Differenza fra struttura e disturbo di personalità
Liberi Nobili, oggi proverò a chiarire la differenza fondamentale che esiste fra struttura e disturbo di personalità.
Il primo lemma riguarda la costituzione di un individuo che non è altro se non la risultante delle relazioni e delle connessioni reciproche dei suoi elementi, dimensioni e tratti costitutivi, distintivi oltre che fra loro distinti e interagenti. Intorno a essi si organizza il carattere di una persona.
Freud sosteneva che in ognuno di noi coesistono diversi tratti di personalità, in misura differente. Così, se immaginiamo un grafico su un asse cartesiano, in esso spiccheranno il tratto narcisista, quello ossessivo, paranoide, evitante, dipendente. I sintomi, i comportamenti, il mondo interno, i MOI (Modelli Operativi interni) sono considerati come il comune collettore finale di esperienze altamente personali e soggettive che filtrano i fattori determinanti genetici, biologici, costituzionali e ambientali(Glen O. Gabbard 1992).
La struttura di personalità ce l’abbiamo tutti ed è destinata ad assorbire i carichi e le azioni esterne cui l’individuo è soggetto per tutta la vita. In tal modo che, a un certo punto, se si accumulano troppi traumi, crolla, si rompe, specialmente, se è fatta della stessa sostanza degli incubi, i quali affondano le loro radici nel reale, nella parte più cruda e dolorosa della nostra vita, così come l’abbiamo percepita, e portano alla luce quanto di angosciante vorremmo restasse criptato, nascosto, ma che, inevitabilmente, emerge, tormentandoci fino a, se lo consentiamo, distruggere noi e chi ci circonda. Quando la macchina si sfascia, comprensivo dell’apparato per pensare i pensieri (W. Bion), si possono attivare patologie organiche, psicofisiche, a cui si è predisposti dalla nascita, a meno che non si sia ben strutturati e corazzati.
Ci sono diversi livelli di difficoltà e disagi emotivi, mentali e fisici (psicofisici) che l’essere umano vive. Alcuni sono normali o necessarie fasi evolutive. Quando, però, si verifica una sussistenza pervasiva e duratura di tali “momenti”, si parla di “patologia”, disagio o disturbo, a seconda della sofferenza emersa e galleggiante. Tutto ciò che affiora o che è visibile non è detto che sia appercepito anche dal soggetto. In questi casi, si parla di egosintonia, la peggior forma di disturbo di personalità, perché, non essendoci consapevolezza, si agiscono danni e si producono vittime senza che se ne possa fare a meno. Al contrario, chi chiede aiuto e vive male i propri script (copioni) comportamentali è egodistonico. Il primo passo per la guarigione e la cura è la consapevolezza. Soltanto dopo, si parla di accettazione e variazione armonica. Perché la personalità, come ogni divina creazione, deve essere perfettamente in eucromiacon se stessa, gli altri, la comunità, l’universo cosmico in cui è presente come una stella.
C’è una differenza sostanziale fra disturbo e struttura di personalità. Avere una struttura di personalità paranoide può significare essere più cauti, previdenti e scrupolosi di altri. Non è detto che si sia squilibrati, convinti di essere perseguitati, permalosi, come nella forma morbosa. Magari, sensibili, sì, diffidenti, pure, selettivi, controllanti o attenti, ma non senza scrupoli, drastici e ipercritici. Non umilianti, ma rispettosi dell’altro. Non disempatici, ma amorevoli, premurosi e pieni di risorse. Non bisogna guarire dall’essere paranoidi, ma sublimare. In letteratura, i paranoici diventano leader, come anche i narcisisti e gli ossessivi.I primi in classifica sono i narcisisti. Tuttavia, bisogna vedere che tipo di paranoico si è e questo dipende da quali tratti di personalità prevalgono: se si è paranoici narcisisti o ossessivi, etc.
Non esiste una diagnosi, ma una doppia o multipla diagnosi. L’inquadramento è possibile ed è scientifico, ma non è statico quanto dinamico. I manuali nosografici aiutano, ma è indispensabile usare la ragione scientifica, in modo che le definizioni non siano troppo strette o scorrette.
Il cambiamento si ottiene solo se si è atti alla crescita personale (sia psicologo sia paziente).