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Il progetto fotografico, giornalistico e documentaristico di Francesco Bellina, dal titolo ‘Gli ultimi pescatori‘, è tra i vincitori dell’Ambito 1 della decima edizione dell’Italian Council, dedicato alla committenza di nuove opere.
Gli Ultimi Pescatori, nuovo progetto per un’installazione multimediale di grande formato di Bellina, indaga la decadenza della pesca artigianale e delle comunità portuali attraverso le storie umane che rivelano la scarsità economica locale della globalizzazione, lo sfruttamento e la connessione tra tre luoghi apparentemente remoti: Sicilia, Tunisia e Ghana. Il fotografo offre così una visione inedita del patrimonio italiano/mediterraneo e
della sua attuale collocazione all’interno delle reti globali.
Negli ultimi due decenni, il lavoro dei pescatori di tutto il mondo è diventato sempre più difficile e precario. Lavorando per molte ore e in orari poco gratificanti, spesso in condizioni pericolose, portano a riva sempre meno pescato. L’influenza del riscaldamento globale sui delicati ecosistemi unita alle pratiche di pesca industriale su larga scala hanno svuotato gli oceani, impoverendo sia i pescatori che l’ambiente. Mentre questi sono fenomeni globali, le loro conseguenze sono altamente localizzate e possono essere osservate in varie città portuali in Europa, Africa e oltre.
Intrecciando le singole storie di pescatori a una mappa transnazionale, espone itinerari commerciali e i sistemi che governano il mare. Come nel suo precedente lavoro Oriri, che documentava la tratta delle schiave del sesso nigeriane, Francesco Bellina ricerca nuovamente le ragioni e le rotte meno esposte della migrazione.
Un lungometraggio sarà realizzato in collaborazione con l’autore e regista Stefano Liberti per raccontare
le vite di coloro le cui esistenze sono alterate e gli ambienti cancellati da interessi lontani.
“Per me è un grande privilegio poter lavorare nella mia città di nascita con una prospettiva che va verso altre Sud, Tunisi e Accra – dice Bellina –, ripercorrendo le stesse rotte che secoli fa un univano Trapani e la Sicilia al continente africano. Questa volta a essere oggetto di indagine del mio lavoro saranno le maestranze dei piccoli pescatori, spesso tenuti fuori e ignorati dal grande mercato globale e dalla comunicazione di massa. Ringrazio lo Studio Rizoma, European Alternatives, la ciratrice Izabela Anne Moren, il giornalista Stefano Liberti e l’Ecomuseo del Mare Memoria Viva“.