“La forte accelerazione si deve soprattutto ai prezzi dei beni energetici (da +44,5% di settembre a +73,2%) e, in misura minore, ai prezzi dei beni alimentari (da +11,4% a +13,1%). A dirlo, l’Istat.
Secondo le stime preliminari, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra a ottobre un aumento del 3,5% su base mensile e dell’11,9% su base annua (da +8,9% del mese precedente).” Bisogna risalire al marzo 1984 per un tendenziale dell’indice generale NIC pari a +11,9%” commenta l’Istat.
Inoltre i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona passano da +10,9% a +12,7%, e quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto da +8,4% a +8,9%. I prezzi dei Beni alimentari (da +11,4% a +13,1%), sia lavorati (da +11,4% a +13,4%) sia non lavorati (da +11,0% a +12,9%).
CODACONS, STANGATA DI OLTRE 3600 EURO PER FAMIGLIE
L’inflazione all’11,9% è disastrosa e determina una stangata record per gli italiani, considerata la totalità dei consumi di una famiglia “tipo”, pari a +3.655 euro annui. Solo per gli alimentari (+13,5% ad ottobre) un nucleo si ritrova a spendere in media +752 euro su base annua. Così Codacons preoccupata dei “consumi di Natale” e “per il commercio e l’economia nazionale” che secondo il Codacons il Governo potrebbe aiutare “disponendo subito il taglio dell’Iva sugli alimentari“.
I sindacati chiedono subito l’intervento del Governo per fermare la corsa dei prezzi di energia e beni alimentari sottolineando che la perdita di potere d’acquisto nel 2022 sarebbe di oltre 1.800 euro.
“La netta accelerazione registrata ad ottobre dall’inflazione, superiore alle nostre stime (9,8%), rappresenta indubbiamente uno shock per il nostro sistema. In un solo mese si è, infatti, registrata una variazione dei prezzi (+3,5%) analoga a quella rilevata complessivamente tra il 2017 ed il 2021. Le tensioni, che hanno portato a tassi di crescita dei prezzi eccezionali nel comparto energetico, si stanno diffondendo ormai a tutti i settori, principalmente beni di largo consumo”. Così l’Ufficio Studi di Confcommercio commentandole stime preliminari di Istat sull’inflazione di ottobre.
“Questa situazione non è, purtroppo, destinata a registrare modifiche sostanziali nel breve periodo, anche alla luce degli aumenti che si stanno rilevando nelle fasi antecedenti il consumo con i prezzi alla produzione che, a settembre, segnalano un +41,8% su base annua” afferma l’Ufficio Studi di Confcommercio. “In questo contesto – prosegue la nota – le famiglie hanno sempre maggiori difficoltà a mantenere l’attuale mix di consumi, essendo costrette a spostare una quota sempre più rilevante del proprio reddito, in riduzione in termini reali, verso le spese di base (energia, alimentazione, ecc). Alla luce di questa situazione, che potrebbe determinare un netto stop al recupero della domanda per consumi da parte delle famiglie, i timori di una recessione prolungata, che vada oltre il periodo a cavallo tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023, si fanno sempre più concreti. E’ opportuno ricordare – conclude Confcommercio – che dall’inizio del 2023 si potrà osservare una riduzione dei costi dell’energia, almeno temporanea, con qualche beneficio sulla dinamica dei prezzi al consumo.”