Per la prima volta nella storia del panorama mediatico italiano, il web si conferma come principale fonte d’informazione, stravolgendo il modello tradizionale che, per decenni, ha visto la televisione e la stampa dominare il mercato.
I dati raccolti nel 2023 e analizzati nell’Osservatorio annuale sul sistema dell’informazione 2025 di Agcom rivelano una svolta epocale: internet, con la sua versatilità e immediatezza, ha conquistato la fiducia e l’attenzione di una fetta sempre più ampia della popolazione, segnando un cambiamento di paradigma nella fruizione delle notizie.
La svolta del digitale
Secondo l’Osservatorio, il 50% degli italiani si informa quotidianamente tramite internet, mentre per la prima volta la televisione – storicamente il pilastro dell’informazione – ha perso la posizione di leader, scendendo dal 67,4% del 2019 al 46,5% nel 2023.
Questo mutamento non è solo numerico, ma rappresenta un passaggio generazionale e culturale profondo. L’accesso alle informazioni attraverso il web offre una molteplicità di opzioni: dai siti di quotidiani digitali, ai social network, fino ai motori di ricerca, tutti strumenti che hanno saputo adattarsi rapidamente ai cambiamenti nei comportamenti degli utenti.
I DATI DEL REPORT
Un cambiamento che va oltre le statistiche
La trasformazione del consumo informativo non riguarda solamente la quantità di persone che si affida al web, ma anche la qualità e le modalità di interazione con le notizie. Se fino a poco tempo fa la televisione, la radio e la carta stampata rappresentavano fonti “sicure” e affidabili, oggi il panorama digitale ha aperto la strada a nuove dinamiche comunicative.
Gli utenti non si limitano più a leggere una notizia: interagiscono, condividono, commentano e persino creano contenuti. In particolare, i social network si sono affermati come il principale canale di accesso alle informazioni, con un meccanismo di “notifica” e “alert” che permette di rimanere costantemente aggiornati.
Questo spostamento si accompagna a una rivoluzione anche nelle modalità di consumo dei media. La generazione più giovane, abituata a una fruizione immediata e interattiva, privilegia forme comunicative alternative, come la lettura di articoli online, la visione di video o l’ascolto di podcast. Al contrario, le fasce d’età più avanzate tendono ancora a dare peso alla televisione e alla stampa tradizionale.
Tuttavia, anche gli utenti più anziani stanno progressivamente integrando il digitale nelle loro abitudini, rendendo il cambiamento ancora più pervasivo.
Le cause di un mutamento “storico”
Molteplici fattori hanno contribuito a questo spostamento. Innanzitutto, l’accesso sempre più diffuso a dispositivi mobili e connessioni internet ad alta velocità ha reso il web uno strumento indispensabile per informarsi in ogni momento della giornata.
Inoltre, la pandemia ha accelerato la digitalizzazione, costringendo molte persone a cambiare radicalmente le proprie abitudini e a fare affidamento sui media online per rimanere aggiornate, sia per lavoro sia per motivi personali.
Un ulteriore elemento è rappresentato dal “passaparola virtuale”: un meccanismo che, grazie ai social network, ha rivoluzionato il modo in cui le informazioni si diffondono. Il 50,5% degli utenti iscritti a almeno un social network dichiara infatti di venire a conoscenza delle notizie proprio da questi canali, prima ancora di rivolgersi ai mezzi di comunicazione tradizionali.
Questa dinamica evidenzia come il web non sia più solo un aggregatore di notizie, ma un vero e proprio motore di opinione e discussione pubblica.
L’impatto sul giornalismo e sul mercato dell’informazione
Il trionfo del digitale pone nuove e importanti riflessioni per il mondo del giornalismo. Se da un lato l’accesso alle informazioni diventa più democratico e diffuso, dall’altro il modello di business dei media tradizionali viene messo in discussione. La diminuzione della lettura dei quotidiani cartacei – che si attesta a poco più del 17% – e il basso tasso di abbonamenti a versioni digitali (6,6% degli utenti) indicano una crisi di fatturato che costringe le testate a rivedere le proprie strategie.
I media tradizionali, un tempo considerati sinonimo di autorevolezza e affidabilità, ora si trovano a competere non solo con la velocità e la praticità delle fonti digitali, ma anche con il fenomeno della disinformazione e della diffusione di “fake news”.
Il giornalismo, dunque, si trova a dover rinnovare la propria identità, puntando su approfondimenti, verifiche rigorose e una comunicazione che sappia integrare tradizione e innovazione.
In questo contesto, l’uso dell’intelligenza artificiale rappresenta sia un’opportunità che un rischio. Da un lato, l’AI può contribuire a migliorare l’efficienza nella produzione e nella verifica delle notizie, dall’altro solleva interrogativi etici e sulla trasparenza dei processi redazionali. La capacità di distinguere tra contenuti autentici e manipolati diventa cruciale per preservare la fiducia del pubblico.
Il ruolo delle piattaforme social
Le piattaforme social hanno consolidato il loro ruolo di “porta d’accesso” per l’informazione. La natura interattiva di questi canali, che permette agli utenti di commentare, condividere e discutere le notizie in tempo reale, ha trasformato il modo in cui si costruisce l’opinione pubblica. Tuttavia, questa stessa immediatezza porta con sé il rischio di una diffusione incontrollata di notizie non verificate, contribuendo a fenomeni di polarizzazione e disinformazione.
I dati evidenziano una netta differenza di comportamento tra le varie fasce d’età. I giovani, infatti, tendono a dare maggior importanza alla condivisione e al “like” dei contenuti, mentre gli utenti più anziani si impegnano in una partecipazione più attiva, ad esempio commentando le notizie o avviando discussioni.
Questa diversificazione delle modalità di interazione mette in luce come il digitale non sia un fenomeno monolitico, ma un ecosistema complesso in cui coesistono molteplici forme di fruizione e coinvolgimento.
FONTE DATI:
report completo su “IL CONSUMO DI INFORMAZIONE”
report completo su “OFFERTA INFORMATIVA DELLA TELEVISIONE GENERALISTA”
La fiducia nei media: un terreno di scontro
Nonostante la crescita esponenziale dell’informazione online, la fiducia del pubblico nei confronti delle fonti digitali resta inferiore rispetto a quella riservata ai media tradizionali. Il rapporto rileva infatti che, mentre circa il 65,6% della popolazione nutre fiducia moderata o alta in almeno un mezzo d’informazione, le fonti online registrano livelli di affidabilità inferiori rispetto a televisione, radio e stampa cartacea.
In particolare, il servizio pubblico televisivo continua a essere percepito come il “porto sicuro” dell’informazione, soprattutto tra le fasce d’età più anziane. Al contrario, i social network – pur essendo il canale di ingresso principale per le notizie – sono visti con maggiore scetticismo. Questo divario evidenzia una crisi di fiducia che il mondo digitale dovrà affrontare: la sfida non è solo quella di attrarre l’attenzione del pubblico, ma anche di guadagnarne la fiducia attraverso una maggiore trasparenza e responsabilità editoriale.
Le prospettive per il futuro
Il superamento della televisione e degli altri media tradizionali da parte del web rappresenta una tappa fondamentale, ma non l’epilogo del processo di trasformazione. L’evoluzione dei modelli di fruizione dell’informazione è destinata a proseguire, spinta da fattori quali l’innovazione tecnologica, il cambiamento delle abitudini e la necessità di una maggiore interattività.
I media tradizionali stanno già sperimentando nuove formule per integrare l’offerta digitale, come l’adozione di piattaforme online, la creazione di contenuti multimediali e l’utilizzo dei social per interagire direttamente con il pubblico.
Un aspetto critico sarà quello di garantire la qualità dell’informazione in un contesto in cui la rapidità di diffusione può facilmente compromettere la verifica dei fatti. L’obiettivo principale per giornalisti ed editori è duplice: da un lato, mantenere standard elevati di accuratezza e responsabilità; dall’altro, sapersi adattare a un ambiente in cui l’algoritmo e il “passaparola virtuale” giocano un ruolo determinante nel modellare il dibattito pubblico.
Il panorama mediatico italiano, dunque, si trova a un bivio decisivo. Se da un lato il passaggio al digitale apre nuove opportunità per una maggiore democratizzazione dell’informazione, dall’altro richiede un ripensamento profondo dei modelli di business e della relazione tra media e pubblico. In questo scenario, la capacità di innovarsi e di integrare tradizione e modernità diventerà il fattore chiave per garantire la sopravvivenza e la credibilità del giornalismo.
report “FIDUCIA E AFFIDABILITA’ NEI MEZZI DI COMUNICAZIONE”
Il “caso italiano” nel contesto globale
L’esperienza italiana, pur presentando caratteristiche uniche legate a tradizioni storiche e a un mercato mediatico particolare, non è isolata. A livello globale, si assiste a una tendenza simile: il web sta progressivamente erodendo la posizione dei media tradizionali, favorendo una maggiore interattività e la personalizzazione del consumo informativo.
Tuttavia, il passaggio al digitale porta con sé anche enormi questioni tecniche ed etiche, come la lotta contro la disinformazione e il mantenimento della qualità dei contenuti.
In molti paesi, le piattaforme digitali hanno già iniziato a collaborare con enti pubblici e privati per definire standard e normative che possano garantire un’informazione corretta e verificata. In Italia, proprio l’Osservatorio annuale sul sistema dell’informazione rappresenta uno strumento fondamentale per monitorare queste dinamiche e fornire indicazioni utili per la regolamentazione del settore.
Interviste e prospettive degli esperti
Diverse voci nel mondo del giornalismo e della comunicazione hanno commentato questa svolta. Secondo alcuni esperti, il cambiamento è il risultato di una lunga evoluzione, accelerata da eventi straordinari come la pandemia, che hanno costretto tutti a rivedere il proprio rapporto con l’informazione. Altri sottolineano come l’adozione massiccia di tecnologie digitali abbia modificato il “DNA” del consumo mediatico, spostando il potere decisionale sempre più nelle mani del pubblico.
Un direttore di un’importante testata online ha dichiarato: “Il web non è solo un canale di distribuzione, ma un vero e proprio ecosistema in cui ogni utente diventa protagonista. Questa rivoluzione, se ben gestita, può rappresentare una grande opportunità per il giornalismo, rendendolo più partecipativo e dinamico.”
Parallelamente, i rappresentanti dei media tradizionali evidenziano come non si tratti di un abbandono totale, ma di una ristrutturazione delle modalità di comunicazione. “La televisione e la stampa non scompariranno, ma dovranno integrarsi con il digitale per continuare a rappresentare punti di riferimento in termini di approfondimento e analisi,” commenta un esperto del settore.
Una nuova era per l’informazione?
Per la prima volta, i dati dimostrano che il pubblico italiano ha scelto il digitale come principale mezzo per accedere alle notizie, abbandonando in larga misura i tradizionali canali televisivi e cartacei. Questo cambiamento, seppur segnato da dubbi e incertezze, apre la strada a un giornalismo più interattivo, partecipativo e, potenzialmente, più inclusivo.
Il futuro del giornalismo dipenderà in larga misura dalla capacità dei media di adattarsi a questo nuovo scenario. Innovazione, trasparenza e impegno nella verifica dei fatti saranno gli elementi fondamentali per costruire un modello di informazione capace di rispondere alle esigenze di un pubblico sempre più esigente e informato. In questo senso, la sinergia tra tradizione e innovazione potrà rappresentare la chiave per un sistema dell’informazione equilibrato e sostenibile.
Mentre il digitale si conferma protagonista, il compito di garantire la qualità dell’informazione diventa imperativo. La sfida per giornalisti, editori e istituzioni è quella di utilizzare le nuove tecnologie per valorizzare il contenuto, promuovere un dibattito pubblico costruttivo e contrastare il fenomeno della disinformazione. Solo così si potrà assicurare che il passaggio al digitale non comporti una perdita di rigore e affidabilità, ma rappresenti un’evoluzione positiva per l’intera società.
In definitiva, l’Osservatorio annuale sul sistema dell’informazione 2025 non solo documenta una tendenza storica, ma lancia un messaggio chiaro: l’informazione sta cambiando volto, e il futuro appartiene a chi saprà cogliere le opportunità offerte dal mondo digitale.
È un invito a guardare avanti, a reinventarsi e a ripensare i modelli tradizionali, affinché il giornalismo possa continuare a essere uno strumento fondamentale per la democrazia, la conoscenza e il confronto civile.
Guardando al futuro, si prevede che il trend digitale continuerà a consolidarsi, portando con sé ulteriori cambiamenti nel modo in cui vengono prodotte e consumate le notizie. La sfida non si limita alla mera distribuzione dell’informazione, ma si estende alla capacità di generare contenuti che siano non solo immediati, ma anche approfonditi e contestualizzati.
Le nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale e il machine learning, potranno giocare un ruolo decisivo nella personalizzazione dell’esperienza informativa, offrendo agli utenti notizie su misura e suggerimenti basati sui loro interessi.

Quale sarà il ruolo delle redazioni e dell’utente nel nuovo ecosistema informativo?
In questo scenario, il giornalismo dovrà confrontarsi con domande cruciali: come bilanciare la velocità della diffusione delle notizie con l’esigenza di una verifica accurata? Quale sarà il ruolo delle redazioni tradizionali in un mondo in cui i contenuti vengono spesso generati e condivisi da piattaforme digitali?
E soprattutto, come garantire che l’informazione rimanga uno strumento di empowerment e non diventi un mezzo per manipolare l’opinione pubblica?
Le risposte a queste domande richiederanno una stretta collaborazione tra istituzioni, media e società civile. In Italia, ad esempio, le autorità di regolamentazione stanno già iniziando a discutere nuove normative per il settore, mirando a creare un ambiente in cui la libertà di informazione si sposi con la necessità di un’informazione responsabile e verificata.
Queste iniziative rappresentano un passo importante verso la costruzione di un ecosistema mediatico in grado di resistere alle pressioni della disinformazione e alle sfide poste dalla rapidità dei flussi informativi online.
Un altro aspetto centrale di questo cambiamento è il ruolo attivo dell’utente. Nel vecchio paradigma, il pubblico era per lo più un destinatario passivo delle notizie, ma oggi, grazie alle tecnologie digitali, ogni utente ha la possibilità di diventare creatore e diffusore di contenuti. Questo fenomeno, se ben regolamentato, può arricchire il dibattito pubblico, favorendo una maggiore pluralità di opinioni e una partecipazione più diretta alla vita democratica.
Tuttavia, la democratizzazione della produzione informativa comporta anche rischi. La facilità con cui le notizie possono essere condivise e modificate rende più difficile distinguere tra fonti affidabili e contenuti manipolati. In questo contesto, la capacità critica dell’utente diventa fondamentale: educare il pubblico a riconoscere le fonti attendibili e a verificare i fatti è essenziale per contrastare il fenomeno delle fake news.
Il trionfo del web come principale fonte d’informazione non è un semplice dato statistico, ma un segnale della trasformazione in atto nella società contemporanea. È un invito a riflettere sul ruolo che l’informazione gioca nella costruzione del nostro quotidiano, sulle responsabilità dei media e sulle nuove forme di partecipazione civica che emergono dal mondo digitale.
L’evoluzione del sistema dell’informazione, infatti, ha ripercussioni ben oltre il mondo del giornalismo: incide sul modo in cui la società si informa, si forma un’opinione e partecipa al dibattito pubblico. In questo senso, il passaggio dal tradizionale al digitale rappresenta una svolta storica che potrà avere effetti duraturi su tutti gli aspetti della vita democratica.
Il futuro del sistema informativo dipenderà dalla capacità di media, istituzioni e cittadini di collaborare per creare un ambiente in cui l’informazione possa essere non solo rapida ed accessibile, ma anche rigorosa e affidabile. Solo attraverso un impegno condiviso sarà possibile trasformare questa rivoluzione digitale in un’opportunità per rafforzare la democrazia e promuovere una società meglio informata e consapevole.
I dati e le riflessioni emerse dal rapporto, rappresentano un invito a guardare al futuro con la consapevolezza che il cambiamento è inarrestabile. L’evoluzione del sistema dell’informazione, infatti, non è un fenomeno isolato, ma il riflesso di trasformazioni più ampie che investono l’intera società.
Di fronte a una rivoluzione digitale inarrestabile, il compito di ogni attore del mondo mediatico – dai giornalisti agli istituti di formazione, dalle istituzioni alle piattaforme digitali – è quello di contribuire a costruire un ecosistema dell’informazione che sia al contempo dinamico, rigoroso e, soprattutto, al servizio del bene comune.
Con il web ormai consolidato come principale fonte di notizie, il panorama mediatico italiano si prepara a una nuova era: quella in cui la convergenza tra tradizione e innovazione diventerà la chiave per rispondere alle sfide del futuro, ridisegnare il concetto di informazione e rafforzare il legame tra media e cittadini.
Fonte dati e nota metodologica
Osservatorio annuale dell’informazione Agcom – Report integrale
Dal punto di vista metodologico, sono state utilizzate una molteplicità di fonti, con strumenti di rilevazione sia attivi che passivi. Per maggiori dettagli si rinvia alla specifica Appendice.
L’edizione 2025 si sviluppa attraverso tre filoni di indagine:
- un’analisi della fruizione di contenuti informativi su tutti i mezzi di comunicazione: televisione, radio, quotidiani e internet;
- l’esplorazione dei temi della fiducia e dell’affidabilità, elementi centrali nel sistema dell’informazione, in grado di impattare sull’uso dei mezzi di comunicazione a scopo informativo da parte del pubblico e di modellare le percezioni e le preferenze degli individui;
- un’analisi dell’offerta informativa della televisione tradizionale, in particolare la sua distribuzione tra telegiornali e programmi c.d. “Extra TG” nelle principali emittenti nazionali.