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L’assessore regionale alle Attività produttive Mimmo Turano ha presentato alla stampa la riforma dell’Irsap, approvata recentemente dall’Assemblea regionale siciliana, insieme al commissario ad acta dell’ente Giovanni Perino e al direttore generale Gaetano Collura.
“Con questa riforma, a cui abbiamo lavorato in modo paziente e certosino con il contributo di tutte le forze politiche in Commissione e in Aula, abbiamo eliminato le storture della legge e semplificato la gestione delle aree industriali nell’ottica della trasparenza e delle esigenze del tessuto produttivo”, ha detto l’assessore Turano nel corso della conferenza stampa in Assessorato spiegando i singoli articoli che compongono la legge di riforma dell’Istituto regionale per lo sviluppo delle attività produttive.
“L’Irsap diventa un’agenzia di sviluppo, un ente in house della Regione con una governance snella e flessibile, in grado di attrarre investimenti e gestire fondi nazionali e comunitari per lo sviluppo e la riqualificazione delle aree industriali in cui ricadono le due Zes siciliane (Zone Economiche Speciali, ndr) – continua l’esponente del governo Musumeci- due delle 76 Zes presenti in Europa che sono motivo di orgoglio per il governo Musumeci; grazie alla semplificazione e al credito di imposta, esteso ai macchinari e agli immobili, le zone economiche speciali faranno da volano a nuovi investimenti e insediamenti. La riforma, fra le altre cose, prevede che l’ente possa ampliare le aree industriali disponibili al di fuori dei confini, fino ad un massimo del 10 per cento, per attrarre gli investimenti di grandi gruppi nell’isola, come Intel e non solo”.
“Fondamentale è stato apportare correttivi alla legge istitutiva 8/2012, modificando la composizione del cda dell’Istituto, che si traduce anche in una riduzione notevole in termini di costi per l’ente, – sottolinea il commissario ad acta Irsap, Giovanni Perino – con l’abolizione della ‘Consulta delle attività produttive’ composta da 20 membri che ha determinato in questi anni uno stallo di funzionamento avendo potere di veto e ruolo di centralità per il cda che adesso sarà composto da cinque membri, di cui tre nominati dalla Regione e due rappresentativi delle associazioni di categoria”.
Secondo la nuova legge, le strade e le opere del servizio idrico integrato vanno consegnati ai Comuni competenti territorialmente e alle Autorità d’ambito competenti. “Ad oggi l’80 dei finanziamenti del Patto per il Sud sono stati spesi, le opere sono appaltate e completate, per il restante 20 per cento attendiamo i decreti di finanziamento da parte del Dipartimento pari a circa 10 mln, per 5 progetti, di cui un’opera a Trapani e quattro ad Agrigento, in fase iniziale invece gli interventi nell’agglomerato di Caltanissetta – spiega il direttore generale dell’Irsap, ingegnere Gaetano Collura – Nell’ambito delle opere dell’Accordo di Programma di Termini Imerese, invece, sono stati consegnati i lavori di urbanizzazione. Eseguiti i decreti di finanziamento per i progetti che interessano la realizzazione del sistema di fibre ottiche (per un importo di 10 mln euro) e della strada di collegamento al porto di Termini (2,5 mln); l’appalto è previsto all’inizio dell’anno prossimo”.
Sono tanti, dunque, i punti chiave della riforma Irsap, a partire dalle infrastrutture. Grazie alla riforma, le opere infrastrutturali realizzate dall’Irsap saranno cedute al Comune competente per territorio, per quanto riguarda le strade, e in concessione d’uso al soggetto gestore per quanto riguarda le reti idriche.
Modifiche anche alla disciplina relativa all’assegnazione dei terreni e dei rustici di pertinenza dell’Irsap: nel caso di vendita di terreni e di rustici, si prevede per l’impresa acquirente il divieto di alienazione del bene acquisito, nonché di cambio di destinazione d’uso, per un periodo di tempo limitato a 3 anni contro i 5 previsti dalla vecchia normativa. La riforma introduce anche una nuova disciplina che regola le attività immobiliari all’interno delle aree dell’Irsap.
La riforma interviene anche nella disciplina della liquidazione dei Consorzi Asi. La nuova norma assegna infatti all’Irsap un ruolo di supporto tecnico, utile per la valutazione economica degli immobili, sulla base di parametri oggettivi fissati dal Cda, riconducendo tutta l’attività dì controllo all’assessorato regionale all’Economia. E ancora prevede la possibilità per il commissario liquidatore di richiedere, a Irfis FinSicilia Spa o ad altri istituti di credito, finanziamenti per far fronte alle spese di gestione, tutela e conservazione del patrimonio e per operazioni finalizzate alla liquidazione dei Consorzi. I commissari liquidatori possono destinare una quota non superiore al 20 per cento dei beni immobili da alienare sotto forma di misure di aiuto a favore di microimprese, imprese giovanili, start up, imprenditoria femminile, imprese vittime di usura ed estorsione.
Il 20 per cento dei proventi eventualmente residuati al termine delle operazioni di di liquidazione, confluiscono nel patrimonio dell’Istituto. Il restante 80 per cento è attribuito, nel rispetto della normativa vigente in materia di aiuti di Stato, alle imprese dell’area industriale dì competenza secondo un piano di riparto approvato dalla Giunta regionale su proposta dell’assessore per le Attività produttive. I beni, mobili e immobili, eventualmente residuati, una volta ultimate le operazioni di liquidazione, confluiscono nel patrimonio dell’Istituto. I Commissari liquidatori, al termine delle operazioni di chiusura delle operazioni di liquidazione, con motivata determina e su richiesta dell’Irsap, possono trasferire in comodato d’uso allo stesso Istituto i centri direzionali, o parti di essi, da destinare a iniziative imprenditoriali per la creazione di hub dell’innovazione digitale, incubatori di imprese e similari.
Novità anche per quanto riguarda la disciplina per l’ampliamento, fino a un massimo del 10 per cento, delle aree di sviluppo industriale mediante l’inclusione di territori confinanti, prevedendo un procedimento amministrativo che contempla il coinvolgimento dei Comuni.
Viene introdotta, infine, maggiore flessibilità per le aree artigiane che potranno, entro certi limiti, ospitare l’insediamento di piccole e medie imprese e viene abrogato il limite massimo del 10 per cento, della superficie complessiva di ciascuna area di sviluppo industriale, da destinare a usi commerciali.