Gli Istituti pubblici di assistenza e beneficenza da tempo si trovano fermi al palo con questioni irrisolte a cui dare un’ immediata soluzione per non disperdere risorse umane e professionali.
Fondazioni o aziende di servizi alla persona nel resto del territorio che nascono come enti di diritto pubblico sovvenzionati da privati e istituti religiosi, e che in Sicilia però scontano una riforma che non c’é. In questi enti lavorano più di 900 dipendenti di ruolo, tra lavoratori pubblici e 1500 persone a tempo determinato e professionisti. Più di 134 Ipab suddivise nei comuni siciliani a cui andrebbero in dotazione 5 milioni di euro ma che si troverebbero in totale abbandono. I posti letto sono 2649, ad essere ospitati sono prevalentemente anziani (2281), ma anche minori (203), disabili (55), donne in difficoltà (42).
La Regione Siciliana nel 2023 attraverso l’assessorato della Famiglia e delle politiche sociali, ha impegnato oltre 2,9 milioni per pagare le integrazioni stipendiali e gli oneri previdenziali del personale (clicca qui) allo scopo di regolarizzare la posizione stipendiale dei lavoratori che da tempo aspettano retribuzione e ricollocazione.
La Casa del Fanciullo di Carini con oltre 76 pazienti portatori di handicap è stata una delle poche Ipab nell’isola che nel 2018 ha chiuso i propri bilanci con un avanzo di amministrazione di 848 mila euro. L’eccezione che conferma la regola probabilmente, una situazione che è riuscita a spianare il disavanzo di amministrazione dei primi anni di attività che ammontava a 300 milioni di lire. Una struttura che però non ha percepito alcun contributo dalla Regione perché non previsto per l’erogazione di prestazioni sanitarie e che ha impedirebbero le assunzioni di personale specializzato a tempo determinato per portare avanti i piani terapeutici.
Rispetto degli atti costitutivi degli enti, la cui intenzione originaria era quella di aiutare le persone in difficoltà, l’attivazione di processi di mobilità del personale a tempo indeterminato legalmente assunto e la realizzazione di interventi specifici necessari per ottenere strutture pienamente funzionanti sono i punti principali della proposta del disegno di legge presentato lo scorso 27 Febbraio per i lavoratori che da decenni attendono una soluzione alla loro vertenza.
A che punto è la riforma? A oggi una revisione della normativa improrogabile, il rilancio degli istituti di assistenza e beneficenza e la tutela del personale è rimasto purtroppo solo sulla carta. Vi è il bisogno di un piano organico che consentirebbe alle Ipab di essere pienamente inserite nel quadro della programmazione regionale e locale.
Dopo i tentativi dell’era Crocetta, portati avanti dal siracusano Bruno Caruso, titolare delle deleghe in questione, quelli dell’Autonomista Antonio Scavone, esponente del governo Musumeci, tocca a Nuccia Albano, uscire dallo stallo. Al momento però, il messaggio nella bottiglia non è ancora arrivato a destinazione. Sala d’Ercole e governo attendono di trovare il filo perduto. Magari nei tempi più ragionevoli possibili. L’assessore palermitano alle Politiche sociali ha più volte ribadito che nel corso dei prossimi mesi ci sarà spazio per un confronto mirato sull’argomento tra le forze politiche. Sperando che sia rapido e sufficiente.