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L'analisi

Il triste destino delle Ipab tra tempi lunghi per la legge e crisi finanziaria degli enti

venerdì 9 Febbraio 2024

Le Ipab siciliane sono state fino a qualche tempo fa un punto di riferimento prezioso per le categorie fragili, quali anziani e disabili. E non sono gli unici ad essere bisognosi di tutela. I protagonisti coinvolti nelle vicende che hanno riguardato le Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza, tra chiusure per insufficienza di risorse e vertenze per mancati pagamenti, sono anche i lavoratori che hanno sempre prestato servizio all’interno di queste strutture con spirito di abnegazione.

Il quadro sociale e politico attuale è ben delineato dall’assessore regionale alla Famiglia Nuccia Albano. La situazione non è confortante.

Sia io che i miei predecessori abbiamo presentato diversi disegni di legge con notevoli difficoltà per quanto riguarda la copertura finanziaria. Purtroppo, i tempi lunghi dei percorsi normativi non sono compatibili con la trasformazione e le esigenze collettive: i ddl pensati oggi, infatti, non si rivelano produttivi domani”.

Per fare un ragionamento positivo dobbiamo partire dall’analisi dell’ultimo decennio e Albano è stata molto chiara: “è una disanima amara per i lavoratori e fallimentare per le strutture”. I lavoratori, nella stragrande maggioranza, non ricevono stipendi da anni e moltissime strutture sono chiuse “con un deterioramento insanabile”.

“Pensare di rilanciarle è impossibile perché per mettere tutto in regola occorrerebbero eccessive risorse. Siamo in presenza di grandi strutture che potrebbero accogliere tanti disabili, anziani e bambini, ma che oggi sono fuori contesto e non competitive dato che le norme di legge consentono giustamente che le comunità alloggio possano accogliere un numero contenuto di utenti per offrire migliori servizi”.

Ciò ha fatto sì che proliferassero molte strutture private che, con un costo inferiore, riescono a stare sul mercato, offrendo un buon servizio alla collettività. Ecco che le grandi Ipab, utili ieri, sono adesso fuori mercato.

“Non prendiamoci più in giro, assessori e parlamentari. Bisogna aiutare le strutture attive affinché non attraversino, anch’esse, un lungo declino e chiudere quelle non attive che non potranno mai tornare agli antichi splendori”.

Secondo Albano, bisogna, pertanto, immettere gli immobili nel libero mercato dando la precedenza d’acquisto agli enti pubblici e ai Comuni e, con i soldi delle cessioni, procedere alla liquidazione dei debiti, in primis quelli dei lavoratori. Occorre poi regolarizzare le posizioni contributive presso l’Inps per far sì che molti lavoratori in età pensionabile possano accedervi e, cosa più difficile, cercare una soluzione per il ricollocamento del personale attivo.

“Diversamente, continueremo ad assistere ad un patrimonio immobiliare in continuo deterioramento, non più utilizzabile e senza valore di mercato, al mancato pagamento di ulteriori mensilità ai dipendenti che di fatto non espletano alcun servizio e che non possono godere della cassa integrazione, e ad una crescita continua di debiti con responsabilità anche di carattere penale per la mancata messa in sicurezza degli immobili, assenza di vigilanza, perdita di valore. E non ultimo il tradimento della volontà dei nobili padri fondatori che, con il loro patrimonio, hanno sentito il dovere, molti anni fa, di dare una risposta alla collettività povera e disagiata che veniva fuori dal dopo guerra”.

Il governo regionale ha cercato di risolvere alcune delle problematiche sopra evidenziate e, in particolare, quelle legate al pagamento delle integrazioni stipendiali e agli oneri previdenziali del personale dipendente delle Ipab, alla regolarizzazione contributiva delle posizioni previdenziali dei dipendenti degli Istituti definitivamente inattivi. La sensibilità sul tema non manca, ma è chiaro che non ci saranno soluzioni a lungo termine. Purtroppo.

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