio di droga alle estorsioni, con una più soffocante oppressione sui commercianti e sulle poche attività imprenditoriali rimaste.

La pandemia ha, inoltre, offerto alla mafia una maggiore occasione per assoggettare le imprese in difficoltà tramite l’usura o l’immissione di capitali sporchi nelle aziende come primo passo per impadronirsi delle aziende stesse.

Per attrare investimenti privati, nazionali e internazionali occorre che gli investitori trovino un territorio libero dal condizionamento mafioso e da una diffusa illegalità, una pubblica amministrazione efficiente e istituzioni che funzionino. Sono questi paramenti al fine di valutare interesse e l’individuazione delle zone su cui effettuare l’investimento.

Il presidente Draghi, infine, indica anche alcuni strumenti quali il credito d’imposta che in verità in Sicilia non ha dato i risultati sperati e “altri interventi da concordare in sede europea”.

A tal proposito cci permettiamo di suggerire e Draghi ha l’autorità e il prestigio per ottenerlo, l’introduzione di una Fiscalità Differenziata per quegli imprenditori che interverranno nelle aree individuate, come avviene in Galles e in Irlanda insieme a procedure semplificate e servizi agevolati.

La fiscalità di vantaggio spingerebbe a far tornare nel territorio di origine quelle imprese che hanno delocalizzato, in ragione di avere assicurato lo stesso trattamento fiscale dei paesi dove si erano allocati.

Il presidente della Regione si è recentemente incontrato con Matteo Salvini. Iniziativa lodevole per l’impegno assicurato alla Sicilia anche perché la Lega è una forza di governo con ministeri importanti.

Il presidente farebbe bene, e forse andava fatto prima di Salvini, anche per correttezza istituzionale, incontrare il nuovo ministro per il Mezzogiorno.

Successivamente occorrerebbe prevedere un incontro con il presidente del consiglio, cui sarebbe importante presentargli un documento sottoscritto da tutte le forze politiche che sostengono il governo in cui nell’elenco delle cose da fare vi siano indicate le priorità, gli obiettivi da conseguire a breve e medio termine e con quali strategie e in quali tempi. Recuperare un po’ di spirito di solidarietà autonomistica in nome dell’emergenza, pur nel mantenimento della diversità dei ruoli, rappresenterebbe un atto politico importante nell’interesse della Sicilia.

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