
© GRAZIA BUCCA / STUDIO CAMERA
Il tessuto produttivo siciliano è composto prevalentemente da micro-imprese. Circa il 60% delle imprese attive in Sicilia occupa un solo addetto e meno dell’1,5% occupa piu’ di 15 addetti.
Questo livello dimensionale costituisce un ostacolo al rafforzamento del sistema economico regionale perche’ le micro-imprese raramente riescono a espandersi in modo adeguato, incontrano in genere maggiori difficolta’ nell’accesso al credito e riescono anche a sfuggire ai controlli del Fisco con maggiore facilita’ rispetto a quelle più grandi e questo le induce sia a non innovare sia a non crescere, allo scopo di evitare di dover sostenere il costo della regolarizzazione fiscale. Le aggregazioni tra imprese potrebbero favorire la crescita economica siciliana e contribuire al rafforzamento del tessuto produttivo siciliano.
Se n’è discusso nel corso di una giornata di approfondimento che si e’ tenuta presso la Camera di Commercio di Palermo ed Enna, sul tema “Finanza e fiscalita’ delle aggregazioni tra imprese”. L’evento e’ stato promosso dall’Osservatorio permanente della Giustizia tributaria, dall’Irfis-FinSicilia, dall’Universita’ degli Studi di Palermo, da Sicindustria e dall’Ordine dei dottori commercialisti e degli Esperti Contabili di Palermo.
“Il Sud Italia, in particolare la Sicilia, ha una buona vitalita’ in relazione al numero e alle imprese attive e quello in cui la Sicilia diverge rispetto al resto del Paese e’ il numero delle medie imprese – commenta Alessandro Dagnino Presidente Irfis-FinSicilia Spa –. La crescita economia e lo sviluppo imprenditoriale puo’ avvenire o per attrazione o per aggregazione, portando dunque investimenti dall’esterno del territorio, e questo e’ un fattore importante ma possiamo anche pervenire allo sviluppo con l’aggregazione. Il senso quindi del convegno e’ quello di creare un percorso per fare in modo che tutte quelle aggregazioni di imprese contribuiscano allo sviluppo dell’economia. Le misure ci sono, i vantaggi fiscali sono sussistenti perche’ le aggregazioni fra le imprese sono caratterizzate da un regime di neutralita’ fiscale dunque dobbiamo rimboccarci le maniche promuovendo le aggregazioni fra le imprese siciliane”.
“Per le reti di impresa ci sono dei vantaggi fiscali come la sospensione dell’imposta nel caso in cui gli utili vengano conferiti nel fondo comune, ci possono essere possibilita’ nel caso in cui si tratta direttamente con le PA ma in Sicilia la situazione non e’ ottimale – afferma Ennio Sepe, presidente Osservatorio Permanente della Giustizia Tributaria –. Il convegno di oggi credo sia importante perche’ vuole mettere in luce le forme di aggregazione che piu’ si adattano al tessuto economico e produttivo dell’Isola”.
“Purtroppo la Sicilia e’ fra le ultime regioni ad aver utilizzato le reti d’impresa – aggiunge Alessandro Albanese, Presidente CCIAA di Palermo ed Enna -. E’ uno strumento importante ma soprattutto competitivo perche’, vista la struttura delle nostre aziende, micro-aziende e piccole imprese, non sono votate alle esportazioni. La prima cosa dunque e’ quella di mettersi insieme per innovarsi, per rafforzarsi, per poter esportare, per uno scambio di tecnologie e di intelligenze imprenditoriali. Quello che e’ mancato in Sicilia e’ stato quello di ‘mettersi a sistema’, la legge lo consente grazie al sistema delle reti”.
Dalle relazioni esposte durante il convegno è emerso come le fusioni, le acquisizioni e le reti d’imprese possono costruire un elemento fondamentale per il rilancio economico ma mentre in Italia le reti sono cresciute in due anni (dal 2015 al 2017) del 66%, in Sicilia l’incremento in proporzione e’ stato trascurabile (+2%).