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La decisione

Inchiesta sui “taxi” del mare, dopo sette anni emessa la sentenza: prosciolti tutti gli imputati

venerdì 19 Aprile 2024
Tribunale Trapani

Si è chiuso, dopo sette anni, con la sentenza di non luogo a procedere per i dieci imputati accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, il procedimento penale nei confronti dei componenti dell’equipaggio delle ong Jugend Rettet, Save The Children e Medici Senza Frontiere. Le organizzazioni umanitarie erano accusate dai pm di Trapani di aver stretto accordi con i trafficanti di uomini e di non aver prestato in realtà soccorso ai profughi ma di aver fatto loro da “taxi“, trasbordandoli dalle navi libiche alle quali poi avrebbero permesso di tornare indietro indisturbate.

Il gup che ha emesso la sentenza con la formula perchè il fatto non sussiste è Samule Corso. Il non luogo a procedere era stato chiesto dalla stessa Procura di Trapani dopo una inchiesta costata circa tre milioni di euro. Nel procedimento era costituito parte civile il ministero dell’Interno che si è rimesso alla decisione del gup.

I pm avevano anche disposto il sequestro dell’imbarcazione Iuventa della ong Jugend Rettet, una delle tre organizzazioni umanitarie coinvolte. La nave nel frattempo ha subito danni enormi ed è inutilizzabile.

Questa decisione, che arriva a conclusione di una vicenda giudiziaria durata quasi sette anni, riconosce la verità sul nostro operato e sull’impegno umanitario per salvare vite in mare“. Lo afferma Daniela Fatarella, direttrice Generale di Save the Children, commentando la decisione del Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Trapani che ha disposto il non luogo a procedere nei confronti di tutti gli imputati, tra cui uno dei team leader della missione umanitaria di ricerca e soccorso in mare nel Mediterraneo, lanciata dall’Organizzazione nel 2016 e 2017.

Daniela Fatarella

Save the Childrenha aggiunto – è sempre stata fiduciosa nella conclusione positiva di questa vicenda, nella piena coscienza che i membri dell’organizzazione hanno sempre operato nella legalità, al fine di salvare vite in mare, rispondendo al proprio mandato umanitario e con il primario obiettivo di proteggere i soggetti vulnerabili, quali ad esempio minori non accompagnati e donne potenzialmente vittime di tratta e sfruttamento. Negli anni in cui la missione di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo centrale è stata attiva, il 2016 e 2017, Save the Children ha salvato quasi 10.000 persone che erano esposte al rischio di annegamento in mare. Tra di loro c’erano circa 1.500 bambini, molti dei quali erano separati dalle loro famiglie, che abbiamo tenuto al sicuro e protetto fino a quando hanno raggiunto un porto sicuro. “, ha concluso Daniela Fatarella.

Nel corso dell’udienza è stato possibile illustrare e portare all’attenzione del Giudice tutti gli elementi di prova cheha aggiunto l’avvocato Jean-Paule Castagnohanno smentito categoricamente ogni accusa, come acclarato dalla richiesta di non luogo a procedere formulata dai pubblici ministeri. Sono inoltre emerse l’encomiabile professionalità e dedizione con le quali tutto il personale dell’organizzazione, ed in particolare il team leader responsabile per la missione, ha operato per l’intera durata della stessa“.

Dopo sette anni di false accuse, slogan infamanti e una plateale campagna di criminalizzazione delle organizzazioni impegnate nel soccorso in mare, cade la maxi-inchiesta avviata dalla procura di Trapani nell’autunno del 2016, la prima della triste epoca di propaganda che ha trasformato i soccorritori in ‘taxi del mare’ e ‘amici dei trafficanti’. Lo dice Medici senza frontieri a proposito della sentenza che proscioglie le ong Jugend Rettet, Save The Children e Msf “dall’irricevibile accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina“. “Un mastodontico impianto accusatorioaggiunge Msfbasato su illazioni, intercettazioni, testimonianze fallaci e un’interpretazione volutamente distorta dei meccanismi del soccorso per presentarli come atti criminali”.

La formula assolutoria dice che non c’era niente, mancava la condotta materiale“. Lo dice l‘avvocato Alessandro Gamberini, legale della ong Jugen Rettet, a proposito della decisione del Gip di Trapani. “I fatti materiali non sono stati dimostrati e non erano dimostrabili come noi abbiamo sostenuto con richieste di archiviazione alla Procura. Questo processo è una delle origini del male, della diffamazione delle ong chiamate spesso a essere complici dei trafficanti“, ha aggiunto. “Si chiude un’epocaha proseguitoanche se non chiedo che il nostro ministro Salvini si fermerà

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