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La situazione

In Sicilia andati ‘in fumo’ 4000 ettari di terreno, chi paga il conto dell’emergenza incendi?

lunedì 4 Agosto 2025
Si sommano siccità e crisi idrica, come se non bastasse la Sicilia brucia. Una storia che si ripete.
Tra il 21 e il 26 luglio 2025, sono stati ingenti e crescenti i danni provocati dagli incendi, che hanno mandato ‘in fumo’ ettari e ettari di terreno, tantissimi i territori devastati.
Un weekend di fuoco che ha coinvolto diverse aree della nostra Isola, dalla riserva dello Zingaro (Trapani), a Monte Cofano, le campagne attorno a Calatafimi, la Sughereta di Niscemi, piana degli Albanesi, l’area etnea tra Biancavilla e Ragalna, Cava Grande del Cassibile, e il Calatino.
Incendio a Poggio San Francesco, Altofonte, Palermo 2
Dai dati emerge che da gennaio al 18 luglio 2025, la Sicilia ha registrato 248 roghi, con un totale di 16.938 ettari bruciati, ponendosi al primo posto in Italia per superficie distrutta.
Una vera e propria devastazione. Su circa 30.988 ettari totali bruciati in Italia nei primi 7 mesi del 2025, 12.733 erano terreni agricoli.
I danni includono coltivazioni, come cereali, ortaggi, pascoli, infrastrutture rurali, recinzioni, impianti d’irrigazione e strutture aziendali come stalle e depositi.
E di conseguenza ingenti perdite economiche, una stima di oltre 10mila euro per ettaro bruciato, considerando spese immediate e di lungo periodo per spegnimento, bonifica e ricostituzione del territorio.
La Protezione civile regionale ha valutato circa 60milioni solo per i danni diretti da fuoco in due giorni di roghi, mentre altri oltre 200milioni sono legati a siccità e perdite agricole correlate.
Nelle province di Trapani, Palermo, Catania e Siracusa, fino al 40% della raccolta d’uva da vino è andata persa e  nelle stesse zone, le colture di agrumi, olivi, frutta estiva e ortaggi hanno subito danni severi. Anche l’apicoltura è stata colpita duramente e la popolazione delle api si è dimezzata nelle aree affette.
Anche nella produzione lattiera si è registrata una riduzione della produzione di latte di almeno il 30%, sia per stress da caldo sugli animali che per le difficoltà operative nelle stalle.
Ma quali sono le cause principali?
Siccità persistente, le precipitazioni hanno subito un calo del 40 % rispetto al passato recente, incrementando l’aridità e favorendo la propagazione degli incendi, con rischio crescente di desertificazione. Ondata di caldo estremo e venti forti, temperature fino a 45–47  gradi abbinate a condizioni meteo favorevoli all’innesco e alla diffusione dei roghi.
Fino ad arrivare agli incendi. Un’evento disastroso che con una ciclicità unica vede i siciliani costretti a ‘combattere’ eventi di questo tipo, inermi. 
Dal 21 al 26 luglio la Sicilia è stata interessata da condizioni meteorologiche particolarmente avverse, elevate, forti venti e bollettini meteo che hanno evidenziato un’elevata suscettibilità all’innesco e alla propagazione di incendi boschivi e di vegetazione.
Tali fattori hanno determinato un significativo incremento degli interventi per incendi su tutto il territorio regionale, con circa 2.000 ettari di boschi e vegetazione andati in fumo e circa 3.000 interventi effettuati dal 21 luglio a oggi.

Insomma, gli incendi non sono solo un disastro ambientale, ma stanno causando gravi ripercussioni economiche e agricole, danni diretti ai raccolti e agli allevamenti, perdita di biodiversità e perdita strutturale di capitale produttivo.

Salvatore Barbagallo

L’assessore regionale all’Agricoltura e allo sviluppo rurale, Salvatore Barbagallo risponde. Abbiamo messo in campo e completato tutte le attività di prevenzione previste non solo con l’uso del personale in servizio, ma anche attraverso le moderne tecnologie a nostra disposizione. Abbiamo assistito a eventi che, secondo un copione già noto, in alcuni casi sono stati innescati da azioni dolose e hanno determinato la perdita di importanti estensioni di zone boschive”.

Salvo Cocina, capo protezione civile regionale
Salvatore Cocina

 

La Protezione civile, guidata da Salvo Cocina, ha inoltre fatto presente che per fronteggiare il perdurare della situazione di deficit idrico in atto nell’Isola è necessario l’incremento dei fondi per ulteriori 10 milioni di euro. Risorse fondamentali sia per il ristoro delle spese effettuate in emergenza che per l’attuazione di interventi in conto capitale.

Il punto per il capo della Protezione civile è chiaro (clicca qui): “Il problema non è ambientale, è di ordine pubblico. C’è rabbia, tanta rabbia. Le persone giustamente sono stanche, esasperate, frustrate. È un attentato alla salute pubblica, prima ancora che al paesaggio. E hanno ragione, i cittadini, ad essere furiosi”.
Chi ne soffre di più? Le richieste degli agricoltori sono chiare e urgenti, risarcimenti, misure strutturali, manutenzione delle infrastrutture idriche e un coordinamento efficace contro la piaga dei roghi dolosi.
Bisogna che gli agricoltori si attivino immediatamente.Dovrebbero denunciare,  le regole comunitarie oggi riguardano la percezione dei contributi, e dimostrare che non c’è nessuna colpa da parte dell’agricoltore ma c’è stata una causa di forza maggiore, sarà poi l’Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) a occuparsene“.
Una situazione che però non preoccupa più degli altri anni“, aggiunge Graziano Scardino, presidente della Cia Sicilia. Gli incendi sono avvenuti in un periodo in cui per fortuna la maggior parte dei terreni seminativi erano stati già tutti raccolti in quanto è ormai conclusa la raccolta del grano, che è quella che si prolunga di più rispetto le altre“.
I terreni coltivati hanno subito in parte gli effetti di questi avvenimenti. “Quello che invece preoccupa è il fatto che sicuramente sono stati interessati i pascoli, si sono registrati danni in vaste zone“.
Gli agricoltori oggi hanno il divieto di appiccare fuochi entro il 30 settembre, non possono bruciare le ristoppie, ovvero praticare quella tecnica che veniva definita agronomicamente la pratica del debbio, ovvero la bruciatura delle ristoppie per pulire il terreno e prepararlo all’anno seguente. Quelli registrati sono stati atti dolosi“. 
L’autocombustione è un evento che in natura non si verifica mai“. 
Se appicco un incendio a una piantagione di vecce, di sulla o di grano quando è verde, e quindi contiene il 90% di acqua, non si incendia, è normale che aspetto quando è tutto secco, ma soprattutto quando con le giornate sono calde, l’incendio viene favorito proprio dall’alta temperatura, accompagnata da un po’ di vento“.
Nel mese di luglio si è verificato un’evento disastroso dal punto di vista soprattutto ambientale. Gli incendi tendenzialmente hanno riguardato aree più di rilevanza naturalistica, la Riserva dello Zingaro, l’Oasi del Simeto e tutte aree di questa natura. O ancora il bosco di Piazza Armerina, sono luoghi che ogni anno subiscono la stessa ignara sorte.
Queste sono purtroppo immagini che vediamo ogni anno, dovremmo chiederci che cosa succede è perché questi eventi si ripercuotono in questi stessi territori“.
La motivazione appare chiara al presidente della Cia Sicilia. Non riusciamo a creare le condizioni per difendere questi ambienti in maniera efficace. Noi agricoltori poniamo in essere tutte le attenzioni del caso per difendere i nostri campi, ci sono intere province che tendenzialmente non hanno mai grossissimi problemi, ci sono province o parti di province, invece, che ogni anno vanno in fumo“.
C’è un problema territoriale, “si dovrebbe intervenire con la prevenzione, ma bisognerebbe anche cominciare a indagare in maniera più efficace, perché alcuni fatti avvengono sempre nello stesso posto e sono di una certa costanza“.
Il tema dell’efficacia dei controlli e della prevenzione sono le due tematiche fondamentale. “Serve un metodo di indagine per poter prevenire l’anno successivo“.
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