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La dichiarazione

Incendio Ecomac, Auteri e Scarinci: “Le leggi ci sono, possono essere migliorate ma certamente impongono responsabilità soggettive ai titolari degli impianti”

mercoledì 9 Luglio 2025
Auteri e Scarinci
“Il caso dell’incendio Ecomac ci induce a riflettere e fare alcune considerazioni al di là di tante esternazioni che, considerata la gravità dell’evento, comprensibilmente si sono lette in questi giorni. In ossequio alle Linee Guida emanate con DPCM del 27/08/2021 gli impianti di trattamento di rifiuti perseguono l’obiettivo di aggiornare e rafforzare le misure di prevenzione e controllo  rischi derivanti da rilasci, incendi o esplosioni. È senza dubbio in questa materia che vanno ricercate le possibili responsabilità sull’incidente avvenuto alla Ecomac, che ha destato i gravi problemi di questi giorni. La stessa legge tra le altre cose prevede la responsabilità diretta delle aziende, e quindi anche di Ecomac, rispetto alla redazione e al continuo aggiornamento dei piani di emergenza interno ed esterno in caso di incidenti, anche in questo a primo impatto v’è da verificarne il funzionamento nel corso dell’emergenza”. A parlare sono il deputato regionale Dc Carlo Auteri e il suo collaboratore Beniamino Scarinci, ex assessore all’Ambiente a Priolo, oltre che componente della commissione Aia al ministero dell’Ambiente e dipendente Arpa (in aspettativa).
incendio Ecomac

“Si deve tenere conto che la nostra area industriale è stata dichiarata Aerca con decreto 189/2005 dell’assessorato regionale Territorio e Ambiente, dopo circa un anno il Ministero ha emanato il nuovo testo unico ambientale con il Dlgs 152/2006, con tale legge sono state introdotte le Aia, nazionali e regionali, le quali prevedono che nella loro istruttoria si tenga conto del contesto dell’area e della pressione ambientale nella quale l’insediamento che viene autorizzato opererà, già su questo punto il Ministero ha sempre trattato gli impianti come singole realtà senza tenere conto delle caratteristiche del sito industriale di Priolo, di conseguenza si è venuto meno nel considerare la sommatoria delle varie possibili fonti di inquinamento e in più non sono stati classificati e normati una classe di composti chimici e organici”, continuano Auteri e Scarinci.

Nel 2010, ottemperando alla direttiva comunitaria 2008/50/CE, il ministero ha emanato il Dlgs 155/2010 che è la legge che fissa i limiti di alcuni inquinanti in atmosfera ai fini della cosiddetta “Qualità dell’aria”. Sono queste le norme che guidano le attività degli enti di controllo. “Di questo dobbiamo tenere conto quando ipotizziamo una scarsa o assente attività di controllo o peggio la falsità dei dati che vengono forniti, in questo caso dobbiamo affermare, come già fatto nelle sedi opportune nel corso degli anni, che la legge 155/2010 è una legge che si basa fondamentalmente sull’inquinamento derivante dal traffico veicolare e non da una zona industriale – sottolineano Auteri e Scarinci – tanto è vero che le centraline disposte sul nostro territorio analizzano in continuo l’atmosfera rispetto ad una minima parte di inquinanti che invece provengono dal polo industriale, per di più i dati che rilevano le centraline sono validati sulla base delle concentrazioni riscontrate nel tempo, un polo industriale come il nostro meriterebbe invece una valutazione dei flussi di massa degli inquinanti così da capire le quantità e la massa di inquinanti che vengono apportati in atmosfera e non la loro concentrazione perché in questo caso l’effetto diluizione mistifica il dato della massa totale di inquinanti in atmosfera alla quale i cittadini sono esposti con i conseguenti rischi per la salute”.
In conclusione, oltre a ringraziare il lavoro degli organi di controllo, dei vigili del fuoco e della protezione civile – che con determinazione hanno scongiurato il peggio – si aspettano i dati delle analisi specifiche su quella classe di inquinanti (diossine e furani) che daranno il quadro sui reali danni causati da questo incendio. “Esortiamo l’Autorità Giudiziaria ha svolgere le indagini rispetto alle responsabilità dirette, qualora vi siano e auspichiamo che il Ministero intervenga con una norma sulla qualità dell’aria che non può essere più la stessa per un polo industriale come il nostro e il comune italiano nel quale si respira l’aria più pulita – concludono Auteri e Scarinci – perché allo stato attuale è così, il ministero deve farsi carico di emanare una norma specifica per le aree industriali e ancor di più per le aree Aerca, a poco vale fare articoli, come è stato fatto, richiamando la responsabilità della regione sull’adozione del piano della tutela della qualità dell’aria, anche perché la Regione Sicilia lo ha già adottato nel 2020. Non bisogna neanche dimenticare il lavoro svolto assieme agli altri parlamentari della provincia che hanno destinato nell’ultima finanziaria la somma di 2 milioni di euro all’Arpa per potenziamento di personale e strumentazione al fine di potenziare i controlli”.
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